Materie prime: i paesi africani alzano la testa

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«Non vogliamo i vostri aiuti internazionali. Voi dovete però pagare le nostre materie prime». Alcuni paesi africani sembrano alzare la testa di fronte allo strapotere delle multinazionali dell’energia, delle materie prime minerarie e dell’acqua, e alle lusinghe delle valigette colme di dollari. La strada della corruzione è quella più veloce e praticata da sempre. Che porta ricchezze illecite ai governanti. Ma depredano interi popoli del loro futuro.

A febbraio, in Gabon, la polizia è entrata negli uffici locali di Veolia, colosso francese di energia e acqua, mostrando un decreto del governo che disponeva il sequestro di tutti gli asset della società. L’accusa: il non rispetto delle normative ambientali. Veolia ha avuto una reazione decisa, sostenendo che l’esproprio era illegittimo, che colpiva una azienda che sta investendo da anni nel paese.

Qualche giorno dopo, il presidente di Gibuti ha annunciato che il governo ritirava la concessione a Dp World, l’operatore portuale di Dubai che gestisce i traffici della logistica nel mega terminal di Doraleh. Per anni è stata accusata di pagare tariffe risibili. Anche lì la risposta della società straniera è stata fortemente critica, con minacce di ricorsi per danni al governo di Gibuti.

Ma la storia più nota riguarda la Rd Congo, il maggiore produttore mondiale di cobalto, minerale chiave nella produzione di batterie elettriche necessarie per smartphone e auto elettriche. I suoi prezzi nell’ultimo anno sono raddoppiati. Le società minerarie fanno a gara per aggiudicarsi i nuovi campi estrattivi. Ma nella filiera produttiva ci sono falle: migliaia di persone sono sfruttate in improvvisate miniere che inquinano le falde acquifere.

Nei villaggi accanto alle miniere hanno accertato la diffusione di neoplasie, finora sconosciute in quell’area, e l’aumento esponenziale delle malformazioni sui neonati. Secondo Amnesty international almeno un quinto del cobalto prodotto dalla Rd Congo viene da canali non ufficiali. Il paese ha appena approvato una nuova legge mineraria che aumenta le royalties pagate dalle major minerarie dal 2% al 10%. Non un gran che. Eppure le grandi corporation come Glencore, China Molybdenum, Cdm, Rangold e Ivanhoe hanno alzato la voce contro la nuova legge mineraria. Ma il vento potrebbe essere cambiato.

Riccardo Barlaam da Nigrizia.it

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