Italia: poliziotti sotto accusa a Napoli e Genova

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Trentuno poliziotti rinviati a giudizio è stata la decisione del giudice per l'udienza preliminare di Napoli, nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte violenze compiute dalle forze dell'ordine nella caserma "Raniero", in occasione della manifestazione contro il Global Forum che si tenne nel capoluogo campano il 17 marzo del 2001. "La giustizia sta lentamente facendo il suo corso, ma non è più accettabile il silenzio dei massimi vertici della polizia e dello Stato" ha commentato il Comitato Verità e Giustizia per Genova che denuncia come il silenzio e l'inerzia valgono come un'implicita legittimazione di quegli atti. Per questo rilancia un appello alle forze politiche e Parlamento affinchè venga aperta la commissione parlamentare sui fatti di Napoli e Genova richiesta da migliaia di cittadini che hanno firmato la petizione promossa con il Comitato Piazza Carlo Giuliani e l'Arci.

Intanto sulle violenze dei 29 poliziotti nella scuola Diaz è stata richiesta stamani la citazione per danni al Ministero dell'Interno da parte dai difensori di alcuni dei 93 manifestanti che si sono costituiti parti civili nell'udienza preliminare davanti al gup Daniela Faraggi. Solo dopo tre anni si inizia a scoprire quello accadde quella notte: i pestaggi ingiustificati, le false accuse di detenzione di armi, le ricostruzioni fasulle date a caldo dalle forze dell'ordine. Secondo il Comitato Verità e Giustizia per Genova "alla Diaz furono calpestati i diritti dell'intera cittadinanza e per questo nei processi non è messa in discussione solo la sorte giudiziaria di alcuni funzionari dello Stato, ma l'affermazione della sovranità della costituzione, della preminenza dei diritti umani e civili, come in tutte le democrazie che si rispettino".

A Genova si è tenuta il 14 luglio l'ultima udienza del processo contro 25 persone accusate di devastazione e saccheggio. Secondo il sito Indymedia questa fase del processo è da considerare la più spettacolare visto che "da un lato la Procura di Genova ha prodotto un dvd per suggerire il contesto che prova il reato di devastazione e saccheggio e dall'altro la discussione sull'ammissibilita' o meno dei reperti video nel processo". Secondo una memoria redatta da alcuni attivisti insieme agli avvocati, risultano numerose anomalie tecniche nei video che ne evidenziano le incongruenze che però non sono riconosciute dalla Procura di Genova. Indymedia da oltre un mese ha rinnovato l'impegno nella campagna di supporto al Genova Legal Team che sta seguendo i processi sulle violenze di Genova e curando un archivio audiovisivo e cartaceo che fino ad ottobre verrà rivisitato per renderlo uno strumento utilizzabile a pieno per il lavoro legale e metterlo a disposizione della memoria storica collettiva.

Il Comitato Verità e Giustizia per Genova ha espresso forte preoccupazione anche riguardo all'ordinanza di rinvio a giudizio del tribunale di Cosenza contro i 13 attivisti della rete Sud Ribelle inquisiti dal P.M. Fiordalisi della Procura di Cosenza per aver "sovvertito l'ordine politico mondiale". "Siamo allarmati, perché il processo che inizierà il 2 dicembre ci sembra un processo alle idee, alla libertà d'espressione del dissenso". Ai 13 imputati non è contestato nessun fatto concreto ma solo reati abnormi quali istigazione a disobbedire, propaganda sovversiva, associazione per delinquere, associazione sovversiva, cospirazione politica mediante associazione, attentato contro gli organi costituzionali. Secondo il Comitato questo processo non può e non deve riguardare solo i tredici imputati, ma deve impegnare quanti sono convinti che i diritti civili e le libertà democratiche si difendono giorno per giorno, dentro e fuori dei tribunali. [AT]

Altre fonti: Comitato Verità e Giustizia per Genova, Italy Indymedia, Mega Chip

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