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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne: in Italia una su tre ne è vittima
Giustizia e criminalità
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"E’ necessario eliminare le discriminazioni e porre fine alle violenze contro le donne". E' il pressante invito del Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon nel suo messaggio per la 'Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne' che si celebra oggi 25 novembre. Istituita il 17 dicembre 1999 dall'Assemblea Generale dell'Onu, la giornata ricorre il 25 novembre in seguito al brutale assassinio nel 1960 delle tre tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana, su ordine di Rafael Leónidas Trujillo.
Nel suo messaggio Ban Ki-moon evidenzia che "da quando l'Assemblea Generale ha indicato il 25 novembre come 'Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne', l’impegno della comunità internazionale si è allargato. Tuttavia, molto lavoro ci aspetta. In ogni paese, le donne e le bambine continuano ad essere ancora afflitte da violenze e sofferenze enormi". Secondo Ban Ki-Moon l’obiettivo da raggiungere è chiaro. Si tratta di "porre fine a questi crimini ingiustificabili: l'uso dello stupro come arma di guerra, la violenza domestica, il traffico del sesso, i cosiddetti crimini "d'onore" o le mutilazioni genitali femminili".
Ricordando la campagna "UNiTE to End Violence against Women", lanciata lo scorso anno dallo stesso Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon chiede agli stati di "mettere in atto il piano di azione delle Nazioni Unite che prevede entro il 2015, leggi più incisive, interventi settoriali e misure di prevenzione con uno sforzo sistematico per affrontare le atroci violenze nei confronti delle donne che vengono perpetrate in tutto il pianeta". A questo scopo le Nazioni Unite hanno istituito un network internazionale per rafforzare gli interventi in atto.
Per approfondire: Le Guide di Unimondo: Voce "Donna"
In occasione della Giornata, Amnesty International mette in luce quest'anno il legame tra povertà e violenza, "per spezzare questo circolo vizioso in cui moltissime donne nel mondo sono costrette a vivere"."Le loro vite sono segnate dalla violenza sessuale, dallo scarso accesso a un'istruzione adeguata e dalla mancata protezione dai rischi collegati alla gravidanza e al parto. La povertà, per queste donne, non è solo mancanza di reddito ma anche impossibilità di vivere una vita dignitosa, di partecipare ai processi decisionali e di fare sentire la loro voce". L'organizzazione per i diritti umani ha lanciato a livello mondiale tre appelli per chiedere la fine dell'impunità e della violenza sulle donne, in situazioni in cui il perpetrarsi degli abusi è alimentato dall'indigenza e dall'insicurezza.
Il problema della violenza sulle donne non riguarda però solo i paesi del Sud del mondo. Secondo i dati dell'Istat (testo sintetico: in .pdf; Rapporto integrale: in .pdf) ) - che risalgono però al 2006 in quanto non sono state effettuate rilevazioni più recenti al riguardo - in Italia una donna su tre nella sua vita è stata vittima della violenza di un uomo. Secondo i dati dell'Istat, sono infatti 6,743 milioni le donne che nel corso della propria vita hanno subito violenza fisica o sessuale; 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (quasi una su quattro) e quasi 4 milioni violenze fisiche (quasi una su cinque). Si tratta di violenze domestiche soprattutto a danno di mogli e fidanzate: 8 donne su 10 donne sono state malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni in casa. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro.
"I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate - segnala la ricerca dell'Istat. I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze". Le violenze domestiche sono in maggioranza gravi: una donna su cinque ha dichiarato di aver avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita. "Ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5% delle donne lo ha considerato un reato" - riporta l'Istat.
Il 28 novembre a Roma si terrà una Manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne. Una manifestazione, spiega il sito www.torniamoinpiazza.it, "contro la violenza maschile sulle donne, per la libertà di scelta sessuale e di identità di genere, per la civiltà della relazione tra i sessi, per una informazione libera e non sessista, contro lo sfruttamento del corpo delle donne a fini politici ed economici. Per una responsabilità condivisa di uomini e donne verso bambine/i, anziane/i e malate/i, nel privato come nel pubblico. Contro ogni forma di discriminazione e razzismo, per una scuola che educhi alla convivenza civile tra i sessi e le culture diverse".
In Italia solo dal 2005 diversi Centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a far sentire con una certa forza la loro voce. Circa 100mila donne nel 2007 hanno manifestato a Roma "Contro la violenza sulle donne": è stata la prima manifestazione senza alcun patrrocinio politico sul tema che ha avuto un grande impatto mediatico. Uno degli slogan diceva: "Lo stupratore non bussa, ha le chiavi di casa". [GB]