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Genova: 'mai più come al G8' e il corso dei processi
Giustizia e criminalità
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Quattro anni fa per le strade di Genova si consumava un grave attentato alla libertà di espressione. Centinaia di manifestanti venivano percossi dalla polizia, decine di loro arrestati e torturati e Carlo Giuliani, un giovane ragazzo moriva. I processi sono in corso e vedono imputati fra gli altri 75 esponenti delle forze dell'ordine, ma la commissione d'inchiesta indipendente chiesta da più parti, fra cui Amnesty International, non è mai stata istituita.
Lo scorso 30 giugno il Comitato Verità e Giustizia e l'Arci ha consegnato al presidente del Senato Marcello Pera le oltre diecimila firme raccolte per la petizione "Mai più come al G8". La petizione sollecita la discussione di alcuni progetti di legge - chiedono una commissione parlamentare d'inchiesta su Napoli e Genova 2001, l'obbligo di codici di riconoscimento sulle divise degli agenti, la messa al bando dei gas nocivi, la formazione alla nonviolenza per le forze dell'ordine, una legge sulla tortura - presentati alle Camere da parlamentari di tutti i gruppi di opposizione. Una nucleo di norme base per affrontare sul piano politico le questioni poste dai fatti di Genova. In questi mesi, in vista della scadenza elettorale, il Comitato Verità e Giustizia si attiverà affinchè questi punti entrino nell'agenda politica dell'Unione.
All'udienza del 5 luglio scorso sui fatti della scuola Diaz, il giudice ha accolto le costituzioni come parte civile presentate da Genoa social forum (nella persona del portavoce Vittorio Agnoletto), Federazione nazionale della stampa (il sindacato unitario dei giornalisti), Cobas e Radio Gap. E' un risultato molto importante, perché sancisce il rilievo sociale e politico del processo, che non riguarda solo le 93 vittime degli abusi commessi nella scuola ma investe i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione. L'ammissione del sindacato dei giornalisti, in particolare, ha un significato di grande rilevanza: come ha sottolineato lo stesso segeretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, è la prima volta che un tribunale riconosce al sindacato la titolarità della difesa degli interessi collettivi dei giornalisti e quindi della libertà di stampa. La presenza al processo di Gsf, Fnsi e degli altri soggetti mette in evidenza, per contrasto, il peso dell'assenza del Comune di Genova, che si è rimangiato le affermazioni fatte un anno fa e ha rinunciato a chiedere la costituzione come parte civile.
Al lungo elenco degli imputati per i fatti di Genova promossi nonostante i processi in corso contro di loro, si sono aggiunti recentemente il dottor Vincenzo Canterini (rinviato a giudizio per i fatti della Diaz) e il dottor Alessandro Perugini (Bolzaneto e pestaggio di un ragazzo minorenne). Stavolta le promozioni dei due funzionari non sono passate inosservate e 46 senatori delle opposizioni di centro-sinistra hanno rivolto un'interpellanza urgente al ministro per protestare contro questa decisione. La notizia dell'interpellanza è stato riportata con rilievo da vari giornali, finendo in prima pagina sul Corriere della Sera. Il ministro non ha ancora risposto ma dal Senato è venuto comunque un segnale importante, anche se la "denuncia" meriterebbe di essere ripetuta citando le altre promozioni avvenute nei quattro anni che ci separano dai fatti di Genova.
E siccome le promozioni non finiscono mai, anche la carriera di Francesco Gratteri, l'imputato di grado più alto fra i 29 sotto processo per i fatti della Diaz, è in continua evoluzione: il consiglio dei ministri del 15 luglio ha deciso che il dirigente dell'Antiterrorismo diventerà questore di Bari, un ruolo importante e anche più visibile del precedente. Un altro degli imputati per i fatti della Diaz, Giovanni Luperi, è stato nominato consigliere ministeriale come dirigente generale di pubblica sicurezza. Amnesty International, quando cominciarono i processi Diaz e Bolzaneto, indicò la necessità di sospendere dai loro incarichi gli imputati in attesa del giudizio, per tutelare la credibilità delle forze di polizia e per prevenire il ripetersi di abusi simili a quelli contestati. La pagina nera delle forze di polizia italiane, cominciata a Genova, sta diventando nerissima. [AT]
Altre fonti: Comitato Verità e Giustizia