Darfur: Corte Penale accusa di crimini due leader sudanesi

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Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi-Icc) Luis Moreno-Ocampo ha invitato i giudici ad emettere un mandato di comparizione contro l'ex ministro dell'Interno e attuale ministro degli Affari umanitari sudanese Ahmed Haroun e del capo della milizia Ali Muhammad Ali Abd-al Rahaman, per i quali "sono state raccolte prove sufficienti⅀a dimostrazione delle loro responsabilità criminali in relazione ai 51 capi d'accusa di presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra" commessi in Darfur, la regione occidentale sudanese teatro di un conflitto interno dal febbraio 2003. Harun e Abd-al Rahaman (conosciuto anche come Ali Kushayb) sono accusati, tra l'altro, di omicidio, distruzione di proprietà, saccheggio, trasferimento forzato di popolazione, stupro, privazione della libertà, tortura, oltraggio alla dignità personale e ulteriori atti inumani.

Ma il Ministro della Giustizia sudanese ha dichiarato che la Corte non ha giurisdizione per processare cittadini sudanesi ed ha accusato il Procuratore della Corte Penale di aver usato "prove false". Il ministro ha aggiunto che uno dei due - Ali Muhammad ali Abd al-Rahman - è in carcere nella capitale Khartoum dal novembre scorso ed è sottoposto a indagini. Secondo il guardasigilli sudanese, tutte le prove citate dal procuratore della Cpi-Icc Luis Moreno-Ocampo "sono false perché date da persone che usano le armi contro lo Stato, contro i civili e uccidono innocenti in Darfur" - riporta l'agenzia Misna. Il ministro della giustizia sudanese ha anche negato che Kushayb sia legato alle milizie janjaweed, che secondo l'Onu e gli osservatori dell'Unione Africana, sono i principali responsabili delle violazioni dei diritti umani in Darfur.

L'inchiesta del procuratore Ocampo è cominciata nel giugno del 2006. Secondo il procuratore ci sono stati casi di persecuzioni, torture, violenze e morte, sufficienti per giustificare l'accusa di crimini di guerra e contro l'umanità. In Darfur, secondo l'Onu, sono state uccise 200.000 persone e si contano 2,5 milioni di sfollati ma il presidente sudanese Omar al-Bashir due giorni fa ha accusato i media occidentali di "esagerazioni" nel bilancio della guerra, ammettendo "solo" 9.000 morti.

Amnesty International ha sollecitato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu a chiedere al governo del Sudan non solo di arrestare e consegnare all'Icc i due indiziati, se non si presentassero volontariamente, ma anche di introdurre e applicare le leggi necessarie per portare di fronte alla giustizia tutti i responsabili di crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi nel Darfur. Il mandato di comparizione per Ahmed Harun è, secondo Amnesty International, particolarmente significativo perché si tratta del primo caso in cui l'Icc cerca di avviare un processo nei confronti di un ex esponente di governo e anche perché conferma i legami tra il governo sudanese e le milizie Janjaweed, nonostante le smentite di Khartoum.

L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) saluta questo passo verso la fine dell'impunità ma lamenta al contempo il fatto che tra gli indagati non compaia il capo dei servizi segreti sudanesi Salah Abdallah "Gosh". "Gosh può infatti essere considerato il pianificatore strategico della campagna di annientamento della popolazione africana del Sudan" - riporta un comunicato dell'APM. L'associazione sospetta che Gosh possa godere della protezione di alti livelli governativi statunitensi e inglesi che considerano Gosh un alleato nella lotta internazionale al terrorismo. "La vicenda dimostra ancora una volta l'ipocrisia dei governi occidentali per i quali la presunta lotta al terrorismo è evidentemente prioritaria rispetto alla fine del genocidio in Darfur. Se veramente si vuole porre fine all'impunità dei criminali di guerra del Sudan, bisogna processare anche tutti gli ideatori del genocidio" - commenta APM.

I giudici della Cpi decideranno nelle prossime ore se avviare procedimenti contro le persone nominate ed emettere eventuali mandati d'arresto internazionali. La Cpi, primo tribunale penale internazionale permanente, ha giurisdizione su gravi violazioni del diritto umanitario internazionale (genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità) laddove la magistratura locale non può o non vuole agire. La Corte è contestata non solo dal Sudan ma anche dagli Stati Uniti - che da tempo accusano il Sudan di "genocidio" in Darfur: gli Usa hanno già firmato oltre 100 accordi bilaterali con altrettanti governi - soprattutto dei paesi più poveri - chiedendo l'esenzione dalla Corte per i cittadini americani minacciando ritorsioni e promettendo in cambio di aiuti finanziari o militari. [GB]

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