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Da Monterrey a Bombay, no all'occupazione in Iraq
Giustizia e criminalità
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Dal 18 al 21 gennaio a Bombay sono previste vari iniziative del movimento contro la guerra mondiale che ha sottoscritto un appello che porterà alla più grande l'assemblea pacifista dall'inizio dell'invasione dell'Iraq nata dall'ampio cartello che si riconosce nel Jakarta Peace Consensus, incontro internazionale seguito alla storica manifestazione del 15 febbraio. L'occasione servirà per progettare una strategia dei movimenti sia sui programmi che sulle priorità. Tra le scadenze in programma il 20 marzo, giornata mondiale contro la guerra promossa dalla società civile americana e che in Italia ha trovato da subito l'adesione delle realtà che si riconoscono nel Gruppo di continuità del Forum Sociale Europeo, della Rete di Lilliput, della Tavola della Pace e della Cgil che stanno formando un comitato promotore italiano.
Per il prossimo 24 gennaio a Genova è prevista una manifestazione per chiedere al Parlamento il ritiro del contingente italiano dall'Iraq anche dopo la proroga della missione in Iraq per decreto del Governo, considerata dal cartello di organizzazioni promotrici "del tutto incostituzionale". Un'altra convocazione giunge per il 12-13 gennaio a Monterrey in Messico, in occasione del Summit of America, per l'incontro del "Tribunale mondiale sui crimini di guerra in Iraq", una iniziativa internazionale che si concluderà con una sessione finale ad istanbul il prossimo 20 marzo 2005 e che raggrupperà gli esiti delle sessioni in vari paesi del mondo. Attualmente esiste un coordinamento internazionale e sul tema si terrà un seminario al World Social Forum in India. Intanto i movimenti della società civile si stanno organizzando> per la manifestazione mondiale del 20 marzo, data dell'inizio della guerra all'Iraq.
E a Baghadad è stato presentato il rapporto dell'Occupation Watch che denuncia le violazioni in corso in Iraq: sparatorie indiscriminate, perquisizioni, incidenti tra veicoli militari e civili, morti e feriti causati dalle bombe a grappolo. "Le forze di occupazione avrebbero il dovere di proteggere e garantire la sicurezza della popolazione civile tutta, mentre finiscono sistematicamente per umiliare e sottoporre a continue violenze gli iracheni" ha commentato Paola Gasparoli di Un ponte per. L'attenzione è stata posta in particolar modo sull'inutile istituzione degli uffici del "Civilian Military Operation Center" (CMOC), gli appositi uffici legali previsti dal sistema statunitense, dove gli iracheni che hanno subito un danno da parte dei soldati americani possono presentare la documentazione relativa e chiedere un risarcimento.
Altre fonti: United for Peace, Wsf India