Caritas: basta catastrofismo sui migranti, urge un pacchetto integrazione

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"Se non troveremo un altro modo di parlare dell’immigrazione diverso dai discorsi sugli sbarchi e sull’irregolarità resteremo incapaci di gestire responsabilmente l’Italia che si va costruendo nella quale già adesso 1 ogni 14 abitanti è un cittadino straniero regolarmente soggiornante". Lo ha affermato Franco Pittau, responsabile del "Dossier Statistico Immigrazione 2009" di Caritas/Migrantes', presentandone ieri a Roma la XIX edizione dal titolo "Immigrazione: conoscenza e solidarietà" (sintesi in .pdf) . "Gli sbarchi, che ci ostiniamo a utilizzare come un bollino nero da apporre sul fenomeno migratorio, coinvolgono un numero di persone pari nemmeno all’1% delle presenze regolari, senza contare poi che oltre la metà delle persone sbarcate sono richiedenti asilo, quindi persone meritevoli di protezione secondo le convenzioni internazionali e la Costituzione italiana" - ha aggiunto Pittau.

"L’immigrazione, che continua ad aumentare a ritmi serrati con 300/400 mila unità l’anno, mostra di essere connaturale alla crescita del nostro Paese. La vera emergenza, stando alle statistiche, è il catastrofismo migratorio, l’incapacità di prendere atto del ruolo assunto dall’immigrazione nello sviluppo del nostro Paese" - ha sottolineato Pittau.

"Il Dossier - ha aggiunto - non afferma che l’immigrazione non presenti aspetti problematici ma, attraverso i numeri, ci orienta verso una sua visione realistica e più positiva. Ciò comporta da parte di ciascuno di noi una messa a punto dell’atteggiamento personale, liberandolo dai pregiudizi, e da parte dei politici una maggiore apertura in materia di cittadinanza e di partecipazione, come anche la messa a disposizione di maggiori risorse. Infatti, la vera emergenza in Italia migratoria è la mancanza di un consistente "pacchetto integrazione" che prepari allo scenario di metà secolo, quando saremo chiamati a convivere con 12 milioni di immigrati, la cui presenza sarà necessaria per il funzionamento del Paese" - ha concluso Pittau.

E proprio sulla necessità di un "pacchetto integrazione" ha insistito monsignor Bruno Schettino, presidente della 'Commissione episcopale Migrazioni e Migrantes'. "Da più di un anno sentiamo parlare del "pacchetto sicurezza" che, con la sua insistenza, ha rafforzato il malinteso che sia fondato equiparare gli immigrati ai delinquenti. Poco, invece, si è sentito parlare del "pacchetto integrazione", di un’impostazione più equilibrata che non trascura gli aspetti relativi alla sicurezza ma li contempera con la necessità di considerare gli immigrati come nuovi cittadini portandoli a e essere soggetti attivi e partecipi nella società che li ha accolti". "La vera sicurezza nasce dall’integrazione" - ha affermato mons. Schettino.

"Molto opportunamente il Dossier di quest’anno, ridimensionando l’allarme criminalità, sottolinea che il cliché dell’immigrato-delinquente non trova riscontro nei dati statistici e che inizia a vacillare anche il cliché "italiani brava gente" a seguito dei ricorrenti atti di razzismo e intolleranza nei confronti degli immigrati" - ha aggiunto il prelato. "Con serenità, possiamo affermare che bisogna cambiare e favorire condizioni di vita più serene per noi stessi e per gli immigrati. A questo fine dobbiamo impegnarci per raggiungere una maggiore funzionalità della pubblica amministrazione negli adempimenti che regolano la vita degli immigrati. Dobbiamo favorire un loro inserimento nella società, che certamente comporta da parte degli immigrati l’osservanza dei doveri di cittadini ma anche, da parte nostra, una loro maggiore accettazione a tutti i livelli: di inserimento lavorativo (come si è fatto con l’ultima regolarizzazione), di cittadinanza (come è stato fatto con una recente proposta di legge), religioso (evitando che Dio venga invocato per contrapporci gli uni gli altri), politico (con maggiori aperture a livello di voto amministrativo)".

Nel suo intervento, il presidente della Camera, Gianfranco Fini ha evidenziato che l'ignoranza e il pregiudizio sono i primi ostacoli da superare: "In Italia non c'è razzismo ma tanta xenofobia che è l'anticamera del razzismo. E xenofobia - ha aggiunto Fini - significa paura dello straniero. Intanto c'è molta ignoranza e su questo serve un impegno stringente delle istituzioni. In più non tutte le cosiddette agenzie educative, come la scuola, le istituzioni o i giornali, hanno rivolto ai giovani l'invito a riflettere. Per questo il primo impegno delle istituzioni è di contrastare il pregiudizio che è l'anticamera dell'ignoranza e della ripulsa".

Il presidente della Camera ha quindi chiesto "un confronto sull'immigrazione al di fuori della propaganda che si fa in tv" ed ha sottolineato la necessità di "equiparare lo straniero agli italiani, per diritti e doveri". "Non possiamo chiedere allo straniero solo adempimenti e doveri - ha precisato - Dobbiamo riconoscere i diritti agli immigrati, equipararli per i diritti e i doveri a chi nasce in Italia". "E tra questi diritti, - ha ribadito Fini, i diritti politici perchè se si vuole l'integrazione non si può negare il diritto della rappresentanza". A questo proposito ha sostenuto che dopo il pacchetto sicurezza "serve il pacchetto integrazione" perchè sicurezza e integrazione "sono due facce della medesima medaglia. Guardare ad una sola non da' la visione complessiva". Infine Fini ha ripetuto la proposta di riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia, ma anche ai minori che hanno frequentato un intero ciclo scolastico e che hanno quindi 10-11 anni: "Partiamo dalla cittadinanza come punto di arrivo per l'integrazione" - ha concluso Fini. [GB]

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