Balcani: gli ultranazionalisti vincono le elezioni in Serbia

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Nubi cupe sui cieli di Serbia. Dopo tre tornate elettorali che non hanno raggiunto il quorum dei votanti in grado di dare alla Serbia un presidente della repubblica, le votazioni di domenica scorsa hanno registrato un'ampia partecipazione popolare, ma hanno anche segnato un consistente successo dell'ultranazionalista Partito Radicale Serbo (SRS) guidato da Tomislav Nikolic che ha dedicato la vittoria a Vojislav Seselj, il leader del partito sotto processo presso la Corte Penale Internazionale dell'Aja per i crimini commessi in Croazia e Bosnia durante gli anni '90.

Ma, nonostante la vittoria del Partito Radicale Serbo (SRS) che ha ottenuto 82 dei 250 seggi del parlamento serbo, i partiti del blocco democratico dopo le elezioni parlamentari hanno la possibilità di formare il governo e di continuare le riforme interrotte un anno fa. Il blocco filo-democratico, che comprende quattro partiti - il conservatore Partito democratico della Serbia (DSS, che ha ottenuto 53 seggi sui 250 complessivi del parlamento), il partito principale del governo finora esistente, Partito democratico (DS, con 37 seggi), il riformista G17 Plus (34 seggi) e la coalizione monarchica del Movimento serbo per il rinnovamento (SPO) e Nuova Serbia (NS) che insieme hanno ottenuto 34 seggi - già il giorno dopo le elezioni si è confrontato con le richieste dell'Occidente di formare una coalizione e impedire l'ascesa al potere dell'ultranazionalista Partito radicale serbo (SRS).

Lo afferma Zeljko Cvijanovic che in un articolo per l'Osservatorio sui Balcani sottolinea come, nonostante Tomislav Nikolic abbia offerto la guida della coalizione a Voijslav Kostunica, leader del DSS, vi sono poche possibilità che si arrivi ad una coalizione Kostunica-Nikolic. Tale governo, infatti, si troverebbe sotto la forte pressione dell'Occidente e Kostunica come altri partner di governo rischierebbe che 700.000 suoi elettori alle prossime elezioni si possano dividere tra i radicali e i partiti del blocco democratico.

Benché fino a lunedì non sia giunta risposta dal Comitato direttivo del DSS, il leader del Movimento per il rinnovamento serbo (Spo) Vuk Draskovic in un'intervista all'Ansa ha sottolineato "l'urgenza di riunire i partiti democratici eletti nelle legislative di domenica per formare rapidamente un governo che risponda ai problemi del paese". Dopo la buona prova data dal suo partito nelle elezioni politiche Vuk Draskovic si trova ora nel ruolo di ago della bilancia ed è riapparso come protagonista della scena politica dopo tre anni di emarginazione dovuti alla sua scelta di non partecipare alla coalizione che nell'autunno del 2000 spodestò Milosevic. Rimane comunque la possibilità della formazione di un governo di unità nazionale, al quale parteciperebbero tutti i partiti in numero proporzionale ai deputati in parlamento. Il primo test per sapere se il governo sarà formato accadrà tra un mese, il termine previsto per la formazione del nuovo parlamento.

Nonostante la contrarieta dei politici albanesi, le elezioni serbe si sono tenute anche in Kossovo, "senza il permesso dell'UNMIK, ma nemmeno senza il suo impedimento". I 96mila serbi registrati per queste elezioni su tutto il territorio kossovaro hanno votato a favore del Partito Radicale che qui ha ottenuto la più alta percentuale di voti. La partecipazione dei serbi del Kossovo ha creato un precedente legale: alcuni candidati per le elezioni del parlamento della Serbia sono infatti anche deputati nel parlamento di Kossovo. [GB]

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