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Africa: complicità europee nel traffico di diamanti e uranio
Giustizia e criminalità
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Collegamenti internazionali ed europei nel traffico illecito di diamanti e uranio dall'Africa centrale. Nei giorni scorsi la Commissione del Kimberley Process ha tolto il Congo-Brazzaville dall'elenco dei Paesi esportatori di diamanti garantiti come "non provenienti da zone di guerra". Il team di esperti, guidato dall'ex-direttore del Kimberley Process in Sudafrica, Abbey Chicane, con esperti canadesi, israeliani, del World Diamond Council e della Ong canadese Partnership Africa-Canada (PAC) aveva visitato nel giugno scorso il Paese centrafricano per verificare se i preziosi esportati dal Congo provissero veramente dalle sue miniere.
"Il Congo riporta di aver prodotto lo scorso anno 5 milioni di carati di diamanti e di non aver avuto alcuna importazione. Seppur il paese abbia le caratteristiche geologiche delle zone diamantifere, non abbiamo visto alcun sito che dimostri che i diamanti sono qui estratti" - ha dichiarato a Ipsnews Dorothée Gizenga Ngolo, attivista del PAC che con la delegazione ha visitato per cinque giorni il paese centraficano. "Il Congo ha stipulato un accordo con una ditta israeliana per permettere di visitare le proprie miniere, ma nulla è stato ancora fatto al riguardo" - ha aggiunto.
Varie Ong internazionali e funzionari governativi della vicina Repubblica Democratica del Congo (RdC) avevano segnalato alle autorità del Kimberley Process che il Congo stava permettendo l'importazione di diamanti senza certificato di origine dalla Repubblica Centraficana, dal Gabon dal Camerun e dalla stessa Repubblica Democratica del Congo (RdC). Diamanti che poi sarebbero stati venduti a basso prezzo in Svizzera e negli Emirati Arabi Uniti (UAE) dove minori sono i controlli rispetto ad Anversa e a Tel Aviv. Secondo il World Diamond Council il Congo avrebbe "esportato diamanti ad un tasso 100 volte superiore alle stime di produzione".
E sempre nei giorni scorsi una drammatica denuncia è stata diffusa dall'agenzia di stampa Misna. "ll nostro governo non è in grado da solo di fermare il traffico criminale collegato all'uranio: abbiamo chiesto aiuto alla comunità internazionale, ma nessuna risposta" - ha dichiarato Eugène Diomi Ndongala, Ministro delle miniere della Repubblica Democratica del Congo (RdC) che ha spiegato come tra i gruppi "mafiosi" di trafficanti vi siano "cinesi, europei e altri circuiti internazionali".
"Sono consapevole della drammatica situazione dell'esportazione illegale di minerali dalle nostre miniere: queste materie prime possono contenere sostanze radioattive come l'uranio, utilizzabili per le bombe 'sporche'. Il nostro governo non è in grado da solo di fermare questo traffico criminale; per questo, abbiamo chiesto aiuto alla comunità internazionale, che però non ha risposto al nostro appello" - ha affermato il 43nne ministro delle miniere del governo di transizione della RdCongo. "Si tratta di un territorio molto esteso, servirebbero automezzi ed elicotteri per bloccare i traffici illeciti e chiudere la zona, ma il mio ministero non ha le risorse. Mi sono rivolto anche alla Banca mondiale e ad altri organismi internazionali: solo promesse, nessuna risposta concreta" - ha aggiunto Ndongala. Secondo il ministro questo traffico di minerali "gode della protezione di ambienti che si possono definire 'mafiosi'". "Ci sono gruppi che comprendono cinesi, europei e altri circuiti internazionali che approfittano di questa situazione per sfruttare all'estero i materiali, grazie anche all'appoggio di complici all'interno del Congo" - ha spiegato.
Presidente nazionale della Democrazia cristiana, un partito che non ha il passato 'bellico' di alcuni ex-gruppi armati che ora siedono nel governo di transizione del Congo varato un anno fa per porre fine al conflitto, dieci giorni fa il ministro Ndongala ha bloccato un convoglio di oltre 200 tonnellate di zinco che stavano per essere esportate senza le necessarie certificazioni. Secondo la stampa congolese lo zelo e l'impegno profuso da Ndongala - peraltro molto apprezzati dall'opinione pubblica interna - gli stavano per costare la poltrona ed egli avrebbe ricevuto anche "critiche dall'estero" - riporta la Misna. Ma nel rimpasto di governo varato due giorni fa dal presidente congolese Joseph Kabila, il ministero-chiave delle miniere e degli idrocarburi non gli è stato tolto.
Contattato dall'agenzia Misna dopo il crollo che nei giorni scorsi ha provocato la morte di almeno otto minatori illegali (nove secondo altre fonti) nella miniera di uranio di Shinkolobwe, nel Katanga (sud dell'ex-Zaire) il ministro ha detto di essere "preoccupatissimo per la grave situazione in questa miniera, che si sta continuamente deteriorando". "Da tempo ho denunciato le estrazioni illegali che avvengono del bacino di Shinkolobwe. Mesi fa il governo aveva dichiarato proibita questa attività, ma non abbiamo fisicamente i mezzi per effettuare alcun controllo". Ufficialmente il sito sarebbe chiuso da anni, ma sette mesi fa l'Agenzia internazionale per l'energia atomica dell'Onu, l'Aiea aveva chiesto di far luce sulle attività estrattive di questa miniera, dalla quale tra l'altro fu estratto l'uranio usato dagli americani per le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki nel 1945.
Sulla carta è vietata qualsiasi attività nelle miniere di Shinkolobwe, ma secondo diverse fonti vi lavorerebbero oltre 5/6000 minatori illegali. Nonostante sia stato duramente denunciato dall'Onu come una delle cause della guerra del 1998-2002, lo sfruttamento illegale delle risorse naturali dell'RdC (ex-Zaire) - un Paese che è un vero scrigno minerario con vastissimi giacimenti di oro, coltan, cobalto, rame, zinco, uranio, ma anche diamanti - non si è mai veramente interrotto. [GB]
Altre fonti: Warnews