Afghanistan: abusi sui detenuti e sulle donne

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''Il sistema di arresto e detenzione dell'esercito americano in Afghanistan ignora tutte le leggi'', scrive l'organizzazione Human Right Watch (Hrw) in un dettagliato Rapporto sugli abusi dell'esercito statunitense nella missione "Enduring Freedom" in Afghanistan. ''Gli Usa danno un terribile esempio di condizioni di detenzione'' - afferma Brad Adams responsabile dell'organizzazione per l'Asia : ''i civili sono detenuti al di fuori di ogni legalita', senza tribunali, senza senza assistenza legale, senza visite da parte della famiglia''.

Hrw ha condotto indagini ''sui metodi impiegati dai militari americani, in particolare su casi di arresti violenti nei confronti di civili, maltrattamenti o saccheggi durante i rastrellamenti condotti di concerto con le forze di sicurezza governative afghane''. ''Esistono prove inconfutabili che i militari americani hanno commesso atti di tortura e crudelta' sui prigionieri, e che sono responabili di trattamenti inumani e degradanti'', afferma ancora il rapporto.

Anche da Emergency giunge la pesante denuncia sulla condizione dei prigionieri nel carcere di Shebargan. Secondo Kate Rowlands, responsabile dei programmi in Afghanistan, "molti detenuti sono stati trasportati in containers, chiusi dentro per più di ventiquattr'ore. Ci sono feriti che ancora oggi hanno bisogno di interventi chirurgici che non possono essere praticati in carcere".

"Il governo Karzai, insediato dagli Stati Uniti e dalle altre forze di occupazione e la Forza Internazionale per la Sicurezza e l'Assistenza (ISAF) controllano di fatto la sola municipalità di Kabul. Il resto dell'Afghanistan è lacerato in feudi governati autoritariamente dai signori della guerra - jehadi, responsabili, nel travagliato interregno tra il ritiro delle truppe sovietiche e l'ascesa al potere dei talebani, di atroci crimini contro l'umanità, tra cui il massacro di 40.000 civili nella sola Kabul". Oltre a descrivere la difficile situazione politica - il Coordinamento Nazionale Italia-RAWA denuncia le continue restrizioni contro le donne grazie alla documentazione rispetto alla chiusura e l'incendio delle scuole femminili, riaperte subito dopo l'insediamento del governo provvisorio con grande clamore internazionale. Inoltre c'è da registrare la ricostituzione a Kabul del vecchio Ministero per la Repressione del Vizio e la Promozione della Virtù, sotto il nuovo nome di "insegnamento islamico".

Durante la recente adunanza della Loya Jirga, che ha elaborato la nuova Costituzione afghana, la voce della giovane donna Malalai Joya si è coraggiosamente levata a denunciare i crimini commessi dai signori della guerra, insediati alla presidenza delle Commissioni della Jirga stessa. Malalai Joya, assistente sociale di 25 anni, ora rischia che il Khad, i servizi segreti afghani, attendano che i riflettori internazionali si spengano su di lei per farla sparire insieme alla sua famiglia, che dal giorno dell'intervento alla Loya Jirga vive nelle minacce e nel terrore. Le donne di RAWA (Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane) e altre associazioni indipendenti hanno creato un sito a lei dedicato e un appello da spedire all'ufficio delle Nazioni Unite in Afghanistan. [AT]

Altri fonti: Coordinamento Nazionale Italia-RAWA, Peace Reporter

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