Vaccino sì, vaccino no, vaccino gnamme

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Immagine: Canva.com

Il discorso pubblico delle ultime settimane ruota intorno ad una sola questione: vaccino sì, o vaccino no? Vaccino gnamme - se famo du spaghi, canterebbe Elio. La buttiamo sul ridere, ma sembra che qualsiasi altro tema all’interno dell’agenda politica sia sparito; tanto da creare discussioni e fratture anche all’interno di gruppi di amici e famiglie. 

Ma quanto ne sappiamo, in generale, di vaccini e di medicina? Districarsi nella giungla di informazioni è complicato: di informazioni (vere o presunte tali) ormai siamo sommersi. Invece di esplorare l’argomento per capirne qualcosa, spesso ogni fazione cerca una conferma delle proprie idee. E le conferme si trovano sempre, in una direzione e nell’altra. 

Ci sta: da un lato le case farmaceutiche non piacciono a nessuno; dall’altro vorremmo dei dati certi, sicuri, che ci togliessero qualsiasi tipo di imbarazzo o tentennamento senza accollarci responsabilità alcuna.

Eppure l’unica cosa certa in questo momento è che di certezze non ce ne sono. 

La Sars, da cui viene il Covid, era studiata da tempo. I vaccini sono stati sperimentati a fondo per il tempo che si è avuto a disposizione. Ovviamente una percentuale di persone presenta effetti collaterali, come per ogni medicina. Altrettanto ovviamente, come accade con qualsiasi altro tipo di vaccino o trattamento medico, nel momento in cui lo si assume ci si prende la responsabilità di farlo.

Eppure, è davvero la prima volta che ci troviamo in una situazione così? Andando indietro nel tempo, cosa ci insegna la storia rispetto ai vaccini, che chiavi di lettura offre?

Magari stupirà, ma in Europa l’obbligo vaccinale nasce all’inizio dell’Ottocento per contrastare il vaiolo. Anche in questo caso l’opinione pubblica era fortemente polarizzata. Sappiamo com’è andata a finire per quanto riguarda la malattia: di vaiolo adesso non ne parla più nessuno, ed in Italia l’obbligo di vaccino è stato abolito nel 1981 perché ne era venuto meno il bisogno. Nel frattempo però, la vaccinazione coatta è stata imposta per difterite, poliomielite, tetano, ed epatite B e perdura tutt’oggi (maggiori informazioni sulla storia delle vaccinazioni a questo link). 

In che misura il vaccino contro il Covid dovrebbe essere diverso da questi esempi? Verrebbe da dire nessuna, anche se i timori – comprensibilmente – rimangono. 

Visto come l’epidemia ci ha colti alla sprovvista, ci mancano una serie di dati – come probabilmente mancavano all’epoca -soprattutto relativi alle conseguenze del vaccino nel lungo periodo. Al di là del singolo, uno snodo importante per l’umanità sono e saranno gli effetti di Covid e vaccini per quanto riguarda maternità, allattamento, fertilità. 

I vaccini, come la maggior parte delle medicine in generale, sono stati testati in prevalenza su gruppi di uomini. Non si tratta di discriminazione: all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, con l’intenzione di scongiurare il pericolo di test medici (torture) su cavie umane, si è deciso che questi si sarebbero eseguiti solo su uomini consenzienti. L’intento era proteggere la popolazione femminile, visto che sulle medicine di prova non si conoscevano i potenziali effetti per i feti. 

Ciò che era cavalleria presentava anche un vantaggio importante: le donne, con i loro cicli ormonali, creano maggiori variazioni nelle sperimentazioni (e quindi difficoltà) rispetto agli uomini. Inoltre all’epoca si pensava che il corpo delle donne e quello dell’uomo fossero sostanzialmente uguali, tranne che per gli organi riproduttivi. Quindi, se studiare l’una o l’altro era indifferente, perché non studiare quello più semplice e poi applicare le cure anche all’altro? (per approfondimenti a questo link una TED Talk illuminante).

La scienza è andata avanti così per qualche decennio fino a quando, all’incirca negli anni ’90, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha iniziato a parlare di medicina di genere.

Da lì si iniziano a studiare i due corpi separatamente. Il caso più evidente sono gli infarti, che presentano sintomi molto diversi tra uomini e donne. Ma le differenze sono numerose e si stanno ancora scoprendo: anche perché bisogna tener conto sia delle variabili relative alla biologia che quelle relative al diverso stile di vita che è influenzato dalla cultura in cui viviamo immersi. Il Ministero della Salute nel 2019 ha pubblicato il “Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere” dove, ai fini di questo articolo, la parte più utile riguarda la risposta del sistema immunitario in caso di infezione (come con il Covid): molto più rapida ed efficace nelle donne

Ma come si traduce questa risposta immunitaria nel caso del Covid? Secondo la pubblicazione “Medicina di genere e COVID-19”, pubblicata nel 2020, le donne presentano meno complicanze ed hanno una minore mortalità per il virus senza varianti con tassi decisamente alti: nella fascia di età sotto i 65 anni gli uomini muoiono il doppio. Nel caso dei vaccini, le donne hanno più probabilità di subire i contraccolpi degli effetti collaterali: avendo un sistema immunitario che funziona meglio, forse le dosi andrebbero ripensate (ma questo è vero per qualsiasi medicina).

E in caso di gravidanza e/o allattamento? Uno studio recentissimo diffuso dall’NHS (National Health Service, il sistema sanitario inglese) si concentra proprio su questo: la brutta notizia è che le donne incinte sono più a rischio di contrarre le varianti alpha e delta rispetto alle donne non in gravidanza; e se non vaccinate, rischiano seriamente il ricovero ospedaliero. Secondo i dati pubblicati, da maggio ad oggi il 98% delle donne incinte ospedalizzate per Covid in Gran Bretagna non era stato vaccinato. Il 33% di questo gruppo ha avuto bisogno di un supporto respiratorio (di cui più o meno la metà ha sviluppato una pneumonia o ha avuto bisogno della terapia intensiva). Nei casi di donne in gravidanza malate di Covid e guarite, sono aumentate sia la probabilità di parto prematuro che di parto cesareo (quest’ultimo raddoppiato). Anche nei casi di Covid leggero, con pochi sintomi, un neonato su cinque (il 20%) ha avuto bisogno di cure ospedaliere.

E per quanto riguarda il vaccino di per sé, ci sono pericoli? Gli studi condotti fino ad ora non evidenziano pericoli significativi per le madri ed i bambini né durante la gravidanza, né per quanto riguarda la fertilità. Sull’allattamento per il momento non ci sono studi.

È tutto un work in progress: viene da chiedersi cosa si scriverà sui libri di storia tra 20-30 anni. Intanto la storia la stiamo facendo noi, nostro malgrado, giorno dopo giorno. 

Novella Benedetti

Giornalista pubblicista; appassionata di lingue e linguistica; attualmente dottoranda in traduzione, genere, e studi culturali presso UVic-UCC. Lavora come consulente linguistica collaborando con varie realtà del pubblico e del privato (corsi classici, percorsi di coaching linguistico, valutazioni di livello) e nel tempo libero ha creato Yoga Hub Trento – una piattaforma che riunisce varie professionalità legate al benessere personale. È insegnante certificata di yoga.

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