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Semi di cambiamento
Codici di condotta
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Grafica a cura di Ayla Parisi
ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Correzione bozze a cura di Giorgia Nicolini. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay. Questa puntata è stata realizzata con il contributo della famiglia Cattani, in ricordo di Piergiorgio Cattani.
Questo mese parliamo di comunità a supporto dell’agricoltura, in particolare della CSA Cresco, una realtà con sede a Rossana in provincia di Cuneo in cui si porta avanti un’idea di agricoltura rispettosa delle persone e dell’ambiente. Qui i soci collaborano sia economicamente che con il lavoro in campo, sfide e successi vengono condivisi dalla comunità mentre ci si prende cura della terra e del territorio.
Per la comunità a sostegno dell’agricoltura Cresco ha partecipato Pietro Cigna, co-ideatore socio lavoratore del progetto.
Maggiori informazioni sul sito https://noisiamocresco.it/
BUON ASCOLTO! - https://www.spreaker.com/episode/semi-di-cambiamento--66861066
Alcune puntate fa abbiamo parlato delle food coop, una versione sociale dei supermercati, in cui i soci, che contribuiscono con una quota sia economica che di lavoro, hanno la possibilità di avere un luogo in cui acquistare i prodotti che rispondano ai loro valori.
Una volta scoperto questo metodo alternativo di distribuzione, sono andato alla ricerca di realtà simili ma che si occupassero di produzione
In questo modo mi sono imbattuto nelle CSA, una sigla che sta per Comunità a Supporto dell’Agricoltura, un modello di condivisione della produzione agricola nato negli anni ‘80 che da allora si è evoluto e diffuso in forme e maniere diverse.
Per comprendere meglio come funzionassero ho contattato Pietro Cigna, co-ideatore e socio lavoratore della CSA Cresco, una realtà con sede a Rossana in provincia di Cuneo.
PC: “Cresco è una comunità di supporto all'agricoltura, quindi è un progetto agricolo che mette al centro la coltivazione di ortaggi e piccoli frutti e parallelamente mette al centro una dimensione sociale.
A quali domande da risposta? Sicuramente alle domande dove posso trovare della verdura coltivata in modo rispettoso della terra e delle persone, dove posso trovare delle persone con cui condividere un progetto che ha come valori di fondo la cura della terra e delle persone e con una sensibilità condivisa per quanto riguarda valori come la solidarietà, la trasparenza, il reciproco supporto.
Risponde un po’ alla domanda che in parte sentiamo sempre più nel nostro tempo, ovvero come uscire dalla da una situazione che molto spesso ci porta a vivere in modo molto individualistico, nel nostro alloggio, nel nostro piccolo contesto, nel nostro lavoro. Molto spesso non ce ne rendiamo conto, proprio perché la società in cui viviamo tende a portarci a considerarci come singoli individui, non come parte di una società, di un contesto sociale in cui avere anche un ruolo attivo.
Noi abbiamo deciso di andare pian pianino, ma quando dico noi intendo un gruppo di persone, un gruppo di soci della CSA che hanno deciso di essere coinvolte maggiormente e di elaborare con noi un percorso che portasse il progetto a evolvere in una forma che rispecchiasse maggiormente la realtà. Realtà che è quella di un progetto che vuole essere il più possibile collettivo e che sta facendo un percorso per esserlo, quindi insieme con loro si è deciso di fare un passo alla volta in modo da coinvolgere le persone in un modo che fosse, come dire, comprensibile e sostenibile per tutti.”
In generale le CSA, anche se con alcune minime differenze, offrono questo tipo di servizio: al fronte del pagamento di una quota annuale, necessaria a coprire i costi relativi alla gestione agricola, si ottengono i prodotti coltivati a cadenze regolari: per Cresco in concreto questo significa una cassetta di verdure da 3 o 4 kg alla settimana, per circa 8 mesi.
Se ci limitiamo a questo potrebbe ricordarci uno dei tanti servizi in abbonamento basato su app, ma la differenza sta nella dimensione umana del progetto.
Come vuole fare intendere il loro nome, nelle CSA alla base di tutto c’è la comunità, ossia le persone che si uniscono a questo progetto e che ne condividono intenti e valori, e che a vario titolo supportano la produzione agricola.
Come per le food coop anche in questo caso vengono richieste alcune ore di lavoro, in base alle disponibilità individuali ma anche in base alle proprie potenzialità: non dev’essere sempre per forza lavoro in campagna ma tutto quello che può aiutare lo sviluppo del progetto è ben accetto
L'importanza di queste ore sta comunque nell’incontro e la condivisione, condizione alla base della conoscenza tra le persone e la formazione di una comunità.
Un’altra scelta interessante è stata quella di farlo in Valle Varaita, nella zona pedemontana della provincia di Cuneo, un’area non propriamente vocata all’agricoltura intensiva ma con una dimensione raccolta, ideale per provare a proporre un modello basato sulle relazioni umane.
PC: “Uno dei passaggi è stato anche quello, cioè prima di tutto acquisire consapevolezza di voler vivere qui, questa presa di consapevolezza è stata un po' la base. Quindi è stato: ok, vogliamo vivere qua, perché il fatto di stare qui ci permette di portare avanti dei discorsi sia a livello lavorativo, sia a livello di come ci immaginiamo che sia un tipo di società in cui ci piace vivere, fatto di relazioni sociali un pochettino più strette e un pochettino più solidali. Fare questo in un contesto già un po' più vuoto è un po' più semplice che farlo lì dove è già tutto un po' più saturo.
Perché le persone sono invitate a partecipare prima di tutto in campo? Ma semplicemente perché è il luogo in cui passiamo più tempo ed è il luogo in cui è più semplice conoscersi anche, perché sai, magari fai qualcosa insieme e intanto ti racconti, chiacchieri e vengono fuori delle cose.
Quello in genere è un po' il primo passo, ma detto questo in realtà l'idea è un po' quella che io metto a disposizione un po' di tempo per fare qualcosa che in qualche modo possa generare delle entrate per il progetto e quindi permettere a me e a tutti di mantenere il costo di accesso al cibo accessibile. Ognuno da un po’ la disponibilità che vuole: c'è chi dà una mano con l'amministrazione, c'è chi dà una mano con gli eventi e c'è chi dà una mano con la comunicazione, insomma ognuno fa quello che può. Di conseguenza poi anche noi che lavoriamo a tempo pieno principalmente sulla parte agricola, perché poi è quello il lavoro che facciamo principalmente io e Lorenzo, poi capiamo anche quante energie abbiamo da mettere sul resto.”
Anche se tutti i soci partecipano in qualche modo alle attività della CSA, la produzione agricola ha bisogno di un impegno continuo a tempo pieno che viene portato avanti dai soci lavoratori, in questo caso Pietro e Lorenzo.
Mentre mi racconta di Cresco Pietro pone molta attenzione al tema: parliamo del rispetto della terra, della biodiversità degli ortaggi coltivati e di come si ingegnano per trarre il massimo dai loro piccoli appezzamenti ma sempre rispettando la fertilità del suolo.
Parlando con lui mi sembra che la terra non venga concepita solo come mezzo ma proprio come un membro della comunità, da conoscere e di cui prendersi cura.
PC: “La produzione di cibo e la produzione di cibo fatta secondo i nostri valori, diventa uno strumento per fare comunità, diventa uno strumento affinché le persone possano costruire delle relazioni con altri e magari in alcuni casi che vanno al di là poi di quello che si fa all'interno dell'associazione.
Il modello di agricoltura e di distribuzione industriale [...] sta mettendo sempre più distanza tra le persone e il cibo che mangiamo e quindi questa distanza è problematica nel momento in cui non ci rendiamo più conto che siamo fortemente influenzati da quello che mangiamo e quello che mangiamo ha un impatto enorme sulla nostra salute e quindi ha un impatto enorme su poi tutta quella che è la nostra vita.
Quindi rimettere al centro come coltiviamo, imparando il più possibile a osservare i meccanismi naturali che avvengono intorno a noi, provando a ripeterli in orto con la consapevolezza che l'obiettivo è quello di produrre cibo per il maggior numero di persone possibile, però per il maggior numero di persone possibile mette già una condizione che è “ciò che è possibile”.
C'è un limite e quel limite è importante riconoscerlo, è importante anche provare a giocarci, cioè capire quanto realmente riusciamo a produrre sulla terra che abbiamo a disposizione, sui campi che abbiamo a disposizione, ma allo stesso tempo se il punto è fare comunità attraverso la produzione di cibo, per quanto riguarda noi l'obiettivo non è neanche quello di arrivare a 400 persone, perchè poi è difficile costruire delle relazioni.
Siamo minoranza, questa è la premessa, ma comunque c'è un sottofondo di realtà che ci credono e che provano a fare delle cose insieme non da poco. Questo è importante dirselo e ricordarselo perché altrimenti ogni scusa è buona per non fare niente o comunque per avere il timore di provare a fare qualcosa di diverso. Poi provare a fare qualcosa non è semplice, ma se si sa che qualcun altro ci sta provando allo stesso tempo e ci si dà e ci si prova a dare una mano vicenda allora cambia già.
Però appunto l'idea, in generale, non è tanto quella di ampliare le attività o espandersi per il “gusto di…”, quanto più cercare di rendere solido il progetto e di modo che accanto a una sostenibilità economica che ci permetta di poter di poter continuare nel tempo a esistere a continuare a fare quello che facciamo, ci permetta di poter continuare a seminare nelle persone che ne fanno parte e nel novero di persone che in qualche modo incontriamo tutti gli anni provare a continuare a seminare qualche piccolo seme di cambiamento con l'idea che insieme nel piccolo senza chissà quale velleità, qualcosa ciascuno di noi può farlo e se lo si fa insieme un pochettino la realtà si può cambiare.”
Con il suo forte attaccamento al territorio, alle persone e alla terra Cresco è un esempio di quello che le CSA possono essere e diventare.
In Italia hanno iniziato a diffondersi nel 2010 e si sono evolute e diversificate come è naturale per delle realtà che non rientrano in alcun recinto burocratico. Ognuna con le proprie peculiarità ma con ideali simili, tanto da arrivare a riunirsi in una rete, formando una comunità di comunità.
Realtà come Cresco cercano e propongono un modello sostenibile alternativo, e lo fanno provandolo sul campo, in questo caso letteralmente.
Nel secondo punto dell’agenda 2030 si parla anche di agricoltura sostenibile come modo per sconfiggere la fame del mondo: forse questa piccola CSA non risolverà crisi mondiali ma l’idea di prendersi cura della terra e delle persone durante la produzione agricola merita sicuramente di essere considerata ed espansa.
L’esperienza di Cresco dimostra che delle alternative sono possibili, d’altronde il cambiamento va coltivato.
Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.