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Putin e la bella sposa austriaca
Codici di condotta
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Che c’è di più bello di un ballo con la sposa al suo matrimonio? Lo deve aver pensato anche l’uomo forte del Cremlino, Vladimir Putin, ripreso dagli smartphone degli invitati alla cerimonia mentre in una calda domenica di agosto accenna alcuni passi di danza con la sposa, Karin Kneissl, la 53enne ministra degli Esteri austriaca convolata a nozze con l'imprenditore Wolfgang Meilinger. Un video che ha fatto il giro del mondo e ha sollevato non poche polemiche, in primis da parte dell’Ucraina che ha accusato il governo di Vienna di non essere affatto neutrale ma di aver preso una chiara posizione sulla vicenda che da anni avvelena le relazioni tra Europa e Russia. In questi mesi la politica estera dell’Austria risulta di particolare interesse dato che Vienna detiene fino a fine anno la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea ed è dunque incaricata di coordinare la Commissione di mediazione per giungere alla conclusione del conflitto congelato con i separatisti sostenuti dalla Russia nell’est dell’Ucraina. Anche l’eurodeputato austriaco Michel Reimon ha alzato la voce definendo “assolutamente inaccettabile”, quasi con toni da guerra fredda, la scelta della Kneissl di invitare “il più aggressivo avversario straniero dell’UE” al proprio matrimonio e giungendo perfino a chiedere le sue dimissioni.
Ma torniamo alle nozze della ministra Kneissl, alle quali era presente anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz e il vice cancelliere Heinz-Christian Strache. Non c’è dubbio che l’invito al presidente russo Putin evidenzi una particolare vicinanza tra Mosca e Vienna, pur se derubricata dal portavoce del Ministero degli Esteri austriaco Matthias Forenbacher a un evento del tutto personale e privato che non influenza la politica estera del Paese. Certo il bouquet di fiori donato, il ballo, le foto, i brindisi e la compagnia dei 10 artisti cosacchi portati da Putin, che si sono esibiti durante i festeggiamenti in canti e danze popolari, denotano una familiarità che supera la semplice cortesia e andrebbe attentamente valutata in caso di ruoli politici. Si è certo lontani dai fasti di epoca zarista ma forse alcune immagini potrebbero rimandare a certi filmati di propaganda che ben più di un dittatore ci ha abituati a vedere.
D’altra parte la direzione di estrema destra austriaca non fa misteri della comunanza di attitudini con il leader indiscusso della Russia. Guardando alle priorità del semestre di presidenza europea dell’Austria, il motto “un’Europa che protegge” mira a porre l’accento sulle questioni relative ad asilo e migrazione, sulla protezione delle frontiere esterne, sulla lotta alla radicalizzazione, al terrorismo e alla criminalità organizzata, sulla sicurezza digitale, nonché sulla protezione dei valori europei. Quali ci si potrebbe domandare in questi anni di chiusura verso l’esterno e di rafforzamento degli egoismi nazionali? Un trend ben conosciuto e battuto da Mosca.
IlPartito Popolare del cancelliere Kurz, supportato (e probabilmente incoraggiato) daipopulisti di estrema destra del FPOE, si è più volte espresso per la cancellazione delle sanzioni dell’UE alla Russia, imposte a seguito dell’annessione della Crimea nel luglio 2014 e prorogate di sei mesi in sei mesi.Inoltre, Vienna ha attivato un accordo di cooperazione con il partito di Putin, Russia Unita, ed è rimasta inflessibile nella scelta di non espellere i diplomatici russi dopo l’avvelenamento con gas nervino di Sergej Skripal, l’ex spia russa da anni trasferitosi in Gran Bretagna. Le nuove sanzioni attivate recentemente dagli Stati Uniti del presidente Donald Trump potrebbero essere adottate anche dagli alleati europei, in nome della solidarietà atlantica. È probabilmente irreale il timore che un brindisi con Putin di membri del governo austriaco gettato in pasto ai media, per di più all’interno di una cornice di festeggiamenti del tutto privata, possa voler dare un messaggio politico volto a spezzare il fronte europeo pro-sanzioni. Tuttavia il sospetto è legittimo e l’Austria sembra stia assumendo quel ruolo da “cavallo di Troia” per conto dei russi nelle politiche europee, come sostiene l’analista austriaco Gerhard Mangott,esperto di Russia. I rapporti congelati tra Russia e UE costituiscono una condizione anomala che il rappresentante permanente russo presso l’organizzazione di integrazione europea, Vladimir Chizhov, ritiene modificabili poiché “Penso che serva un blocco politico che lavori in tal senso: la volontà politica a favore della Russia si accumula, lentamente ma si accumula, e prima o poi l’UE sarà posta in condizione di fare il passo risolutivo e dovrà modificare il suo atteggiamento in favore del recupero dei rapporti con Mosca”.
In questa vicenda occorre considerare che la ministra Kneissl, ex giornalista poliglotta molto nota all’elettorato austriaco, si è autodefinita uno “spirito libero conservatore” poiché non fa ufficialmente parte di alcun partito. Tuttavia la sua influenza sull’intera linea governativa è innegabile: le forte critiche all’accettazione austriaca dei rifugiati siriani e in generale alla politica migratoria europea, alla gestione dell’UE della Brexit e della richiesta di indipendenza della Catalogna ne sono alcuni esempi. Una donna difficilmente gestibile all’interno di logiche di partito o di governo, figuriamoci in quelle che passano sotto la sfera personale.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.