Palestra alla vita

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Grafica a cura di Ayla Parisi

ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Correzione bozze a cura di Giorgia Nicolini. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay. Questa puntata è stata realizzata con il contributo della famiglia Cattani, in ricordo di Piergiorgio Cattani

Questo mese parliamo di Casa Vite Intrecciate, una delle case della carità dell’Operazione Mato Grosso, fondata nel 2015 a Giustino (TN)
In questo ex agriturismo si è creata una “missione in Italia”, un modo diverso di vivere la propria vita i cui valori cardine diventano il lavoro dedicato interamente ad aiutare il prossimo e l’accoglienza, per non lasciare nessuno solo.

Per Casa Vite intrecciate nel podcast parla Marta Cominotti, collaboratrice del progetto.

Maggiori informazioni sulla pagina https://www.facebook.com/casaviteintrecciate/?locale=it_IT 

BUON ASCOLTO! https://www.spreaker.com/episode/palestra-alla-vita--67201129

Uscendo di poco dal tracciato della via san Vili, il cammino che congiunge Madonna di Campiglio a Trento, lungo il fiume Sarca sotto l’abitato di Giustino ci si imbatte in una staccionata particolare. Le tavole di legno riportano colori, disegni e scritte che danno forma a pensieri e emozioni e ci indicano che siamo arrivati alla Casa Vite Intrecciate.

Questa è una delle case della carità dell’Operazione Mato Grosso, un movimento spontaneo di volontariato che coinvolge principalmente i giovani e basato sul lavoro svolto gratuitamente, atto a finanziare progetti in favore delle missioni in Sud America.

Casa Vite Intrecciate nasce nel 2015, dalla volontà di Oriella Mussi e Paolo Cominotti, membri dell’Operazione Mato Grosso che volevano portare le esperienze delle missioni sudamericane anche in Italia.

Io ci arrivo in un caldissimo pomeriggio, la casa è un ex agriturismo circondato da orti, dai quali mi raggiunge Marta Cominotti, figlia di Oriella e Paolo che, come tutti i presenti, partecipa ai tanti lavori estivi. Mi invita a sedermi in cucina e le chiedo di raccontarmi come è nata questa realtà e cosa rappresenta.

“I miei facevano parte da tanto di questo movimento. Da vari anni avevano un po' il desiderio di poter avere una casa qua in Italia, dove poter fare un po’ una missione qui in Italia, quindi sia far vivere a tanti ragazzi italiani la possibilità di mettersi al servizio degli altri, di vivere proprio un periodo di servizio pieno agli altri, di volontariato, sia essere un punto di accoglienza, di appoggio ai bisogni e alle persone che hanno dei bisogni sul territorio. Quindi non solo di essere a supporto per persone bisognose lontane, ma avere un punto di appoggio anche qua sul territorio. E un po' anche la loro idea era quella di dire "Siamo stati molto fortunati dalla vita, abbiamo ricevuto tanto, ci sembra giusto restituire tutto il bene che abbiamo ricevuto"

Un po' il senso di quello che si fa sicuramente è sostenere a livello economico alcuni progetti solidali per persone che hanno bisogno, però dall'altra si vorrebbe provare a trasmettere alcuni messaggi: che uno stile di vita un po' diverso da quello che la società vuol far passare esiste, quindi che non per forza devi pensare solo a te stesso, alla tua carriera, alla tua casa, alla tua famiglia, ma puoi pensare in contemporanea anche agli altri, a creare un mondo migliore, più equo, più giusto, più naturale, più sano. E quindi ecco, si cerca di provare a passare anche alcuni messaggi e sicuramente le scritte che facciamo attorno vogliono puntare a quello, ecco, che non rimanga la nostra casa un’oasi isolata di pace e accoglienza, ma che possa diventare quel piccolo semino che poi tramite i ragazzi e le persone che passano di qua, possa andare in giro a portare nel mondo, o perlomeno nelle nostre comunità, il messaggio che si può vivere una vita bella anche aprendosi agli altri.
 
Una ragazza che ha vissuto qua adesso avrà 26-27 anni, è stata qua, aveva appena finito la maturità, quindi aveva 19 anni, è stata qui un anno e lei adesso è assistente sociale e lei dice sempre che l'anno che ha vissuto qua l'ha abituata più di ogni altra cosa al mondo, che tante volte ti sembra di essere una realtà fuori dal mondo, quando invece l'imparare a convivere, a confrontarsi in modo civile, a saper rispettare anche gli spazi dell'altro, anche quando l'altro proprio non ti va giù, a saper avere occhi anche per chi è diverso, per chi è più fragile, lei dice "A me ha cambiato la vita”. È un po' una palestra, dai, un po' un allenamento alla vita....”

Casa Vite Intrecciate si basa su alcuni capisaldi: il primo è il lavoro, non come fine ma come mezzo per aiutare gli altri, ogni guadagno difatti è speso per aiutare le missioni dell’Operazione Mato Grosso o altri progetti sociali.

La presenza di questa “struttura” dà la possibilità di poter provare l’esperienza di dedicarsi agli altri in maniera pratica e attiva. A questo scopo vengono proposte diverse iniziative: dalle attività in giornata con le scuole, ai campi estivi per i giovani, fino all' anno della carità, dove chi lo compie decide di dedicare per un anno, o più, la propria quotidianità al prossimo.

Altro punto fondamentale è l’accoglienza: la porta di Casa Vite Intrecciate è aperta a tutti: da chi vuole un po’ di compagnia a chi ha bisogno di un posto dove vivere. Esiste infatti un forte collegamento con i servizi sociali, in modo da poter aiutare sempre al meglio chi ne ha la necessità, che sia nella casa o sul territorio. In ogni caso, indipendentemente dalle storie o le motivazioni che le hanno portate lì, ogni giorno tutte le persone della casa si ritrovano in cucina, per mangiare e stare insieme.

E la cosa bella, secondo me, è che poi non c'è mai la distinzione tra chi viene per aiutare e chi viene per essere aiutato. Se tu arrivi in una giornata qualunque, ti siedi a pranzo, non è che vedi la distinzione, è come essere una grande famiglia e anche chi viene accolto, spesso poi dà il suo contributo nelle attività che ci sono da fare, in cucina… diventa proprio come una grande famiglia.

Sì, diciamo che, secondo me, è un po' quello che dovrebbe essere il buon vicinato, cioè hai un'esigenza particolare, sai che le persone che vivono qua ti possono dare una mano o, perlomeno, provano a darti una mano e, allo stesso tempo, se tu hai delle capacità o hai voglia di metterti a disposizione su quello che c'è da fare, puoi renderti utile. Poi, come ti dicevo, negli anni abbiamo creato, costruito un bel rapporto anche coi servizi sociali del territorio e, quindi, su tante persone seguite anche da loro c'è una bella collaborazione, però, ecco, è proprio un buon vicinato fatto in modo un po' più strutturato, però del buon vicinato.”

Il rapporto di buon vicinato è anche quello con gli abitanti della valle. Mentre parliamo Marta mi mostra un nuovo orto, posto su un terreno messo a disposizione da un vicino e coltivato con le piantine regalate da chi ha partecipato alla festa per i 10 anni del progetto.

Negli anni tante persone vi si sono appassionate e, anche senza lavorare direttamente con loro, contribuiscono alla vita nella Casa, ad esempio portando abiti o detersivi oppure dando una mano ad aggiustare le macchine agricole.

Questi aiuti sono un’espressione della Provvidenza, un tema caro a questa comunità, impegnata quotidianamente a lavorare per il prossimo e che contribuisce a rendere possibile questo stile di vita, caratterizzato da una sobrietà necessaria, della quale si fa virtù.

Nell’insieme Casa Vite Intrecciate appare come una piccola oasi di pace, la cui esistenza però dipende fortemente dal grande lavoro, sia fisico che sociale, della comunità che vi abita. 

“Uno dei paletti del Mato Grosso è quello di fare fatica, cioè per quello in cui credi, per dare la possibilità ad alcune persone di stare meglio, di metterci del tuo, quindi non solo raccogliere offerte, fare raccolte fondi, ma fare fatica, metterci del tuo, lavorare sodo per poter, appunto, sostenere quello in cui credi. E anche noi crediamo tanto in questa cosa, soprattutto per i ragazzi più giovani, anche tanti che arrivano che, lo vedi, non hanno mai avuto grandi esperienze a livello lavorativo, ma anche solo pratico, vediamo come il lavorare e soprattutto il lavorare insieme gli fa davvero bene e anche chi si ferma solo una settimana, lo vedi che fa proprio un cambiamento bello perché fare fatica ti ripulisce da tante sciocchezze, e ti dà invece la possibilità di conoscere chi sta facendo fatica con te che hai a fianco e quindi davvero vediamo che ai ragazzi fa bene, che li fa crescere, li fa maturare, fa stringere delle amicizie vere e profonde che al giorno d'oggi a volte si fa fatica, anche se siamo iperconnessi, abbiamo tanti amici sui social, le amicizie vere a volte si fa un po' fatica magari a costruirle.

Le cose da fare sono tante, ma vediamo che fa bene ai ragazzi e non solo ai ragazzi, anche a noi più grandi, ci fa bene a tutti. Il fatto è il dire con quel poco che sono, con quel poco che posso fare, posso davvero cambiare le cose, perché secondo me, tante volte al giorno d'oggi, sia sui social, ma anche parlando per strada o con gli amici o in famiglia, senti tanta… disillusione, no? “Non vado a votare perché non cambia niente, tanto per la pace nel mondo non posso far niente, tanto per i cambiamenti climatici…” molto disfattismo. Invece dire, magari non puoi cambiare tu il mondo, ma puoi cambiare un pezzettino o puoi cambiare comunque la vita di qualcuno, perché io penso che tante persone che abbiamo ospitato o tante persone che sosteniamo nelle case famiglia, negli ospedali in Sud America, davvero gli cambi la vita. E quindi il fare fatica, il farlo insieme ti ripaga perché costruisci dei legami veri, profondi e allo stesso tempo vedi che nella tua piccolezza puoi far davvero qualcosa di buono per il mondo e non è scontato ai giorni nostri perché tutti gli altri o tanti che hai attorno ti dicono "No, guarda, tanto non cambia niente, tanto ormai il mondo va male, basta, non pensiamoci più".

Presi singolarmente siamo persone normalissime, però nel corso dell'anno si creano davvero dei momenti, delle realtà, delle situazioni veramente belle e importanti, penso per le nostre comunità e volendo un po' esagerare per il mondo in generale, però sono fatti proprio dal poco che ci mette ognuno. Poi è chiaro che servono delle persone che ci investono in modo quasi totale, nel senso che la fanno la loro ragione di vita che però danno la possibilità a tutti gli altri di mettere il poco che possono mettere, allora si riescono a creare delle cose belle. Quello che vogliamo far passare noi è che è alla portata di tutti, che ogni persona normale potrebbe fare una cosa così e non è che bisogna stravolgere la propria vita.”

La dimensione dei problemi di cui veniamo a conoscenza ogni giorno può spaventarci e indurci a un’inutile immobilismo. In questo contesto una realtà come Casa Vite Intrecciate che ha come punto cardine il fare, il mettersi in gioco per gli altri, diventa un luogo di riferimento per chi vuole dedicarsi all’aiuto, anche a piccole dosi, allenandosi così a diventare parte della soluzione.

Lo si fa attraverso il lavoro dedicato alle altre persone, aprendosi alle altre persone, accogliendo chi ha bisogno e mettendo un po’ da parte l’individualismo in favore della comunità che si forma, varia e complessa solo come lo può essere il mondo.

A mio parere la parola che più rappresenta Casa Vite Intrecciate è partecipazione: al lavoro, alla vita insieme e a un’idea di società più profonda ed emotiva rispetto a quella a cui siamo abituati, e che è molto più vicina di quanto pensiamo: è proprio lì, dietro una staccionata colorata vicino a un fiume. 

Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.

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