Microfinanza: una storia a cui credere

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Il nostro lavoro, a cui dedichiamo la maggior parte del nostro tempo, serve davvero a qualcuno? Comporta dei reali benefici a coloro che ne ricevono i frutti? Non solo sono domande legittime, ma estremamente importanti, se vogliamo dare un senso alla nostra sfera professionale, un colore, una connotazione che ci mantenga motivati. Questo é forse ancor piú necessario in quei macro-ambiti lavorativi, come lo sviluppo o la cooperazione, dove il nesso causale servizio-risultato (netto) positivo é piú opaco, meno lineare. Questo é anche il caso della microfinanza - servizi finanziari su piccola scala per persone non sufficientemente contemplate dai sistemi bancari tradizionali -, tanto acclamata negli anni ’80 come la bacchetta magica che avrebbe eradicato la povertà, quanto bersaglio di numerosi attacchi, anche molto duri, giá a partire dagli anni ’90. Diventa quindi essenziale assumere un approccio di ricerca per validare il ruolo della microfinanza nei luoghi dove storicamente ha operato.

Le istituzioni di microfinanza (IMF) sono spesso integrate nelle comunità di appartenenza, e hanno un potenziale unico per aumentare la resilienza finanziaria dei propri clienti, sostenere le famiglie ad eventuali shock economici, far crescere i volumi delle imprese, migliorare il livello di benessere delle famiglie e dare maggiore potere alle donne. Ma negli anni hanno anche subito molte critiche, secondo le quali, le IMF avrebbero indebitato troppo le persone, traendo una redditivitá eccessiva dalla fornitura di servizi con animo piú “sociale”, oltre ad aver adottato misure inappropriate o troppo rigide con i debitori inadempienti. In India, ad esempio, alcuni programmi di microfinanza sono stati accusati del suicidio di 80 donne nella regione dell’Andhra Pradesh nel 2010. 

Oggi la microfinanza é uno strumento riconosciuto a livello globale, in grado di affrontare con successo i bisogni dei più svantaggiati. Nonostante le difficoltá di classificazione, si stima che attualmente esistano crediti per un valore di oltre 180 miliardi di dollari destinati a circa 200 milioni di persone nel mondo. Tuttavia, dimostrare che la microfinanza sia utile o che “funzioni” é compito tutt’altro che facile, e il dibattitto persiste. Anche il premio Nobel per l’economia Esther Duflo, che condusse svariati studi randomizzati su gruppi di controllo nel 2010, non riusci a ricavare una conclusione chiara in merito ai fattori e le dinamiche che producessero i risultati finali. Questo perché non esiste un rapporto causa-effetto isolato o isolabile nel mercato della microfinanza, poiché sono molti i fattori che influenzano il miglioramento della vita dei clienti. Inoltre, cosa che spesso dimentichiamo, l’impatto non è mai evidente nel breve termine. Provate a pensare: se a uno specifico gruppo di riferimento venisse concesso un microcredito per migliorare la qualitá della nostra vita, avrebbero tutti lo stesso successo?

Il report da poco pubblicato da 60 Decibel non solo cerca di rispondere a tutte queste domande e preoccupazioni, ma lo fa in modo autorevole. Tra il 2022 e il 2023 il team dell’organizzazione di ricerca ha intervistato più di 50 mila clienti appartenenti a 114 IMF in tutto il Sud del mondo (distribuiti in 32 paesi, 18% in America Latina, 32% in Africa e 50% in Asia), due terzi dei quali sono donne. Nel complesso, l’indagine ha un valore statistico in grado di coprire oltre 84 milioni di clienti microfinanziari, ovvero circa il 40% del totale globale, tra servizi di credito, risparmio, assicurazioni e pagamenti.

I risultati sono convincenti: l'89% dei clienti afferma che la loro qualità di vita è migliorata grazie alla microfinanza; secondo il 70% il microcredito genera una maggiore resilienza finanziaria. Di nuovo, il fattore tempo é significativo: i clienti piú longevi delle IMF sono maggiormente d’accordo nel sostenere che la loro vita e situazione domestica siano migliorate grazie ai servizi offerti dalle IMF. Per il 75% dei clienti interpellati il rimborso del credito non è un problema. Solo il 6% ritiene che ripagare il debito sia stato un peso e che in quel frangente il consumo alimentare domestico sia stato ridotto e le loro preoccupazioni finanziarie siano aumentate. Infine, i clienti che hanno avuto accesso a servizi non finanziari offerti dalla IMF, come per esempio istruzione e consulenze tecniche di vario tipo, salute, etc. indicano progressi sostanziali nel tenore di vita, nel reddito, nel risparmio e in genere nella capacità di gestire le proprie finanze. Il 71% delle IMF del campione arricchisce i servizi creditizi con servizi non finanziari, gratuiti, per i propri clienti. Infine,l’emancipazione femminile è un altro elemento fondamentale: l’83% delle donne riferisce di un miglioramento della fiducia in se stesse, grazie al rapporto con la IMF, mentre il 67% sostiene di aver acquisito un processo decisionale finanziario più robusto. 

In sostanza, consci delle difficolta nel determinare a livello accademico i benefici della microfinanza, forse sarebbe meglio concentrarsi su quello che riferiscono i clienti, che in fin dei conti sembrano avere molto chiaro il ruolo del microcredito nel mitigare il rischio di povertá e nel far fronte agli imprevisti della popolazione meno abbiente.Soprattutto se paragonato a un sistema di credito informale, “da usuraio”, dove non solo i costi sono molto esosi, ma i clienti non sono minimamente protetti dalle pratiche finanziarie predatorie e violente. Forse sarebbe piú utile concentrarsi su come rendere i prodotti e servizi attuali ancora piú affini alle diverse esigenze dei microimprenditori, approfittando dell’approdo di nuove tecnologie, verdi e digitali, e ancora piú inclusive.

Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.

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