La "scommessa": da senza dimora a proprietari di casa

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Foto: Unsplash.com

Per ora sono solo due famiglie, è un esperimento e sta funzionando. Da persone rimaste senza casa e con gravi problemi economici a proprietari di un appartamento: un bel salto, solo un paio di anni fa impensabile per loro. “Si tratta di famiglie che abbiamo accompagnato finora ospitandole in uno dei nostri alloggi, ora che hanno un lavoro le stiamo aiutando a rendersi ancora più autonomi”, spiega Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione Progetto Arca, che ha avviato questo nuovo progetto, che ribalta un po' il pensiero che chi finisce in strada è destinato a vivere nella precarietà per sempre. 

Ci siamo resi conto che per chi è ospite nei nostri appartamenti, di solito per 12 o 18 mesi, è poi difficile andare a vivere in una casa propria. E per alcune famiglie la soluzione può essere quella di accompagnarle all'acquisto, perché le responsabilizza maggiormente e perché permette loro di impegnarsi per qualcosa che poi sarà di loro proprietà”, aggiunge Alberto Sinigallia. La Fondazione fa da garante e intorno alla famiglia c'è una rete di operatori. Prima di arrivare a fare questo passo, le famiglie fanno anche un periodo di formazione per imparare a gestire meglio le proprie spese e risparmi. “Contiamo di arrivare nei prossimi mesi a fare questa proposta a una trentina di famiglie”, sottolinea il presidente della Fondazione. 

Un progetto sperimentale, che sta muovendo i primi passi proprio in un periodo difficile, con centinaia di famiglie messe in ginocchio dal lockdown e dalla perdita di lavoro e reddito. “Alla Bottega solidale di Rozzano, dove è possibile fare la spesa gratuitamente, sono ormai circa 500 le famiglie che serviamo, su segnalazione del Comune”, racconta Sinigallia. Ma appunto la spesa gratuita così come i pacchi viveri sono aiuti provvisori. “Lo sforzo è quello di costruire con chi è in difficoltà un percorso, che può arrivare addirittura alla ricerca di una casa da comprare. Non è facile, ci vuole tempo, ma non ci si può fermare solo alla distribuzione di cibo”, conclude Alberto Sinigallia. 

Da Redattoresociale.it

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