La prima in Italia fu Nilde Iotti 45 anni fa

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Foto: Flickr.com

45 anni fa Nilde Iotti fu eletta Presidente della Camera dei Deputati: era la prima volta per una donna. Deputata del Partito Comunista Italiano e già membro dell’Assemblea Costituente Repubblicana, Iotti avrebbe mantenuto quella carica ininterrottamente per 13 anni, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992, segnando in assoluto un record nella storia dell’Italia repubblicana, sinora ineguagliato. 

Guardando a raggi X gli incarichi parlamentari italiani apicali, l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha segnato due record: quello dell’aver ottenuto l’incarico di Premier e, in precedenza, nel 2008, della più giovane Ministra, quello della Gioventù a 31 anni. Sono 167 le donne diventate ministro o sottosegretario (a fronte di 1616 politici) e il Ministero alle Pari Opportunità è stato sinora ricoperto solo da donne, al 100%. Il governo Draghi del 2021-2022 può vantare la quota più alta di donne della storia repubblicana (pari al 42,2%) ma ancora inferiore all’agognata parità. Sono 3 le donne attualmente giudici della Corte Costituzionale e se ne registrano 8 nell’intera storia dell’organo. Dati su dati che confermano una presenza decisamente più bassa delle donne rispetto agli uomini all’interno delle istituzioni politiche; inoltre, una valutazione della rilevanza, secondo l’“indice di forza” di tali incarichi (un indicatore originale ideato da Openpolis), indica che il loro peso è ancora inferiore (pari al 27,9%). Un indicatore numerico che puntualizza una sproporzione assai consistente, superiore alla rappresentanza numerica di uomini e donne, nonostante l’attuale esecutivo possa vantare la prima Presidente del consiglio donna ma appena 5 ministre.

Come un cane che si morde la coda, se ci sono meno donne elette è fisiologico che la maggior pare degli incarichi di rilievo sia ricoperta da uomini, una condizione che influisce sulla capacità delle donne di incidere sull’agenda politica. Questa considerazione è tanto vera in Italia quanto in ambito europeo. Secondo i dati Eurostat del 2019, le donne costituiscono solo il 31,4% dei membri dei governi dei Paesi UE; meno di un terzo, quindi, ma che costituisce un miglioramento rispetto al 20,4% rilevato nel 2004. Nonostante le numerose azioni promosse dalle istituzioni europee a favore della parità di genere, principio-cardine del Trattato dell’Unione Europea (articolo 2), le leggi elettorali sono stabilite dai singoli Stati che possono tra l’altro decidere di attivare (o meno) azioni positive per promuovere la presenza femminile. Le recenti elezioni del Parlamento europeo dell’8-9 giugno in Italia hanno decretato circa 26 eurodeputate sui 76 eletti; circa, in quanto alcuni eletti hanno rinunciato alla carica (erano solo di facciata, tipo Giorgia Meloni) o erano candidati in più circoscrizioni elettorali e si è in attesa delle loro scelte e dunque del possibile scorrimento della lista elettorale. Le eurodeputate del Parlamento europeo in uscita ammontavano a circa il 39,8%; non vi sono ancora i dati definitivi di queste elezioni appena effettuate ma, auspicabilmente, si spera che il trend di crescita progressiva delle percentuali di donne elette sia confermata

In relazione alle posizioni di vertice al Parlamento europeo, proprio nella scorsa legislatura due delle principali istituzioni europee hanno eletto delle donne al loro vertice: nel 2019 Ursula von der Leyen è diventata Presidente della Commissione Europea, con un Collegio di commissari pressoché paritetico in quanto composto da 12 donne e 14 uomini. Nello stesso anno, anche se esula dagli organi dell’Unione Europea, Christine Lagarde è diventata presidente della Banca Centrale Europeacon l’avallo del Parlamento Europeo che reclamava per le donne più incarichi di alto livello in ambiti economici e monetari. Nel 2022, a seguito della prematura scomparsa di David SassoliPresidente del Parlamento Europeo, l’organo è passato sotto la guida di Roberta Metsola, europarlamentare di Malta. Si sono registrate, inoltre, 6 vice-presidenti donne (su 14), 3 questori (su 5), 6 presidenze di Commissioni (su 20) e 1 presidenza di sottocommissione (su 4). E mentre sembra ci sia l’accordo per andare verso un von der Leyen bis in Commissione Europea, attendiamo i nomi definitivi dei nuovi e delle nuove eurodeputate, nella consapevolezza che un equilibrio di genere anche nelle sedi principali di adozione delle decisioni politiche favorisce un generale arricchimento economico dell’area europea oltre che sociale.

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

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