L’alternativa è cooperare

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Grafica a cura di Ayla Parisi

ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast mensile di Unimondo, un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Correzione bozze a cura di Giorgia Nicolini. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay. Questa puntata è stata realizzata con il contributo della famiglia Cattani, in ricordo di Piergiorgio Cattani

Questo mese parliamo dell’emporio di comunità Camilla, prima food coop nata in Italia, un esempio di alternativa autogestita in forma cooperativa alla grande distribuzione organizzata.

Per Camilla ha partecipato Giovanni Notarangelo, vicepresidente di Camilla 

Maggiori informazioni sul sito https://camilla.coop/

BUON ASCOLTO: https://open.spotify.com/episode/3wzajRVpD0wERHS6ApYlv1

Quando scegliamo la grande distribuzione organizzata, ovvero i supermercati, accettiamo tacitamente un compromesso: in cambio della comodità, rinunciamo, ad esempio, a qualsiasi controllo sulle condizioni dei produttori e sulla provenienza dei prodotti.

Le alternative, in effetti, non sembrano essere molte. Si può optare per l’autoproduzione, ma ciò richiede spazio e tempo, oppure si può acquistare direttamente dai produttori o nei mercati contadini, un’opzione valida ma spesso poco praticabile per la spesa quotidiana. Un’alternativa più strutturata è rappresentata dai GAS (Gruppi d'Acquisto Solidale), comunità di consumatori che si organizzano per comprare direttamente dai produttori, eliminando gli intermediari e garantendo prezzi più equi sia per chi compra che per chi vende.

Proprio come è accaduto al commercio al dettaglio, passato dalle botteghe ai supermercati, il sistema di acquisto etico può cambiare ed evolversi. In quest’ottica, nel 2016 a Bologna, all’interno del gruppo d’acquisto solidale Alchemilla e dell’associazione di produttori Campi Aperti, si fa strada l’idea di un nuovo modello di consumo, basato sull’autogestione e sulla cooperazione. Dalla fusione dei valori e dei nomi di queste due realtà nasce, nel 2018, Camilla, la prima cooperativa di consumo autogestita in Italia che rappresenta un’alternativa concreta alla grande distribuzione.

A raccontarmi la sua storia è il vicepresidente della cooperativa, Giovanni Notarangelo.

“Una serie di persone, insomma un certo numero di persone già attive nel GAS, si è chiesto cosa si poteva fare di più e [di] meglio per rendere più incisiva la nostra azione, quindi per poter coinvolgere più persone e poter ampliare il raggio d'azione di quello che già facevamo in un gruppo di acquisto solidale, che quindi era consumo critico e consapevole, cioè scegliere i produttori che vogliamo sostenere, il supporto all’economia locale, il supporto a dei progetti sociali. Diciamo che dopo alcuni anni di attività di questo GAS, alcuni di noi, e poi abbiamo coinvolto anche altre persone, di reti cittadine, come quelle di produttori contadini, di Campi Aperti, un’associazione di piccoli produttori, ci siamo messi insieme e abbiamo iniziato a parlare di questa idea alla città. 

L’idea l’abbiamo mutuata leggendo e studiando quello che c’era in giro dal modello delle food coop nate negli Stati Uniti negli anni ‘70. Poi abbiamo visto che questo stesso modello era arrivato in Europa. 

Ci ha attratto perché prevedeva oltre ad un negozio quindi un punto vendita in cui poter trovare i prodotti dell’economia locale, dell’economia del territorio, dell’agricoltura biologica, dei progetti sociali, quindi quello che già facevamo con il GAS, ma poterceli trovare praticamente ogni giorno grazie al fatto che questo punto vendita, questo negozio di una cooperativa veniva autogestito, quindi tutti i soci e le socie mettevano a disposizione una parte del loro tempo per far sì che questo posto fosse aperto. 

Quindi questa idea ci è sembrata geniale perché conciliava il nostro bisogno di avere determinati prodotti per tutta una serie di motivi e di poterli avere grazie a questo contributo il contributo di tante persone, di più persone, e poterle avere a disposizione sempre! Perché l'obiettivo era stato anche per noi fin dall'inizio di avere un luogo fisico dove poter fare attività sociali, dove poter insomma creare comunità e soprattutto avere a disposizione i prodotti che volevamo acquistare per i nostri consumi quotidiani.”

L’ispirazione per il progetto sono le food coop, supermercati autogestiti nati negli Stati Uniti, tra cui l’emblematico esempio è Park Slope a Brooklyn, e che si sono poi diffuse anche in Europa con realtà come la cooperativa belga Bees Coop e la francese La Louve.

Camilla è una cooperativa di consumo a ciclo chiuso in cui i soci ricoprono contemporaneamente il ruolo di gestori e consumatori. Gestori perché l’autogestione richiede che ogni socio contribuisca con alcune ore di lavoro al funzionamento dell’emporio, e consumatori perché solo i soci hanno il diritto di fare acquisti al suo interno. 

Insomma, un sistema partecipativo, basato su persone che condividono obiettivi e valori. 

“Uno spazio dove le persone sono tutte le socie di una cooperativa, quindi sono persone che hanno deciso di stare insieme per seguire anche i principi base della cooperazione, che significa mettere e dare ognuno qualcosa, che nel nostro caso è il tempo, che però una cosa insomma molto importante, soprattutto per i nostri ritmi di vita no, quindi decidere di dedicare un po’ del proprio tempo e grazie al piccolo contributo di tante persone quello spazio riesce ad essere vivo, ad essere aperto. 

In più significa entrarci e trovare dei prodotti, tutta una serie di prodotti, che sono stati scelti dai soci stessi, quindi in un meccanismo di fiducia e di condivisione anche di ideali e di principi, come dicevo prima, si entra in questo posto e si ha anche la soddisfazione di poter trovare questi prodotti, di poterli acquistare, spesso anche conoscendoli.  

Camilla è emporio di comunità, perché in questa parola si tengono insieme la parola Emporio, quindi come luogo dove fare acquisti, dove trovare dei prodotti e fare acquisti, e Comunità. Farlo in un contesto di una comunità di persone che è accomunata, che sta insieme, oltre che per l'obiettivo dell'acquisto consapevole, anche perché ha degli ideali da condividere e dei modi di vedere i propri consumi, ma anche un po' allargandolo sceglie di sposare dei principi che tengono insieme appunto la nostra comunità di socie e soci. “ 

La cooperativa Camilla viene definita un emporio di comunità, un termine che racchiude perfettamente l’essenza del progetto: un luogo costruito dalle persone e per le persone. Qui, i soci non sono semplici clienti, ma protagonisti attivi che lavorano, partecipano e scelgono un’alternativa d’acquisto più consapevole, etica e sostenibile.

Questo tipo di lavoro è partito da un processo di ascolto e confronto con la comunità, insieme ad una valutazione delle esigenze e le aspettative di chi ne avrebbe fatto parte. 

Spesso le iniziative imprenditoriali vengono calate dall’alto, concepite in astratto e poi imposte al pubblico. Camilla, invece, ha preso forma in modo organico, attraverso un dialogo continuo con le persone. Un’importante fase di confronto ha portato la cooperativa a trovare la sua identità, trasformando dubbi e interrogativi in punti di forza. 

“Per provare a realizzarla ci siamo però detti da subito che lo avremmo fatto se avessimo percepito un bisogno da parte della gente, da parte di più persone. O ci sono al centro le persone o non è, o non c’è un progetto come il nostro, non avrebbe senso. Tutto quello che succede nella cooperativa succede grazie al fatto che ci sono delle persone che vogliono farlo, ma questo appunto fin dall’inizio, come accennavo, il progetto è andato avanti dopo un anno di percorso in città in cui ne abbiamo parlato e non avendo in origine un'idea legata ad un'attività economica, che quindi si sarebbe svolta comunque, nel nostro caso invece abbiamo proprio cercato di capire, abbiamo voluto capire se ci fosse un bisogno per questa cosa e se dopo questo bisogno la modalità che proponevamo, e sulla quale poi abbiamo dibattuto per definire i dettagli, era accettata dalle persone interessate. Quindi, dopo questo percorso ci siamo detti, abbiamo raggiunto già un certo numero di persone interessate, quindi ha senso fare questo? La risposta è stata sì, perché avevamo raccolto circa 300 adesioni, 350 adesioni.

Era il numero che faceva stare in piedi anche economicamente sulla carta quello che avremmo voluto fare. Quindi è stato solo da lì che poi abbiamo iniziato e intrapreso tutto il percorso pratico, concreto, quindi cercare lo spazio, cercare i prodotti, metterli nell'emporio. Quindi è fin dall'inizio che chiaramente la nostra iniziativa è stata legata all'intercettare un bisogno.

E quindi poi chiaramente una volta messo in pratica il nostro obiettivo, che è tuttora questo, è anche quello di dimostrare che un tipo di iniziativa di questo genere c'è, ha un senso, perché comunque va avanti da qualche anno, ed è un’alternativa praticabile. Ciò significa che vedere quello che facciamo, quello che siamo, quello che abbiamo fatto in questi anni dà un messaggio di alternativa a chi vuole iniziare a praticarla.”

Grazie all’esempio di Camilla, in Italia sono nati diversi progetti simili, dando vita a un movimento in continua espansione e dimostrando sia la presenza di una richiesta che la fattibilità di un modello alternativo. Dal 2023 queste realtà si sono unite nella Rete delle Cooperative di Consumo Autogestite (RICCA), un traguardo significativo che ha permesso di rafforzare la collaborazione tra i vari progetti, condividere conoscenze ed esperienze e dare maggiore visibilità a un approccio etico e partecipativo alla spesa e alla produzione.

La sfida comune è diffondere una nuova consapevolezza sui consumi, ma partendo sempre da un modello di ascolto e accoglienza. Nell’impegnativo percorso di cambiamento verso una stile di vita più consapevole la cooperativa Camilla non si pone come una scelta dogmatica, ma come un compagno di viaggio.

“La nostra non è una cooperativa settaria o elitaria dove, ad esempio, o si acquistano tutti i prodotti da noi oppure non va bene, insomma chiaramente ognuno quando fa questo percorso, quando fa questi percorsi di consumo critico di una scelta di stili di vita consapevoli, ma che sono anche difficili, perché comunque chiaramente non è facile per tutti né fare il turno cooperativo, né acquistare tutti i prodotti, poi ci sono chiaramente diverse esigenze, ci sono anche diverse esigenze economiche, quindi alcuni hanno anche bisogno di modulare i propri acquisti, quindi possono chiaramente comprare alcuni prodotti da Camilla, alcuni prodotti in un supermercato tradizionale o dove vogliono, perché chiaramente è tutto inquadrato in un percorso che noi auspichiamo che arrivi poi con la consapevolezza e con l'aumento delle persone che parteciperanno alla nostra cooperativa, possa anche rendere più accessibili i prodotti in ogni senso, non solo da un punto di vista economico, ma anche come varietà, come tipologia di prodotti che potremmo proporre nella nostra cooperativa.

Non vogliamo neanche che passi il messaggio che tutto il resto sia sbagliato perchè comunque ci sono esigenze e cose diverse, ci sono persone che hanno conosciuto, la maggior parte delle persone poi, ovviamente diciamolo, hanno conosciuto e conoscono solo quella modalità di consumo che appunto è quella del supermercato, che ha ovviamente anche le sue comodità, quindi è arrivata al punto in cui siamo arrivati perché ha le sue comodità e propone tutta una serie di cose. Detto questo, all'interno di quel mondo, quindi non demonizziamo quel mondo perché noi pensiamo di fare una cosa diversa, ma questa cosa diversa serve a creare un'alternativa soprattutto un po' alle storture che ha creato quel mondo. Ripeto, senza voler colpevolizzare chi lo frequenta o chi consuma in quel modo, ma ha creato delle cose che sono evidentemente negative sotto vari punti di vista, da un punto di vista ambientale, da un punto di vista di diritti dei lavoratori, ma anche di tutela degli stessi imprenditori. 

Chi poi è riuscito a praticare altro, a cercare altre strade, ha capito che forse questa è una strada per cercare la salvezza, ma poi ovviamente non è detto che vada bene a tutti.

Ecco la nostra è una possibile strada, molto di nicchia ancora, ovviamente lo sappiamo, una goccia nel mare come vogliamo dire, però con tutte le difficoltà in un mondo molto più grande molto più potente cerchiamo di praticare l'alternativa e cerchiamo anche di essere, come ambizione, di essere accessibili a tutti.”

Adottare uno stile di vita più responsabile può sembrare una sfida, ma Camilla promuove la filosofia del “fare un passo alla volta”, rendendo il cambiamento più alla portata di tutti e arricchendolo di significato.

Un progetto aperto, da cui è difficile sentirsi esclusi anche se non si ha volontà o possibilità di parteciparvi attivamente, ma che sicuramente attrae chi ha avuto modo di ragionare sul modello attuale di distribuzione e consumo.

Grazie all’emporio di comunità Camilla, i soci possono accedere ogni giorno a prodotti scelti collettivamente nel rispetto di valori condivisi, in uno spazio autogestito che non è solo un luogo d’acquisto, ma anche un punto di incontro e condivisione. Insieme si può portare avanti e diffondere questa realtà: non c’è solo la grande distribuzione, l’alternativa è possibile.

Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.

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