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Italia: Scelli porta la Croce Rossa in S.p.a.
Codici di condotta
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Da fonti interne ben informate, contattate da Vita, si apprende che la Croce Rossa Italiana diventa una società per azioni. Questa informazione segue quella dell'approvazione nel Consiglio dei Ministri del decreto legge "per snellire le strutture ed incrementare la funzionalità della Croce Rossa italiana, teso a consentire un ottimale assolvimento dei compiti previsti anche da disposizioni recenti" e prosegue annunciando che " decadono tutti gli organi elettivi, fino alla revisione dello statuto" che avverrà nell'assemblea nazionale della Cri di fine novembre. Nessun commento arriva dal commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, che da oltre venti giorni non parla coi giornalisti, anche se nell'ultima sua dichiarazione pubblica rilasciata al quotidiano La Sicilia aveva smentito categoricamente l'ipotesi della spa.
E' importante ricordare che nell'ottobre 2002 la Croce Rossa è stata commissariata, non senza polemiche, per volere del Governo in quanto non in grado di autogestirsi. La carriera di Scelli all'interno della Croce Rossa Italiana inizia come vicecommissario, nel periodo in cui il ruolo principale è ricoperto da Staffan Domingo Pasino Jean Jacques de MISTURA , che si dimette però un mese dopo lasciando il posto al suo vice. Scelli non è nuovo alle questioni politiche, in quanto è stato candidato del partito del Presidente del consiglio alle elezioni politiche del 2001, sconfitto però da un esponente Ds. La gestione di Scelli della Croce Rossa Italiana è stata molto criticata, ma da un certo punto di vista ha raggiunto gli obiettivi prefissati: un grande spazio al corpo militare, finanziamenti continui anche in situazioni di guerra, adesione la più totale alle politiche governative, tanto da meritarsi una interpellanza parlamentare per la sua gestione nella vicenda irachena.
Eppure, lo statuto della Croce Rossa Internazionale, al quale anche la sezione italiana aderisce, è ben chiaro in proposito: il principio di indipendenza deve essere salvaguardato. Ma senza badare all'articolo 1 della convenzione di Ginevra del 1864 , l'ospedale italiano in Irak, voluto dalla croce rossa di scelli, utilizza soldati italiani per la sua protezione. Una posizione che era stata sottolineata anche dalla portavoce della Croce Rossa internazionale, Nada Doumani, intervistata dal quotidiano francese "Le Monde": "La CICR rifiuta tali protezioni per un discorso di neutralità. Noi crediamo che gli emblemi dela Croce Rossa o della Mezzaluna Rossa siano essi stessi una protezione perchè sono simboli di indipendenza, di neutralità e imparzialità...Noi non abbiamo chiesto e non chiederemo alle forze di "occupazione" di proteggerci."
La consacrazione mediatica però Scelli la ottiene con la vicenda dei quattro ostaggi in Iraq. E' nota la contrapposizione con Gino strada di Emergency,le dichiarazioni di fuoco al limite dell'insulto personale di cui riempie i mezzi di comunicazione. Emergency risponde con la consueta dignità, ma la platea mediatica è tutta per il commissario straordinario. Giorgio Ruffilli, docente di aiuti umanitari, in una intervista nota come la Cri sotto la sua guida sia diventata un'organizzazione politica e non militare, tanto da essere oggi inutile in Irak. Lo stesso Scelli riconosce che " all'inizio gli iracheni sono stati entusiasti, grati, riconoscenti, ma poi, come inquinati dalla politica, ci hanno percepito come amici degli americani, e quindi diventati nemici. Il mio ruolo è stato quello di fare un po' l'avvocato difensore di cinquantasei milioni di italiani che dall'essere un mito per gli iracheni erano diventati dei presunti assassini.". Lo dice, senza forse neanche rendersi conto della portata delle sue affermazioni. [AT]
Altre fonti: Osservatorio Iraq, Croce Rossa Italiana