www.unimondo.org/Guide/Politica/Codici-di-condotta/Il-rifiuto-dei-rifiuti!-205555
Il rifiuto dei rifiuti!
Codici di condotta
Stampa

Foto: Unsplash.com
Ambiente, rifiuti, carceri, trasporti, mobilità, industria, mercato, tassazione, dazi... Tra le 86 procedure di infrazione comunitaria che a fine 2020 ancora pesavano sull’Italia non mancava quasi nulla, se non la volontà di risolvere situazioni non solo imbarazzanti ed economicamente gravose, ma decisive per la tanto evocata ripresa economica che dovrebbe sortire da questo “Recovery fund” e (speriamo) dal prossimo Governo. Sicuramente tra le procedure pendenti, una particolare rilevanza hanno quelle in materia di rifiuti, una lunga storia, cominciata con la procedura di infrazione 2003/2077. Nel 2003, infatti, la Commissione europea avviò una procedura di infrazione che si è concretizzata nel 2007, con la prima sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia: “l’Italia è venuta meno, in modo generale e persistente, agli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti, in particolare l’applicazione delle direttive 1975/442 sui rifiuti, 1991/689 sui rifiuti pericolosi e 1999/31 sulle discariche”. Come se non bastasse nel 2013 la Corte europea ha ritenuto che l’Italia non abbia posto in essere tutte le azioni volte a dare esecuzione alla prima sentenza e per tale motivo, l’anno dopo, l'ha condannata, con una seconda sentenza, al pagamento di una sanzione forfettaria di circa 40 milioni di euro e una penalità semestrale di oltre 42 milioni di euro.
Era solo l’inizio. Nel 2011 è la volta della procedura di infrazione 2011/2215 che viene aperta dalla Commissione europea per la violazione dell’articolo 14 della direttiva 1999/31, che detta alcune condizioni affinché 102 discariche già autorizzate o in funzione al momento del termine fissato per il recepimento della direttiva, il 16 luglio 2001, possano continuare ad operare. Malgrado qualche progresso, nel 2017 la Commissione constata la presenza di 44 discariche in Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia e Puglia ancora da bonificare o da chiudere, e deferisce l’Italia alla Corte europea di giustizia, avviando un nuovo procedimento che al momento non prevede pagamenti a carico del nostro Paese. Non lo stesso si può dire per la procedura di infrazione 2007/2195 che ci è costata una somma forfettaria di 20 milioni di euro ed una penalità di 120.000 euro per ciascun giorno di ritardo nell’adeguamento alle disposizioni della direttiva e della sentenza stessa che interessa la regione Campania. In questo caso la patria della "Terra dei fuochi" non ha adottato "tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente" e non ha, in particolare, "creato una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento". Non avendo ancora adottato tutte le misure necessarie all’esecuzione della sentenza di condanna con cui si concretizza l’infrazione, l’Italia è stata condannata a pagarne le spese.
Nel 2020, infine, la Commissione europea ha avviato altre due procedure di infrazione per il mancato recepimento delle direttive relative ai veicoli fuori uso, la 2020/362 e la 2020/363. La prima riguarda l’esenzione per il cromo esavalente come anticorrosivo nei sistemi di raffreddamento in acciaio al carbonio nei frigoriferi ad assorbimento dei camper, la seconda riguarda determinate esenzioni per il piombo e i composti di piombo nei componenti dei veicoli. Il Decreto 30 luglio 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 2020, ha dato attuazione alle due direttive, salvandoci al momento da altre sanzioni economiche. È chiaro che, in questo 2021, oltre ad impegnarsi per chiudere tutte le procedure di infrazione aperte, l’Italia dovrà fare i conti con gli obiettivi di economia circolare contenuti nelle ultime direttive dell’Unione europea e portare il riciclo (e non la sola raccolta differenziata dei rifiuti urbani) ad almeno il 65% entro il 2035, riducendo i conferimenti in discarica. Oggi siamo solo al 61,3%, con circa un quinto del riciclo raccolto che poi viene scartato a causa della sua scarsa qualità. Come testimonia anche l’ultimo report pubblicato in dicembre dall’Ispra, l’Italia è quindi ancora molto lontana da questi target. Secondo i dati analizzati dalla federazione di imprese Utilitalia e raccolti presso 46 aziende associate che servono circa 15 milioni di abitanti, la produzione di rifiuti urbani nel 2020 è diminuita di circa il 10%, ma si è trattato di un calo contingente che poco a che vedere con la sostenibilità della filiera. La pandemia sta riportando alla luce le difficoltà strutturali che gravano sulla gestione dei rifiuti nel Paese e ha fornito indicazioni importanti sulla necessità di migliorare la dotazione impiantistica del Paese: “Il sistema - ha spiegato il vicepresidente di Utilitalia Filippo Bradolini, intervenendo lo scorso dicembre alla presentazione del report dell'Ispra - ha tenuto anche grazie a provvedimenti straordinari in deroga, ma il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti dovrà affrontare urgentemente il tema delle esigenze impiantistiche e organizzative per raggiungere i target europei”.
Giungere ad una adeguata dotazione impiantistica in tutto il Paese rappresenta un passaggio obbligato per conseguire progressi in termini d’economia circolare. Per l’Ispra “vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato”, e secondo Utilitalia “il conseguente turismo dei rifiuti urbani, ovvero della spazzatura che vaga fuori dai confini regionali in cui è stata prodotta dai cittadini, in cerca di impianti dove poter essere gestita, ci costa 31mila tonellate/anno di CO2 e 75 milioni di euro in più di Tari, oltre a numerose altre inefficienze”. Serve quindi un’attenzione particolare al tema dell’impiantistica per la gestione dei rifiuti, perché da qui passa un pezzo importante dell’economia circolare. “Secondo le nostre stime, - ha spiegato Utilitalia - per centrare gli obiettivi Ue al 2035 occorre una dotazione impiantistica aggiuntiva capace di gestire almeno altri 3 milioni di tonnellate di rifiuti. Auspichiamo che vengano assunte scelte tecnologiche all’avanguardia, ovvero che si realizzino impianti in grado di contribuire anche alla transizione energetica del Paese, producendo dai rifiuti organici energia – in particolare biometano – oltre al compost”. Certo per arrivare a realizzarli davvero dei nuovi impianti e ad individuare le soluzioni più sostenibili e adatte ai diversi territori del Belaese, occorre prima un Governo credibile e poi una chiara regia pubblica che indichi dove, come e perché realizzarli. In quest’ottica Utilitalia, conta sul Recovery fund: “potrebbe fornire un contribuito importante per favorire la realizzazione di impianti industriali in grado di consentire economie di scala, riducendo i costi a carico dei cittadini” e offrire concrete opportunità di sviluppo sostenibile sotto il profilo sociale ed economico, oltre che ambientale.
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.