Il diritto agli avanzi senza spreco e senza vergogna

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Foto: Unsplash.com

Siamo al ristorante, il pasto è terminato ma i piatti sono ancora pieni… no, non è stata una buona idea ordinare anche il secondo, che è rimasto praticamente quasi intatto. Per non parlare poi della bottiglia di vino, ancora piena a metà! Ecco una scena già vista e che in tanti abbiamo vissuto. Spesso ci sentiamo in colpa per lo spreco di cibo, che andrà a finire nella pattumiera, oltre che di denaro.

Lo spreco di cibo nei ristoranti italiani è altissimo: supera il 30 per cento dei pasti ordinati. Praticamente un terzo del cibo dei ristoranti diventa spazzatura. Ma potrebbe esserci un’alternativa: richiedere al ristoratore una “doggy bag”, ovvero un contenitore in cui il cliente può mettere il cibo che ha pagato e non ha consumato, per portarlo a casa.

A questo proposito, esiste una petizione lanciata su Change.org dagli organizzatori del Festival del Giornalismo Alimentare (a Torino a fine febbraio), che ad oggi ha raccolto oltre 14.000 firme. Loro preferiscono chiamarla “food bag” – e non doggy bag – per sottolineare che la richiesta degli avanzi è, senza vergogna, per noi e non per il nostro cane (il termine “doggy bag”, ironico e di uso anglosassone, letteralmente significa “contenitore per il cane”). 

La petizione chiede l’approvazione di una legge che obblighi i ristoratori a consegnare al cliente una food bag, realizzata con materiali adeguati al contatto con gli alimenti e al trasporto.

 Lo chef Ugo Alciati presente al Festival ha sottolineato a questo proposito che «è compito di noi ristoratori togliere dall’imbarazzo il cliente nel chiedere di portare a casa il cibo avanzato. Stiamo anche pensando ad un progetto di promozione culturale che parta dalle scuole, perché innescare buone pratiche a partire dai bambini può essere più semplice che intervenire sugli adulti e spesso i bambini sono in grado di spostare i comportamenti sbagliati degli adulti».

Lo chef – e quanto chiesto dalla petizione – hanno centrato il punto. 

Nel 2014, una sentenza della Corte di Cassazione ha sancito il diritto dei clienti di ristoranti, pizzerie e tavole calde, di portarsi il cibo avanzato a casa. Da allora però questa abitudine non ha fatto molti passi avanti. Infatti, circa il 70 per cento dei ristoratori confessa che i loro clienti non sembrano interessati alla doggy bag. Eppure, quasi nessun cliente, al ristorante, consuma tutto il cibo che ordina. C’è ancora troppa timidezza, pudore, e talvolta perfino vergogna, nell’uso della doggy bag. Pensate che il 25 per cento degli italiani la considera «volgare, da maleducati e da poveracci». Per questi motivi è importante sancire un obbligo per i ristoratori e puntare anche sull’educazione. La petizione ad esempio chiede che la “bag” distribuita dai ristoratori mostri, stampato, un decalogo per la corretta conservazione del cibo. Il decalogo vuole essere anche un forte richiamo all’educazione anti-spreco e alla sicurezza alimentare.

Nel frattempo, la Fipe (Federazione pubblici esercizi) e Comieco (Consorzio per il riciclo carta e cartone) hanno fatto un accordo in base al quale, dopo una prima fase sperimentale su 1.000 esercizi pubblici, saranno 30mila i ristoranti che avranno la doggy bag. In generale il 90% dei ristoranti è già attrezzato con comuni contenitori in alluminio per consentire ai clienti di portarsi via il cibo ordinato e non consumato. 

Cosa succede negli altri paesi? In Francia, nel quadro della lotta contro lo spreco di cibo è stata approvata una norma che obbliga i ristoranti ad avere in dotazione la doggy bag. La Francia, ricordiamolo, è anche il paese che sul fronte della lotta agli sprechi di cibo ha fatto di più, arrivando ad approvare una legge che rende obbligatorio per i supermercati donare i prodotti ancora commestibili e avanzati al circuito del volontariato, per l’assistenza ai poveri. Negli Stati Uniti è diventata una moda: è stata Michelle Obama a usare con grande frequenza la doggy bag, ed a farsi fotografare mentre porta a casa il cibo recuperato dal ristorante. La richiesta della doggy bag al ristorante in Cina si chiama dabao che, letteralmente, significa “Mi faccia un pacchetto” e viene considerato un comportamento da persone educate.

Dovremmo tutti, proprio tutti, convincerci di quanto sia utile la doggy bag, o food bag come la si voglia chiamare, e portare a casa il cibo avanzato a tavola contrastando così lo scandaloso spreco di cibo e permettendoci anche di risparmiare. In Italia lo spreco di alimenti vale ogni anno dai 300 ai 400 euro per famiglia.

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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