Gli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia utilizzati nella Fase 2

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Foto: Unsplash.com

Utilizzare gli alberi abbattuti dalla tremenda tempesta che ha investito il Nordest gli ultimi due giorni di ottobre del 2018 per risollevare le aziende del legno colpite, come quasi tutte, dalla crisi economica causata dalla pandemia. Lo sta facendo la «Fattoria del Legno», azienda di Caltrano vicino a Vicenza, che ha chiamato i professionisti della zona a lavorare in smart working sui suoi tavoli realizzati con i tronchi schiantati dalla tempesta Vaia del 2018. L’impresa vicentina non è la sola ad aver pensato prodotti innovativi in «legno solidale» per sostenere la Fase 2 della pandemia.

È tutta la filiera del legno delle aziende certificate Pefc Italia (Programme for endorsement of forest certification) che sta reinventando i suoi progetti. Già nella Fase 1, diverse imprese, soprattutto piccole e medie, hanno continuato a produrre imballaggi e altri supporti per le aziende biomedicali e alimentari. Lo hanno fatto utilizzando il legname ricavato nelle foreste alpine delle Dolomiti e del bellunese, falcidiate dalla tempesta Vaia che ha abbattuto 14 milioni di alberi provocando danni per 1,7 miliardi di euro. 

Allo stato attuale si è recuperato solo il 50 per cento del legname caduto, non completando così la messa in sicurezza dei boschi e non contenendo lo spreco di una quantità di materiale prezioso. È per questo che l’iniziativa delle aziende Pefc di utilizzare quel legname per la Fase 2 non è solo un modo per tenere in piedi la loro produzione e il loro reddito, ma è anche un contributo al ripristino di un ecosistema forestale distrutto e della sicurezza delle comunità montane.

Tra le altre, la friulana Legnolandia ha progettato una postazione ombrellone in legno solidale e tessuto traspirante tipo mascherine chirurgiche, la cremonese Aschieri – De Pietri ha costruito barriere protettive in abete e plexiglass per negozi e uffici, e la Palm di Viadana ha realizzato particolari pallet in legno Pefc per aziende farmaceutiche, biomedicali e ortofrutticole.

Enzo Riboni da Corriere.it

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