Cineaste dell'Honduras contro la violenza di genere nel cinema

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Foto: Collectiva de Cineastas Hondureñas

Le cineaste e le lavoratrici dell’industria audiovisiva dell’Honduras lavorano per la creazione di  spazi sicuri liberi da violenza di genere, nel rispetto dell’uguaglianza dei diritti delle donne e delle persone queer. A partire da quest’estate, lo faranno con l’entrata in vigore di un protocollo che stanno sviluppando con l'Istituto Hondureño della Cinematografia (IHCINE), che sarà vincolante per tutte le produzioni nazionali appoggiate da questo ente. 

Si tratta di una grande vittoria per il cinema dell’Honduras. Il protocollo è stato sviluppato per l'Istituto Hondureño della Cinematografia grazie al lavoro della Colectiva de Cineastas Hondureñas  che riunisce oltre 80 donne e persone di genere non binario che lavorano in ambito documentaristico e cinematografico. Uno spazio creativo composto da attrici, registe, tecniche audio, montatrici e produttrici. Unite per la prima volta in un collettivo che possa valorizzare film e documentari scritti, prodotti e interpretati da donne ma anche formare la nuova generazione di professioniste del settore.

Insieme, per superare il divario di genere dell’Honduras, paese centroamericano che si posiziona 59esimo nell’ultima classifica del Global Gender Gap Report (che traccia un bilancio del raggiungimento della parità nel mondo). Una disparità che si ripercuote anche nella produzione cinematografica, meno del 10% dei film in Honduras sono diretti da donne e prevale un cinema con personaggi femminili che ripetono stereotipi consolidati nella società patriarcale.

“Con l’approvazione del protocollo per il contrasto alla violenza di genere nell’industria siamo davanti a una svolta per il nostro cinema,” racconta Jessica Guifarro, documentarista e co-fondatrice della Colectiva de Cineastas de Honduras, insieme alla regista Laura Bermúdez. “Dalla sua pubblicazione chiunque lavori nel settore potrà partecipare a quest’iniziativa con l’Istituto Hondureño della Cinematografia, promovendo così spazi di lavoro sicuri per tutte e liberi da ogni genere di discriminazione.”

Il processo di sviluppo del protocollo ha avuto l’obiettivo di identificare le situazioni di molestie e le discriminazioni nel settore audiovisivo e cinematografico tramite sondaggi, interviste e ricerche e disegnare un sistema di trattamento che sia confidenziale e accessibile per coloro che hanno subìto discriminazioni e molestie.

Inoltre, si parla anche di formazione su temi di uguaglianza, rispetto ed inclusione del personale che lavora nel settore cinematografico e audiovisivo e di un monitoraggio a lungo termine del suo funzionamento sui posti di lavoro.

Un grande cambiamento promosso da IHCINE e dalla Colectiva de Cineastas Hondureñas. La Collettiva è un progetto unico nel panorama centroamericano fin dalla sua nascita, avvenuta sette anni fa. Il loro lavoro è quello di formare la nuova generazione di cineaste e documentariste con il corso “Una mirada propia” e anche far conoscere al pubblico documentari scritti e interpretati da donne, grazie alla mostra cinematografica “El sueño de Alicia”. Un’iniziativa dedicata alla figura di Alice Guy, la prima regista di film di finzione nella storia del cinema, che agli albori del 900’ in Francia ottenne la licenza di esercitare una professione fino a quel momento riservata solo agli uomini. Guy aveva iniziato a sperimentare con le idee innovative che avrebbero portato al successo i fratelli Méliès ed è stata apripista del cinema che affronta temi legati al femminismo.

La mostra “El sueño de Alicia” si inserisce ogni anno nei 16 giorni di azione contro la violenza di genere, che prendono il via ogni 25 novembre, ed è itinerante per diverse parti del paese, dalla capitale Tegucigalpa alle comunità rurali, scuole e anche davanti alle maquilas, le fabbriche industriali del nord del paese dove moltissime operaie vengono sfruttate e sottopagate. Quest’anno la mostra si concluderà il 25 novembre, per non sovrapporsi alle prossime elezioni presidenziali che avranno luogo in Honduras il prossimo 30 novembre.

E l’idea di realizzare il protocollo di contrasto alla violenza di genere è nata dalle tante denunce ricevute dal collettivo, dove molte studentesse del corso raccontavano le molestie e gli abusi vissuti in contesti lavorativi.

“L’80% dei documentari prodotti dalle nostre studentesse raccontano il tema della violenza di genere, intrafamiliare, lavorativa, di coppia, degli stupri, abusi e violenze subìti da quasi tutte le compagne del collettivo durante la nostra vita,” continua Guifarro. “I documentari sono un ritratto del nostro paese: della violenza, della discriminazione, delle molestie che viviamo in quanto donne e persone di genere non binario. Ad esempio, il razzismo che vivono le donne Garifuna [popolazioni indigene afrodiscendenti della costa caraibica dell’Honduras] raccontato nel documentario Negrita della nostra studentessa Gabriela Solano oppure Living Bodies di Andrea Arauz che evidenzia gli stereotipi che vivono donne e bambine e gli alti indici di violenza nel paese.”

Nel paese centroamericano di 16 milioni di abitanti, la violenza di genere è in crescita. Nel 2024 ci sono state 231 morti violente di donne e bambine, il 68% delle quali sono classificate come femminicidi. La maggior parte di vittime sono state le giovani tra i 20-39 anni, secondo dati dell’organizzazione femminista Centro Diritti Donne dell’Honduras (CDM), che ha anche aiutato il collettivo nella stesura del protocollo e a fornire risposte alle tante denunce ricevute relativamente alla violenza nell’industria audiovisiva.

A fine 2019, è entrata in vigore la legge del cinema in Honduras che sta aprendo nuovi scenari, offrendo opportunità di formazione, offrendo opportunità di formazione, residenze e finanziamenti per raccontare storie sull’Honduras e sulle sue differenze culturali. E nuove occasioni vengono così create anche per le crew di donne che si sono formate all’interno del collettivo, composte da tecniche, montatrici, operatrici di suono.

Si tratta della nuova generazione di professioniste del cinema, qualificate per lavorare in Honduras, senza dover emigrare dal paese, pronte per raccontare le proprie storie.

Monica Pelliccia

Foto: Collectiva de Cineastas Hondureñas

Monica Pelliccia

Monica Pelliccia è giornalista freelance. È specializzata in questioni sociali e ambientali, specialmente su tematiche come la tutela della biodiversità, i diritti delle donne, le migrazioni climatiche, le popolazioni indigene e i movimenti sociali. Ha realizzato reportage, fotoreportage e video, in particolare dal Centro e Sud America, come Honduras, Guatemala, Messico, Costa Rica, Brasile, Ecuador; dalla Palestina e da diversi paesi asiatici come Cambogia, Sri Lanka e India e dall’Europa pubblicati su testate italiane e internazionali come Mongabay, The Guardian, El Pais, L’Espresso e Altreconomia.

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