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Chiamami con il mio nome
Codici di condotta
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ALTRO MODO. Soluzioni diverse a problemi comuni è un podcast di Unimondo un progetto di Fondazione Fontana Onlus. Testi e voce narrante sono di Michele Simeone. Grafica a cura di Ayla Parisi. Musica di BoDleasons, tratta da Pixabay con licenza Pixabay.
Oggi parliamo di Affetti Oltre il Genere, un’associazione nata dalla volontà di un gruppo di genitori di ragazze e ragazzi transgender di creare un gruppo dedicato a fornire informazioni, aiutare e portare in primo piano le necessità di persone transgender e dei loro cari.
BUON ASCOLTO: https://www.spreaker.com/user/17285516/chiamami-con-il-mio-nome
TESTO: Un cambiamento, per essere affrontato, ha bisogno di conoscenza: serve sapere a cosa si va incontro e in che direzione si vuole andare.
Per certi argomenti può essere piuttosto semplice, ma per altri l’impegno richiesto è sicuramente maggiore, soprattutto quando questi temi non sono ancora così comuni. Considerando le statistiche internazionali, in Italia si stima che ci siano 400.000 persone transgender, ossia persone la cui identità di genere non è quella tipicamente associata al sesso assegnato loro alla nascita, a differenza delle persone cisgender per le quali invece lo è.
Ciò nonostante, la confusione sul tema e sui termini ma anche la discriminazione rimangono comunque molto diffusi. Le persone transgender possono iniziare a percepire la propria disforia di genere già in età evolutiva, un periodo in cui l’attivazione di un percorso di transizione può aiutare davvero molto, ma questo può lasciare le persone vicine spiazzate e preoccupate.
S. P. “Diciamo che tendenzialmente la prima cosa che succede a un genitore che ascolta il coming out del figlio non è tanto il: ”oddio, non voglio crederci”, ma è la paura, spesso è la paura di non essere in grado di... nel senso che è vero che fortunatamente da una parte si inizia a parlarne molto di più, di persone transgender, ma non è ancora così comune, cioè nel senso che si tende comunque ancora a nascondere, ma soprattutto per la paura del giudizio. Quindi da genitore ti posso dire Michele che la prima cosa che scatta nella testa di un genitore è la paura di come può essere trattato o trattata tuo figlio o tua figlia, cosa potrebbe subire, cosa gli riserva il futuro.
[...]
Il problema, se vogliamo chiamarlo problema, principalmente è quello di andare a cercare tutte le informazioni possibili per poter essere il più possibile d'aiuto e quindi anche perché le difficoltà, credimi Michele, sono immense, ma non per quanto riguarda l'accettazione da parte del genitore, sì da parte della società, sicuramente sì, ma proprio è tutta una serie di problematiche a livello burocratico, legale e quant'altro…”
Con queste parole Silvia Pessina ci racconta il punto di vista dei genitori di ragazze e ragazzi transgender, situazione che ha vissuto in prima persona. Ora è membro del direttivo di Affetti Oltre il Genere, un’associazione nata dall’esperienza di genitori che hanno dovuto confrontarsi con il coming out dei propri figli e la mancanza di punti di riferimento dove trovare informazioni a riguardo. Hanno quindi voluto creare uno spazio pronto ad accogliere chi si sarebbe trovato nelle stesse situazioni in futuro, aperto anche alle persone che vogliono aiutare e conoscere.
Le difficoltà per le persone che decidono di intraprendere un percorso di transizione sono molteplici, tra le altre il poter essere seguiti da professionisti durante il percorso, risulta piuttosto complesso. Al momento l’unico centro multidisciplinare per incongruenza/disforia di genere e stati intersessuali in età evolutiva e adulta si trova a Firenze, presso l'azienda ospedaliera universitaria Careggi. Chi ha la fortuna di poter accedere a questi servizi, considerando i tempi d’attesa, può usufruire del servizio sanitario nazionale, ma chi viene escluso deve invece appoggiarsi a privati con i costi che ne conseguono. Ogni genitore vuole il meglio per il proprio figlio o figlia e l’associazione Affetti oltre il genere si adopera per essere una fonte di informazione e, soprattutto, di supporto per tutti gli affetti legati alle persone transgender.
S. P. “Cerchiamo veramente di essere sempre presenti, di aiutare il più possibile: abbiamo degli sportelli, lo sportello di ascolto, abbiamo una sorta di accoglienza per i genitori e per tutti gli affetti che hanno bisogno di saperne di più, facciamo dei gruppi di socializzazione, abbiamo delle attività anche di formazione e di counseling, abbiamo uno sportello psicologico, quindi adesso nell'associazione abbiamo proprio una psicologa di riferimento, quindi questo veramente sta aiutando tanto sia i genitori, ma abbiamo notato che anche i ragazzi spesso e volentieri prendono in mano la loro situazione e vanno comunque a contattare la psicologa.
[…]
Abbiamo anche lo sportello legale e abbiamo anche i gruppi di auto-mutuo aiuto, quindi diciamo che di cose tendiamo a farne tante, sotto tanti aspetti. Una delle cose che stiamo cercando di integrare un pochino di più è quella di riuscire a fare degli incontri in presenza, cosa che non è molto semplice perché comunque l’associazione, essendo un’associazione nazionale, ovviamente ha all'interno associati che arrivano un po' da tutta Italia, quindi diciamo che quella è una parte un po' più difficile da sviluppare, però nell'online siamo veramente tanto presenti.”
Uno dei risultati dell’associazione, che ha avuto anche una certa eco mediatica, è stato il riconoscimento della carriera alias da parte dell’azienda di trasporti Start Romagna. La presa di posizione da parte dell’associazione e una volontà di dialogo e comprensione da entrambe le parti ha fatto si che in breve tempo si risolvesse un problema che, per le persone cisgender, comporta uno sforzo pari a quello della normale educazione, mentre per le persone transgender è di vitale importanza.
La carriera alias, o identità alias, consente di potersi presentare e venire indicati su determinati documenti con il nome di elezione, ossia il nome in cui ci si riconosce. Questo permette di evitare di dover utilizzare il cosiddetto dead name, ovvero il “nome di battesimo”, nel quale non ci riconosce più. L’importanza di questa pratica è dovuta alla difficoltà del percorso necessario in Italia per la modifica dei dati anagrafici, composto da diverse tappe che possono durare anni: prima della sua conclusione non sarebbe possibile essere indicati con un nome diverso da quello di battesimo e la carriera alias permette di evitare questo disagio. La carriera alias è maggiormente diffusa nelle università ma meno nelle scuole, dimenticando che l’uso del dead-name è una forma di violenza che può avere gravi conseguenze, dall’abbandono scolastico al suicidio.
S. P. “La carriera alias è alla base del benessere di una persona T. Questo perché? Perché la carriera alias permette alle persone transgender di essere riconosciute proprio per come vogliono essere riconosciute.
[…]
Cos'è la cosa importante della carriera alias? Che adesso noi parliamo di età evolutiva, quindi parliamo sì di trasporti, parliamo di scuola. Quindi la cosa importante che cos’è? Che i ragazzi e le ragazze transgender ma anche bambini, perchè noi in associazione abbiamo anche bambini di 10 anni, 12 anni, entrano a scuola, devono poter chiedere l'attivazione della carriera alias. Per loro che cosa significa? Entrare nella scuola ed essere assolutamente chi vogliono essere dal primo giorno. Questo cosa significa? Che sono riconosciuti come tali in tutto l'ambito scolastico, ovviamente non su quelli che sono poi gli atti ufficiali, i documenti ufficiali, perché purtroppo lì dovrà apparire, fino a che non verrà fatto il cambio anagrafico ufficiale, il nome anagrafico. Quindi che cosa significa? Oltre al nome sul registro, significa anche poter andare negli spogliatoi che preferiscono, poter usufruire del bagno che preferiscono. Quindi è veramente un qualcosa di assolutamente basilare per loro. Perché altrimenti parliamo tanto di inclusione nella scuola, ma questa inclusione effettivamente non c'è. Cioè, se questa carriera alias viene negata, non possiamo parlare di inclusione di una persona.
[…]
e la carriera alias è quel primo passo verso una cosa abbastanza importante; che ovviamente poi per loro comunque vedere sulla pagella il loro nome anagrafico è comunque frustrante, però perlomeno durante tutta la carriera scolastica vengono comunque riconosciuti come esattamente vogliono essere riconosciuti. E questo è veramente fondamentale.”
Le attività di Affetti Oltre il Genere offrono un supporto fondamentale a chi decide di intraprendere questo tipo di percorso e ai loro cari.
Il viaggio verso la costruzione del proprio io è, per usare un eufemismo, complicato, e l’idea di prendere posizioni che minano i diritti delle persone di trovare se stessi la trovo perlomeno anacronistica, visto che spesso non riguardano nessuno se non chi ne è beneficiario. Il lavoro di Affetti Oltre il Genere aiuta ad avvicinarci sempre più a una società che sia concretamente più inclusiva, dove esista il diritto di vivere serenamente il percorso di autodeterminazione e comprensione dell’Io, ma soprattutto di libertà.
Per l’associazione Affetti oltre il Genere ha partecipato Silvia Pessina, membro del direttivo dell’associazione che ringrazio per la gentilezza e la disponibilità.
Michele Simeone

Sono Michele Simeone, nato in provincia di Trento nel 1992. Laureato in Tecnologie Forestali e Ambientali all’Università di Padova, ho poi conseguito un master in Gestione e Conservazione dell’Ambiente e della Fauna presso l’università di Parma, assecondando la mia passione per la montagna e la natura. Dopo gli studi ho lavorato per 5 anni in un vivaio a Riva del Garda e ho ritrovato il mio interesse per la comunicazione durante la pandemia di Covid19, avvicinandomi al mondo dei podcast. Con duei amici ho creato Bestiacce, un podcast di divulgazione scientifica in chiave goliardica e per SanbaRadio di Trento ho preparato Terra Terra, un programma in 6 puntate sulla cura delle piante domestiche. Per Unimondo scrivo e registro Altro Modo, il mio primo podcast di giornalismo.