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Chi lega la Lego? La petizione di Greenpeace contro l’accordo con Shell
Codici di condotta
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Signore e signori, grandi e piccini, Greenpeace presenta un breve cortometraggio adatto alla visione dell’intera famiglia. Sul grande schermo scorrono una serie di immagini in sequenza. Gli orsi camminano sul candido manto nevoso, un branco di lupi osserva il territorio vicino a un bosco di pini, un pescatore eschimese gioisce del suo successo, alcuni ragazzi giocano a hockey, altri a calcio, un gabbiamo si riposa in cima a un iceberg. “Everyting is not awesome”, “tutto ciò non è fantastico” inizia a cantare una voce in sottofondo. Compaiono gru, pompe, trivelle e tanti uomini in rosso e sulla torre di perforazione un manager in completo grigio e un vistoso sigaro in bocca proprio dinanzi a un cartello in secondo piano col divieto di fumo. È poi il turno del magma nero, il petrolio, che fuoriesce dalla trivelle e copre il mare, i pesci, un bambino che stringe il suo orsacchiotto, i lupi, l’orso e il pescatore visti all’inizio del video, un cagnolino dagli occhi dolci, due ragazzi con lo sguardo interdetto, un gufo, due innamorati, un ragazzo con le cuffie all’orecchio che piange, un orso che cerca di salire su un iceberg circondato dal nero del petrolio su cui svetta una bandiera, quella della Shell.
È contro la nota multinazionale che Greenpeace punta il dito nel tentativo di sensibilizzare sul problema dello sfruttamento petrolifero nell’Artico. La corsa ai “forzieri” del sottosuolo artico appare già da tempo avviata, favorita non solo dal progressivo esaurimento dei giacimenti sinora sfruttati e dai risultati soddisfacenti delle ricerche sui preziosi e inesplorati giacimenti dell’Artico ma anche dall’assenza di una sovranità riconosciuta sull’intera area. Russia, Canada, Norvegia, Stati Uniti, Islanda e Danimarca (e non solo) stanno guardando da anni con estremo interesse alla possibilità di mettere le mani su quella fortuna, in termini “energetici”, e hanno indotto le compagnie petrolifere ad avviare trivellazioni sul territorio, con conseguenze devastanti sull’ambiente. D’altra parte è proprio attraverso il progressivo surriscaldamento globale e la riduzione dei ghiacciai che sono state fornite nuove enormi opportunità nella vasta regione sopra al Circolo Polare Artico, con l’apertura di rotte fino a pochi anni fa inaccessibili, necessarie per trasporti e commerci. Tutti elementi che inducono ancora di più Greenpeace a lanciare la campagna a difesa dell’Artico.
Ma c’è di più. Il video realizzato da Greenpeace è stato interamente realizzato con mattoncini Lego, con i quali è stato ricreato il tipico habitat dell’Artico, poi inghiottito da una colata nera di petrolio. Non si tratta affatto di una trovata pubblicitaria lusinghiera per la più nota marca di costruzioni per bambini. “Shell ha stipulato con Lego un contratto pubblicitario a livello internazionale. Questo contratto – ha insinuato l’associazione ambientalista - fa parte di una strategia di marketing accurata per ‘comperare’ amici che possano associare la compagnia petrolifera a valori positivi e rendere più accettabili i suoi piani di trivellazione nell’Artico”. In virtù dell’accordo stipulato, la Lego ha impresso il marchio Shell su alcune delle sue confezioni giocattolo e la fabbrica danese è stata invece autorizzata alla vendita di giocattoli nelle stazioni di servizio della Shell; azioni che non possono che indurre milioni di bambini (la nuova generazione di consumatori) a costruire un forte vincolo di fedeltà con la conchiglia giallo-rossa della multinazionale del petrolio. E sulla pagina facebook di Greenpeace scatta anche la protesta degli omini della Lego, disgustati dal fatto che la loro azienda si sia coalizzata con il gigante del petrolio per “ripulire la sua immagine” mentre sta avviando i lavori di trivellazione dell’Artico. Un’azione che contribuisce al surriscaldamento globale che sta portando al danneggiamento dei ghiacci artici e al loro scioglimento, oltre ai rischi di una perdita di petrolio nella regione impossibile da “ripulire”.
La protesta fatta inscenare da Greenpeace agli omini della Lego punta a raccogliere firme per una petizione che chieda all’azienda di giocattoli di troncare i rapporti con Shell, ribadendo così l’impegno della ong a lottare per un mondo salubre e per uno sviluppo sostenibile. Impegno peraltro condiviso a parole dal presidente di Lego, Jørgen Vig Knudstorp, appena alcuni mesi fa, in onore al nome stesso dell’azienda, che deriva dall’espressione danese “leg godt”, ossia “gioca bene”.
“Shell sta inquinando l’immaginazione dei vostri figli“, così riporta in calce il fotogramma conclusivo del video di Greenpeace. Una ragione, al pari di quella della salubrità del globo, che induce a chiedere con forza a Lego di rompere il contratto promozionale che Shell sta conducendo attraverso i mattoncini-giocattolo più noti del pianeta.