Balcani nell’Ue, integrazione graduale?

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Foto: Unsplash.com

Stimolare la convergenza con i paesi Ue, creare un mercato comune regionale e proseguire con l’integrazione settoriale nel mercato unico europeo sono tra gli obiettivi del rinnovato impegno dell’Unione europea nei confronti dei paesi dei Balcani Occidentali. Ma il percorso resta in salita.

Negli ultimi tre mesi dell’anno appena concluso si sono moltiplicate le occasioni di incontro tra i sei leader dei paesi dei Balcani Occidentali e i rappresentanti dell’Ue e degli stati membri. Tra gli appuntamenti principali vi è stato il summit del Processo di Berlino svolto a Tirana lo scorso ottobre e il vertice Ue-Balcani Occidentali organizzato ai margini del Consiglio Europeo a metà dicembre a Bruxelles. 

Di fronte all’impatto economico causato dall'aggressione russa contro l’Ucraina e le conseguenze della crisi pandemica, al centro dell’agenda politica europea sta il nuovo piano di crescita per i Balcani Occidentali, voluto dalla Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, e ufficialmente presentato per approvazione alle istituzioni decisionali europee il 9 novembre scorso. L'obiettivo principale del piano è di favorire la convergenza socio-economica tra i paesi della regione e l’Unione, e bilanciare il fatto che il processo di integrazione europea dal punto di vista politico non ha fatto passi avanti significativi nel corso del 2023. 

Cosa prevede il nuovo piano di crescita?

Il livello di convergenza economica dei paesi della regione si stima sia   attualmente tra il 30% ed il 50% della media dell’Ue in termini di prodotto interno lordo: a questo ritmo serviranno diversi decenni per ridurre il divario con i paesi membri. 

Di fronte a tale prospettiva, l’Ue si impegna ad introdurre un nuovo strumento finanziario per l’attuazione di un programma di riforme nella regione incentrato sulla convergenza. Il piano di crescita mira ad una maggior integrazione economica tra i paesi della regione e l’Ue, l’attuazione delle riforme fondamentali e una maggior assistenza finanziaria. 

Ai paesi della regione viene richiesto di elaborare un programma di riforme in materia di convergenza socioeconomica, che passerà al vaglio della Commissione. Le procedure previste dal piano sono allineate ai  piani nazionali di ripresa e resilienza previsti per i paesi membri. 

L’obiettivo principale degli investimenti, con  circa il 50% della dotazione a disposizione, è rivolto alla connettività in materia di trasporti ed energia, alla transizione verde e digitale e all’istruzione e sviluppo delle capacità, settori questi considerati moltiplicatori per lo sviluppo economico. Gli investimenti infrastrutturali saranno gestiti attraverso il quadro per gli investimenti nei Balcani (WBIF), strumento già utilizzato nell’ambito del Processo di Berlino. 

Le risorse messe a disposizione sono pari a sei miliardi di euro per il periodo 2024-2027, di cui due miliardi sono contributi a fondo perduto e il resto sono prestiti agevolati erogati dall’Ue. L’allocazione delle risorse per ciascun paese si basa sul calcolo della  popolazione (al 60%) e del PIL pro capite (al 40%).

Il sostegno fornito dal piano di crescita andrà a complementare i fondi messi a disposizione dall’esistente strumento di preadesione (IPA III), il quale mira all’allineamento delle legislazioni nazionali con l’acquis in vista della prospettiva adesione all'Ue. I due strumenti proseguiranno in maniera distinta, assicurandosi comunque sinergie tra loro.

Un’integrazione più graduale

Nel corso degli ultimi due anni si sono moltiplicate le iniziative dell’Ue che promuovono un’integrazione graduale dei paesi balcanici nell’Unione, allontanando nel tempo la prospettiva di adesione. 

Il Consiglio Europeo di giugno 2022   ha invitato la Commissione, il Consiglio e l’Alto Rappresentante ad avanzare verso la realizzazione dell’integrazione di questi paesi, fermo restando che il processo resta reversibile e basato sul merito...

L'articolo di Gentiola Madhi segue su Balcanicaucaso.org

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