Crisi climatica: di chi è la “colpa” degli effetti sull’Africa?

Stampa

Foto: Unsplash.com

Chi sono i “responsabili” degli effetti della crisi climatica che si stanno abbattendo con sempre più veemenza sul continente africano? La risposta di un campione di oltre 50mila africani, contenuta in un’indagine i cui risultati sono stati pubblicati il 24 luglio su Nature, per certi aspetti sorprende.

Le persone intervistate sono state 53.444, provenienti da 39 paesi del continente e sentite tra il 2021 e il 2023. Secondo quasi la metà del campione (il 45%, pari a 26.735 persone) le catastrofi naturali in atto, e connesse ai cambiamenti climatici, sono dovute principalmente all’inazione dei governi degli stati africani.

Per il 30% degli intervistati, invece, più che i governi a peggiorare sempre di più le condizioni climatiche dell’Africa sono proprio i suoi cittadini con comportamenti individuali scorretti. Il 13% degli interpellati crede che la colpa sia dei paesi avanzati che emettono i volumi maggiori di emissioni climalteranti, a cominciare da Stati Uniti e Cina. Mentre solo l’8% addossa delle responsabilità al mondo industriale e imprenditoriale, e dunque ad esempio alle compagnie dell’oil & gas

Gli intervistati provenienti da paesi dell’Africa occidentale sono quelli che accusano in modo più convinto i governi africani. In Uganda, Benin, Etiopia, Ghana e Kenya le colpe vengono divise equamente tra governi e popolazione.

Diversi gradi di istruzione, diverse percezioni

I coordinatori della ricerca, Talbot Andrews e Nicholas Simpson, fanno notare che la percezione del fenomeno e delle sue cause varia a seconda del livello di istruzione della persona intervistata.

Chi ha avuto accesso a un livello medio o elevato di istruzione, e ha la possibilità di informarsi attraverso Internet o interagire con l’esterno attraverso i social media, da un lato tende ad attribuire delle colpe ai paesi ricchi e alle grandi aziende e, dall’altro, non si limita a criticare il suo governo ma prova a lanciare delle proposte di cambiamento e ad agire e comportarsi di conseguenza.

Chi invece non ha fiducia nel suo governo perché ad esempio lo reputa corrotto, e al contempo non ha avuto la possibilità di istruirsi, è più probabile che venga spinto a puntare il dito contro chi governa anche quando si parla di crisi climatica. Un atteggiamento di sfiducia che spesso finisce con il riguardare non solo i governanti ma anche i concittadini.

Temperature record in Africa

Sulla correlazione tra cambiamenti climatici e aumento delle temperature nell’ultimo anno in Africa è incentrato uno studio pubblicato lo scorso 30 maggio, dal titolo: “Climate change and the escalation of global extreme heat: assessing and addressing the risks” (Cambiamenti climatici e aumento del caldo estremo globale: valutazione e gestione dei rischi) e redatto da Climate CentralRed Cross / Red Crescent Climate Centre e World Weather Attribution (WWA).

Dallo studio è emerso che tra maggio 2024 e maggio 2025 gli aumenti delle temperature causati dai cambiamenti climatici hanno colpito 42 dei 54 paesi africani. Di queste 42 nazioni, 10 hanno registrato tre o più mesi in cui le temperature giornaliere sono state superiori del 90% rispetto al periodo tra il 1991 e il 2020.

Nell’anno preso in considerazione il periodo in assoluto più caldo nel continente è stato quello tra il 14 e il 30 dicembre 2024 in un’area estesa tra l’Africa centrale e occidentale, dal Senegal al Sud Sudan alla Repubblica Centrafricana. In Sud Sudan, in particolare, un’ondata di caldo record c’è stata nel febbraio di quest’anno.

«Tutti i paesi africani sono colpiti dal cambiamento climatico e sono interessati da un’ampia gamma di eventi meteorologici estremi, tra cui ondate di calore, siccità, incendi boschivi, tempeste e inondazioni», spiega a Nigrizia Joyce Kimutai del WWA, ricercatrice associata al Centre for Environmental Policy dell’Imperial College di Londra. «In Africa orientale, ad esempio, quasi tutti i paesi hanno subito devastanti inondazioni a marzo dello scorso anno, seguite da un caldo persistente all’inizio di quest’anno»...

Segue su: Nigrizia.it

Ultime su questo tema

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Il modello Milano, oltre le inchieste

08 Agosto 2025
La gestione del post-Expo, l'egemonia della finanza, una partecipazione debole in nome della democrazia proprietaria: come funziona lo sviluppo immobiliare nella città di Sala. (Jacobin-Ita...

Un passo avanti per la giustizia climatica

07 Agosto 2025
Il 23 luglio la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha pubblicato il parere consultivo sugli obblighi degli Stati in materia di cambiamento climatico. Primo fra tutti l’obbligo di adoperarsi...

Video

A. Nanni (ACLI): Cittadinanza