Cittadini incompiuti

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Immigrati in fila per la "regolarizzazione"

Quando ci interroghiamo su una cittadinanza incompiuta, proponendo di dirigerci verso un suo orizzonte plurale, occorre avere la consapevolezza che una cultura nel mondo esiste già. Occorre passare dall’ineludibilità alla scelta.

Le ACLI hanno aperto un dibattito politico sulla cittadinanza nel nostro Paese confrontandosi sull’identità stessa dell’Italia e sui diritti-doveri del cittadino – a 150 anni dal conseguimento dell’unità nazionale che ci apprestiamo a celebrare, nel 2011. Per il presidente Olivero “solo mettendo in discussione la nostra identità di italiani, europei e cittadini del mondo riusciremo a compiere significativi passi in avanti sui diritti di cittadinanza nel XXI secolo”.

Trattasi di una scelta culturale e politica che mette al primo posto il bene comune dell’Italia, da costruire insieme attraverso azioni sociali ispirate alla responsabilità condivisa e all’etica del futuro.

Si tratta di fare anche oggi in un contesto sociale plurale e complesso, ciò che i padri costituenti fecero 60 anni fa quando, nel tante volte citato, articolo 3 della Costituzione, essi sancirono il principio di uguaglianza dei diritti affermando che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Le Acli propongono di passare da una concezione stato-centrica della cittadinanza a una umano-centrica. Sono infatti molteplici le trasformazioni sociali, culturali, demografiche che interrogano oggi la nostra idea di cittadinanza e ci chiedono di ampliare i suoi orizzonti. Alcune questioni ci pongono di fronte limiti che mostrano l’esigenza di un nuovo paradigma. Tali limiti, se non resi espliciti ed affrontati, amplieranno sempre più la voragine che rende incompiuta la cittadinanza, erodendo maggiormente le basi del riconoscimento civile, politico e sociale delle persone. Una cittadinanza inefficace corrode la coesione sociale.

L’Italia deve offrire a tutti la possibilità di immaginare, progettare e lavorare per un futuro migliore.

Un primo e decisivo passo, che le Acli sostengono, è la riforma radicale della Legge 91 del 5 febbraio 1992. Tale legge è fondata sul principio dello jus sanguinis che, se in passato poteva costituire la struttura portante della disciplina, alla luce degli attuali flussi migratori e del carattere strutturale e stabile dell’immigrazione, come molti relatori ci hanno ricordato, dovrebbe essere ridefinita secondo principi più aggiornati, come quelli dello jus soli e dello jus domicilii (diritto di domicilio, di residenza).

A noi sta, dunque, a cuore che

a) non venga anacronisticamente imposta la rinuncia alla cittadinanza di origine, ma sia consentito il mantenimento della doppia cittadinanza;

b) siano stabilite procedure chiare, ragionevoli e rapide, che garantiscano la naturalizzazione degli immigrati, soggiornanti di lungo periodo, e dei loro figli;

c) 5 anni di residenza fissa in Italia siano sufficienti per il riconoscimento della cittadinanza e tutti i diritti-doveri ad essa collegati a partire dall’esercizio di voto attivo e passivo.

d) si stabiliscano inoltre delle procedure che tengano conto anche dell’impegno sociale e civico del richiedente e che abbiano una tempistica certa per evitare lungaggini burocratiche.

e) dovrà essere favorito anche l’accesso al Servizio civile Nazionale per quei ragazzi e ragazze appartenenti alle seconde generazioni, perché possano offrire il loro contributo alla crescita del bene comune.

A tal fine, particolare attenzione va posta sulle famiglie immigrate e sulla questione dei ricongiungimenti familiari, la cui regolamentazione non deve compromettere l’unità familiare.

 

Sintesi a cura di Fabio Pipinato dell’intervento conclusivo del presidente delle Acli Andrea Olivero al 42° incontro di studi delle Acli che ha avuto luogo a Perugia. La sintesi è stata elaborata per il convengo “Sentire sicurezza” che avrà luogo a Villa Sant’Ignazio – Trento il 26 novembre p.v.

 

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