Canton Ticino: vietato l'ingresso agli italiani

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Stando alla sua Costituzione, il Ticino è “una repubblica democratica di cultura e lingua italiane nella Confederazione elvetica”. Eppure questo Cantone ha sempre avuto una relazione complessa con l’Italia, in particolare con i suoi immigrati. La paura del cosiddetto “inforestierimento” ha, in effetti, causato un approccio di grande chiusura all’immigrazione, sia a per quanto riguarda le politiche pubbliche, sia per quanto riguarda l’atteggiamento della popolazione autoctona. In generale, la storia di immigrazione italiana in Ticino è fatta sopratutto di pagine buie.

Non solo il Ticino, comunque: la Confederazione Elvetica è stata lungamente caratterizzata da uno spiccato atteggiamento xenofobo rivolta contro gli immigrati italiani. In occasione dei 150 anni d’unita d’Italia, vi è chi, anche in Svizzera, ha riconosciuto che “Le storie degli immigrati italiani sono spesso caratterizzate da un passato simile, fatto di povertà e a volte di soprusi, proseguite lungo un percorso sinuoso, doloroso”. L’ammissione di colpa era comunque accompagnata dall’appunto che queste storie, “comunque, si sono concluse frequentemente con la conquista di un posto al sole”. In effetti, la presenza di seconde e terze generazioni di immigrati italiani è oggi molto forte, soprattutto in Ticino: e come spesso accade in questi casi, i ruoli si sono – almeno in parte – capovolti. Ora sono i discendenti di immigrati italiani stanno portando avanti istanze di forte chiusura verso i nuovi flussi migratori, provenienti sia dall’Italia, sia da altri Paesi stranieri.

Il Ticino, infatti, continua ad essere una delle mete principali per gli emigranti italiani, così come pure per molti dei profughi dall’Africa del Nord. La Svizzera ed il suo Cantone italiano sono più volte salite agli onori delle cronache, per così dire, per via delle sempre più aggressive campagne xenofobe contro immigrati italiani ed extra-comunitari, tanto da meritarsi un richiamo ufficiale da parte del Consiglio d’Europa. Sentimenti populisti ed anti-xenofobi, comunque, sono stati canalizzati da un partito in particolare, la Lega dei Ticinesi, che attraverso un messaggio semplice, aggressivo e spesso volgare ha triplicato i suoi consensi nelle elezioni cantonali, raggiungendo il 29.78% nel 2011.

Ci sono, ovviamente, una varietà di considerazioni che possono legittimamente portare ad una chiusura delle politiche in materia di immigrazione. Tuttavia, il perdurare di una esplicita xenofobia nella sfera politica ed in quella sociale dimostrano l’anomalia del sistema elvetico. La Svizzera e, più specificamente il Canton Ticino, sono infatti rarissimi esempi di come il malcontento anti-immigrati possa rinforzare il sistema dominante, basato su una chiusura localistica per la quale diventa normale auto-escludersi dall’area Schengen e proibire tramite referendum la costruzione di moschee sul territorio. E così, mentre in tutta Europa i movimenti anti-immigrati sono generalmente considerati anti-sistema, in Ticino partiti e campagne xenofobe finiscono per essere in qualche modo integrati nell’ideologia di Stato. Con buona pace di tutti gli immigrati; e soprattutto di quelli italiani, che un secolo dopo le prime ondate risultano ancora poco graditi agli autoctoni, compresi quelli che, anche se oggi se ne dimenticano, di quelle ondate fecero parte.

Lorenzo Piccoli

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