Regno Unito: l'Alta Corte fa riaprire il caso sulle armi a Riad

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Importante vittoria legale delle campagne britanniche per il controllo del commercio di armi. L'Alta Corte di Londra ha infatti accolto l'istanza promossa dalla "Campaign Against Arms Trade' (Caat) e dall'associazione ' Corner House' che lo scorso anno avevano aperto un'azione legale per chiedere la riapertura dell'inchiesta avviata nel 2006 dall'Ufficio anti-frode (SFO) sul caso di presunta corruzione attuata dal colosso militare britannico Bae Systems a favore della famiglia reale dell'Arabia Saudita per aggiudicarsi, ai tempi del governo Thatcher il contratto 'Al Yamamah', il più grande contratto mai siglato dal Regno Unito con Riad per forniture militari di 120 caccia bombardieri Tornado, Hawk ed altri mezzi alle forze armate saudite per un valore complessivo di 43 miliardi di sterline (circa 57 miliardi di euro): il contratto fu siglato nel 1985 dal ministro della Difesa saudita, Principe Sultan, e dal suo omologo britannico, Michael Heseltine.

L'inchiesta dell'Ufficio anti-frode era stata bloccata su pressione di Tony Blair, allora Primo Ministro, per ragioni di "sicurezza nazionale": secondo i documenti dell'Alta corte di Giustizia, nel dicembre 2006 Blair avrebbe chiesto all'Ufficio anti-frode (Serious Fraud Office - Sfo) di porre fine alle indagini oppure ci sarebbe stato il rischio di nuovi attentati terroristici a Londra.

Secondo le indagini del quotidiano 'The Guardian', la richiesta di Blair risponderebbe invece alle forti pressioni dell'Arabia Saudita che avrebbe chiesto al governo britannico di far interrompere l'indagine come condizione per siglare un nuovo accordo per la fornitura di 72 Eurofighter Typhoon del valore 6 miliardi di sterline (8,9 miliardi di euro). Anche l'attuale Primo Ministro Gordon Brown avrebbe sostenuto Tony Blair nel far pressioni sul direttore dell'Ufficio anti-frode, Robert Wardle, per porre fine all'inchiesta.

Va ricordato che, sebbene la consegna dei Tornado sia ormai finita, l'affare 'Al Yamamah' è tuttora in corso: l'Arabia Saudita infatti continua a pagare ogni anno milioni di sterline alla BAE per manutenzione, aggiornamento e training per i sistemi militari venduti a Riad. L'affare riguarda in parte anche l'Italia: nell'ambito dei "programmi internazionali di coproduzione" italiani segnalati dalla Relazione sull'export di armi del 2004 figuravano infatti 11 autorizzazioni "destinazione finale Arabia Saudita, per un controvalore di 91 milioni di euro rientranti nel programma Tornado" proprio con la Gran Bratagna.

Il Serious Fraud Office (SFO) stava indagando sui conti svizzeri legati alla famiglia reale saudita nell'ambito di una più ampia indagine sulla Bae. Stando a un'inchiesta pubblicata nei mesi scorsi dal quotidiano britannica Guardian, la Bae ha trasferito un miliardo di sterline su un conto aperto alla Riggs Bank di Washington a nome del principe saudita Bandar, per anni ambasciatore negli Usa, con trasferimenti da 30 milioni di sterline ogni tre mesi, per almeno 10 anni. Fonti legali riferirono al Guardian che tali trasferimenti di denaro erano stati effettuati con la conoscenza e l'autorizzazione del ministero della Difesa, durante il governo di Tony Blair e dei suoi predecessori. Sulla vicenda hanno avviato un'inchiesta anche le autorità svizzere e americane.

Nella sentenza i giudici Moses e Sullivan hanno respinto le motivazioni relative alla sicurezza nazionale addotte dal governo per esigere la chiusura dell'inchiesta: "Temiamo per la reputazione dell'amministrazione della giustizia se essa può essere sovvertita da una minaccia - hanno scritto i giudici. Nessuno, né all'interno né fuori dal paese, ha il diritto di interferire con il regolare corso della giustizia. Il principio di legalità sarebbe privo di qualunque significato se non riuscisse a porre dei limiti all'arroganza del potere".

La sentenza é stata salutata con soddisfazione dai due gruppi di pressione che con una specifica campagna, "Control BAE', avevano richiesto di riaprire l'inchiesta e denunciato il comportamento della BAE e del governo, cioé l'associazione anti-corruzione 'Corner House', e quella contro il traffico d'armi, 'Campaign Against Arms Trade' (CAAT). Secondo Susan Hawley di Corner House, "stabilendo che i membri del governo non possono servirsi della scusa della sicurezza nazionale quando un'indagine non é di loro gradimento, i giudici hanno difeso il diritto all'indipendenza dei procuratori, che non devono essere soggetti a pressioni politiche".

Nessun commento da Downing Street né dall'Attorney General: il governo britannico ha ora due settimane per ricorrere in appello, ma non sono in pochi coloro che in Parlamento ritengono probabile il nulla osta per la riapertura dell'inchiesta. [GB]

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