Public Eye Awards, un "riconoscimento" per gli irresponsabili

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Il Forum economico mondiale (WEF) apre i battenti a Davos il 25 gennaio. Lo stesso giorno vengono consegnati i "Public Eye Awards", riconoscimenti non certo ambiti, che mettono sotto i riflettori del mondo il comportamento particolarmente irresponsabile di determinate aziende. Organizzazioni non governative di tutto il mondo hanno fornito alla Dichiarazione di Berna e a Pro Natura - le due ONG svizzere ideatrici del "Public Eye" - una lista con una ventina di nominativi di aziende svizzere e internazionali che si sono distinte per il loro dis-impegno in materia ambientale, sociale e fiscale. Tra le ditte nominate lo scorso anno, solo la Nestlé è riuscita a "difendere" la sua nomination. Alla multinazionale svizzera viene rimproverato, tra le altre cose, lo stile aggressivo con cui spinge la vendita dei prodotti alimentari per neonati.

Sulla lista si trovano anche i nomi di Kendris, Alcoa, Bayer, Chevron, Citigroup, Coca Cola, Fila, GAP, Tesco, Vattenfall Europe e Disney. Anche le grandi della chimica, come Novartis, Ciba e Syngenta, sono in lizza per il "premio". Viene rimproverato loro di fare troppo poco per risanare i vecchi depositi di rifiuti chimici nel Giura. Per la prima volta, gli organizzatori assegneranno anche un vero e proprio premio al merito. In questo modo, spiega Oliver Classen della Dichiarazione di Berna, si vuole evitare che il Public Eye venga associato all'idea di organizzazione che ama parlar male degli altri. "Vogliamo spargere sale nelle piaghe delle aziende", afferma Classen. Oggi sarebbero ancora troppe le società che interpretano la responsabilità aziendale in primo luogo come difesa degli interessi degli azionisti.

I dirigenti che s'incontrano ogni anno a Davos "distolgono coscientemente l'attenzione dalle sofferenze delle donne che cuciono i jeans di marca in Bangladesch o dai soprusi subiti dalle popolazioni che vivono in zone ricche di petrolio", continua Oliver Classen. I "Public Eye Awards" dovrebbero ricordare ai dirigenti aziendali e ai politici che l'opinione pubblica tiene d'occhio quello che fanno. Sonja Ribi, di Pro Natura, ritiene scandaloso che determinate aziende possano permettersi di ignorare le leggi e approfittare di regimi corrotti e autoritari. Solo regole vincolanti a livello internazionale potrebbero rendere le aziende responsabili e perseguibili da un punto di vista giuridico.

Critiche al WEF

I "Public Eye Awards" rimproverano al WEF di propagare all'estremo libero mercato e concorrenza, e questo a dispetto delle crisi umanitarie e ambientali che si verificano a livello internazionale. Anche se c'è chi ritiene che il libero mercato e la concorrenza siano il motore della crescita e, di conseguenza, un'opportunità per ottenere più benessere e più democrazia per tutti, la protesta contro la loro difesa ad oltranza è riuscita ad ottenere un cambio di paradigma. Ora non è più chi punta il dito contro un'azienda a dover dimostrare che sussiste un comportamento scorretto. Sempre più spesso tocca alle aziende il compito di dimostrare qualcosa: la loro innocenza.

Fumo negli occhi?

Il WEF garantisce ad alcune organizzazioni non governative l'accesso a determinati seminari. Per il "Public Eye" questi sforzi sono solo fumo negli occhi. Nonostante abbia fatto spazio ad un "Open Forum", il WEF rimane tutt'altro che neutrale, poiché i diversi gruppi sociali non sono rappresentati in modo equivalente. "Se non fosse così", ammonisce il "Public Eye on Davos", "accanto alla conquista dei mercati asiatici e alla febbre delle nuove tecnologie, in programma ci sarebbero anche discussioni sulle conseguenze di un impegno economico a breve termine, sulle condizioni di lavoro disumane, sulla distruzione delle basi di sostentamento". L'Open Forum - che a differenza di Public Eye è integrato nel WEF - accoglierà i consiglieri federali Moritz Leuenberger, Joseph Deiss e Micheline Calmy-Rey. Interverranno anche Timothy Garon Ash, professore a Oxford, e i patron di Nestlé (Peter Brabeck) e Novartis (Daniel Vasella). Etienne Strebel (traduzione, Doris Lucini)

Fonte: Swissinfo
Per approfondimenti: Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer

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