La Banca Mondiale si sfila da INGA 3 in Congo

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Un passo indietro “pesante”. Così possiamo definire la rinuncia della Banca mondiale a finanziare il mega progetto idroelettrico di Inga 3, nella Repubblica Democratica del Congo. Due anni fa, l’istituzione con sede a Washington aveva staccato un assegno di 71 milioni di dollari per i lavori preparatori relativi alla realizzazione dell’opera, essenzialmente studi sugli impatti socio-ambientali e sulla fattibilità tecnica.

In tutto questo tempo gli studi non sono nemmeno iniziati, a causa di pesanti irregolarità nelle procedure di aggiudicazione degli appalti. Quando, lo scorso maggio, il Project Director di Inga 3 ha proposto di procedere con la costruzione anche senza le già citate valutazioni, la World Bank ha compreso che così era difficile rimanere nel progetto, comunicando a fine luglio la sua decisione negativa in merito alla questione.

Intanto, una coalizione di 12 Ong congolesi aveva scritto ai vertici dell’istituzione, invitandola a dare priorità ai bisogni delle comunità e così facendo destinare almeno il 50 per cento della produzione di Inga 3 alla cittadinanza locale o prendendo in considerazione altri ipotesi, più sostenibili sia ambientalmente che economicamente. Secondo Danny Singoma, direttore esecutivo dell’organizzazione CENADEP, pensare che i benefici ai congolesi arrivino dai ricavi dell’esportazione dell’energia è del tutto utopico, perché già in passato tale assunto si è sempre rivelato sbagliato.

In attesa di sviluppi, ci si chiede chi metterà i 14 miliardi di dollari necessari per portare a termine Inga 3. L’African Development Bank, la Banca Europea per gli Investimenti e il governo francese hanno da tempo espresso un interesse, ma visto il peso specifico a livello politico che da sempre ha la Banca mondiale nel supportare le grandi dighe, non sono escluse sorprese e ulteriori ripensamenti.

Da Recommon.org

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