Italia: condannato ad 8 mesi lo storico siciliano Carlo Ruta

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Il 27 settembre scorso il tribunale di Messina ha condannato lo storico siciliano Carlo Ruta ad otto mesi di carcere. Carlo Ruta, autore del sito www.leinchieste.com, è un giornalista catanese che negli ultimi anni si è occupato di importanti casi di cronaca (a partire dal caso del giornalista Giovanni Spampinato, assassinato dalla mafia) e degli intrecci tra politica, mafia ed economia nel siciliano.

Abbiamo già parlato di lui e della vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto alcuni mesi fa. Va oggi aggiunta la condanna subita in tribunale. Leggiamo su L'Isola possibile che Carlo "Era stato querelato dal procuratore della Repubblica di Ragusa Agostino Fera e dall'avvocato Carmelo Di Paola, presidente del collegio dei probiviri della Banca Popolare Agricola di Ragusa, solo per aver accolto su www.accadeinsicilia.net la versione di un ex funzionario pubblico, Sebastiano Agosta, pure lui condannato a otto mesi, circa una vicenda miliardaria che dagli incartamenti dello stesso procuratore esce come fumosa. Il primo atto, censurato da larghe espressioni della società civile, era stato nel dicembre 2004 l'oscuramento del sito. Il carcere ne è in fondo il seguito "naturale".

Durissimo il comunicato stampa dell'Associazione PeaceLink, ad oggi, almeno da quel che vediamo, l'unica voce di rilevanza nazionale ad essersi levata in difesa di Carlo Ruta. Due i punti salienti evidenziati dal comunicato stampa. Il primo riguarda la situazione dell'informazione antimafia, a rischio dopo vari episodi come quelli di Carlo Ruta. PeaceLink ricorda quelli di Umberto Santino, presidente del Centro di Documentazione siciliana 'Peppino Impastato' e di Marco Benanti, ex direttore responsabile del portale Erroneo.org.

L'altro riguarda il silenzio totale che avvolge la vicenda di Carlo Ruta, lasciato solo anche dai "salotti radical-chic di certa sinistra" pronti a mostrarsi paladini della libertà davanti ad episodi già al centro della ribalta (vengono fatti i nomi di Santoro, Biagi e Luttazzi), ma "colpevolmente silenti (e pertanto omertosi) quando il pugno del potere mafioso colpisce attraverso i tribunali chi lavora contro il malaffare e la criminalita' lontano dalle luci dei riflettori, dalle vetrine televisive e dalla ribalta del palcoscenico".

E' quest'ultimo un passaggio ancor più importante dopo le polemiche suscitate (e rilanciate in questi giorni su vari blog e forum su Internet) dall'ultima puntata della trasmissione Anno Zero condotta proprio da Santoro su RAI2. Nella puntata i conduttori Santoro e Travaglio sono tornati con l'ospite Antonino Ingroia sulla storia del covo di Totò Riina. Travaglio e Ingroia hanno ripetuto ancora una volta le accuse già lanciate nei confronti del Capitano Ultimo e di Mario Mori, accuse dalle quali i due carabinieri sono già stati pienamente assolti in tribunale. Il Capitano Ultimo ha chiesto di intervenire in trasmissione per presentare la sua visione dei fatti (che è poi la stessa già accolta nel processo) ricevendo da Santoro un secco rifiuto e sarcastica derisione. Fa notare Antonella Serafini di PeaceLink che la puntata del programma era dedicata alla mafia. Si è preferito però parlare di "un argomento attualissimo, che ha solo 13 anni" evitando di denunciare che "un giornalista antimafioso in sicilia si è visto recapitare a casa un manifesto mortuario con il nome in bianco" e di Carlo Ruta.

di Alessio Di Florio

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