Italia: Giornata dell'antimafia ricordando le vittime

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"Non basta combattere la mafia bisogna sconfiggerla". Don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione Libera ricorda le parole pronunciate dal presidente Ciampi nel gennaio scorso nel corso dell'inaugurazione della piazza della memoria dedicata ai magistrati vittime delle stragi. Don Ciotti, dopo aver partecipato alla manifestazione contro la guerra di domenica, aprirà oggi martedì 21 a Torino la 'Giornata della memoria in ricordo delle vittime delle mafie'. "La mafia - afferma il fondatore del Gruppo Abele- non sarà mai sconfitta se non cambia profondamente la politica. E l'informazione televisiva dovrebbe avere un ruolo assai diverso dando voce a queste voci di libertà. Meno informazione vuol dire meno democrazia" - sottolinea don Ciotti in un'intervista a Articolo 21. "Meno informazione vuol dire meno democrazia, meno partecipazione, meno conoscenza, meno strumenti per aiutare la crescita di un nuovo senso di consapevolezza civile e di appartenenza. E' grave privare i cittadini del diritto di essere informati" - nota don Ciotti .

L'iniziativa intende ribadire la solidarietà nazionale sulla questione della lotta alle mafie e rendere più tangibile il filo che lega tutti i territori italiani nella memoria nell'impegno e nella elaborazione di una cultura della legalità. Momenti centrali della manifestazione di Torino saranno l'incontro con i familiari di chi è morto per mano della criminalità organizzata e un corteo per le vie della città lungo il quale risuoneranno i nomi delle vittime. L'iniziativa, nata per volontà dell'Associazione Libera fondata da don Luigi Ciotti, è stata celebrata per la prima volta a Roma nel '96 e si è svolta ogni anno in una città diversa. Nel 2006 olimpico è stata scelta Torino con la volontà di creare dei ponti tra nord e sud, tra est e ovest e di ribadire la solidarietà nazionale sulla questione della lotta alle mafie. ''In una Torino - spiegano i promotori - che con le Olimpiadi si è fatta nodo di una rete mondiale di sport, mediaticità, cultura, solidarietà, affari, appalti e sponsorizzazioni, portiamo un 21 marzo che vuole verificare la capacità di costruire quelle reti che producono legalità democratica perché producono qualità sociale e che vuole denunciare le reti che, producendo impoverimento ed esclusione concorrono direttamente e indirettamente a generale illegalità''. Unico slogan: "Non c'è legalità senza qualità. Qualità del lavoro qualità della politica qualità dell'economia, qualità dell'ambiente, qualità della scuola, qualità urbana, qualità dell'assistenza.

"In questa epoca di grave crisi dello Stato "Sociale" diventano fondamentali le "reti" per costruire quella "qualità" fondamento di legalità democratica. "Reti" che promuovono, che costruiscono opportunità, che sorreggono, che tutelano, che rappresentano. "Reti" locali (di quartiere, nazionali), "Reti" internazionali" - sottolineano i promotori. "Ma oltre e contro queste reti di vita, ci sono le reti di morte. Le reti di chi si organizza per diffondere intimidazione, paura, violenza⅀ di chi si attrezza per distruggere quella qualità della vita e per sgretolare direttamente e indirettamente quella legalità democratica. Le reti di morte sono le organizzazioni criminali che soffocano il territorio: con il pizzo, l'usura, il traffico di sostanze stupefacenti, di persone, l'infiltrazione negli appalti pubblici, nell'economia legale. Le reti di morte sono le organizzazioni criminali che hanno fatto i conti con la globalizzazione e si sono internazionalizzate in maniera assai efficace".

Nelle scorse settimane Libera aveva denunciato il drastico calo di confische dello Stato a dieci anni dall'approvazione della legge per l'uso sociale dei beni confiscati per reati di mafia. "Lo Stato non sembra oggi più in grado di "scovare" i beni dei mafiosi: dal picco del 2000-2001, con quasi mille confische all'anno, si è precipitati alle 374 confische del 2004 e ancora alle 161 dell'ultimo anno. In questi ultimi anni si è così assistito a delle scelte discutibili, a partire da quella di affidare all'agenzia del Demanio l'intera gestione dei beni, dal sequestro alla confisca" - notava Libera a proposito della proposta di legge di iniziativa governativa che intendeva modificare la legge Rognoni-La Torre: un progetto di legge nei confronti del quale è partita una vera e propria rivolta anche grazie all'appello di Libera. [GB]

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