Ddl Gelmini. Nonviolenza, creatività e facebook

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Altro che facinorosi, black block ,violenti o assassini. I giovani stanno dimostrando in tutta Italia “la fantasia al potere”. Su Internet la parola d’ordine dell’ala creativa del movimento: «Nessuno scontro». Saranno colorati- spiegano sui blog vicini al movimento che occupa La Sapienza- «perché non siamo black block», e andranno «in direzione opposta alla zona rossa» per distinguersi dai fratelli maggiori, per allontanare lo spettro del 14 dicembre, tutte quelle urla, il fumo. Oggi sarà un arcobaleno.

Dai balconi stessi si dirà no alla riforma. «Qui si discute», spiegano. Lo dimostra la lettera inviata a Napolitano, che rimbalza sui profili di Facebook. «Se porrà la Sua firma alla legge Gelmini Lei sancirà la cancellazione del Diritto allo Studio, uno dei diritti fondamentali della Costituzione intesa come patto fondante della nostra società, che garantisce equità e democrazia». Burocratese, ma il testo gira veloce lo stesso. «Non violeremo la zona rossa e stupiremo il governo, la manifestazione sarà tranquillissima », dice Giorgio Sestili, portavoce di “Atenei in rivolta”, il network on line che riunisce la galassia no-Gelmini. A Sassari la riforma viene scritta in casa. Se fosse scritta a Roma, a loro dire, vi sarebbe la più totale privatizzazione.

Un cult, in queste ore frenetiche di preparativi, è la performance in Senato di Rosi Mauro, il pasticcio che ha costretto Schifani a far ripetere il voto. Il video gira su YouTube con sottotitoli sferzanti. «Metti una leghista a Palazzo Madama e vedi il risultato…», si sbellicano nei commenti sul "tubo". A chi parla di movimento diviso tra creativi e duri i ragazzi rispondono con un comunicato: «Non è stata rabbia cieca quella di martedì scorso, nessuna spaccatura sta emergendo fra gli studenti e le studentesse. Con noi c'erano gli aquilani, gli abitanti di Terzigno, i lavoratori della Fiom», scrivono.

«Stiamo arrivando, ci troverete dove meno ve lo aspettate» allertano gli studenti sul web. Nessuna certezza ancora sui percorsi e gli obiettivi dei tre cortei che sono pronti a snodarsi per la città. Tra chi propone di colorare le fontane di rosso tra flash mob, cortei funebri in memoria dell’istruzione pubblica e scioperi della fame, è iniziata la sfida più grande per tutto il mondo studentesco. «La dimostrazione nonviolenta è lo strumento di opposizione più difficile da utilizzare. Richiede idee, perseveranza, coraggio» dice Marco Menu, studente di giornalismo alla Sapienza. Qualcun altro incalza ancora sulla necessità di mettere in scena una protesta non sottotono - ma che non fornisca ulteriore motivo per stigmatizzare le motivazioni degli universitari – ricordando le parole dell’ultima lettera di Saviano: «Se tutto si riduce alla solita guerra in strada, questo governo ha vinto ancora una volta».

Ma la fantasia la fa da padrona. Un microcorteo va verso la CGIL per chiedere lo sciopero generale. I pochi facinorosi infiltrati son sperduti e non hanno più una massa da rivoltare. È la massa che li ha rivoltati. Andrea Casaleggio cita Bakunin («La rivoluzione è sempre per tre quarti fantasia e per un quarto realtà») mentre in strada prende vita la sfilata al ritmo della hit dell’estate Wawa-waka, chitarra alla mano e cappello da Babbo Natale in testa. Armati di cellulari e videocamere, i ragazzi twittano minuto per minuto le loro mosse e chi non c’è promette il suo sostegno mediatico per far rimbalzare da un account all’altro gli aggiornamenti che arrivano dalla piazza. La riforma probabilmente passerà ma la nonviolenza resterà. I genitori applaudono nei commenti: “Bravi ragazzi”. [F.P.]

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