Brasile: Lula favorito, ma insoddisfacente per i popoli indigeni

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Secondo i sondaggi gli ultimi scandali che hanno coinvolto l'entourage di Lula non dovrebbero scalfire l'immagine del presidente-sindacalista che le rilevazioni statistiche continuano a dare intorno al 51,5% delle preferenze di voto. Unica speranza per il principale dei sette sfidanti di Lula, il socialdemocratico Geraldo Alckmin, dato al 27,5%, è riuscire a raggiungere un ballottaggio che comunque si concluderebbe sempre con una netta affermazione del presidente uscente, almeno stando ai rilevamenti. I 126 milioni di brasiliani chiamati alle urne domenica voteranno anche per il rinnovo di 513 deputati e 27 senatori federali, 1.059 deputati statali e 27 governatori in una campagna elettorale record per i costi, calcolati intorno ai 90 milioni di dollari solo per la propaganda elettorale, l'80% dei quali sono stati spesi dai partiti dei due principali sfidanti, il Partito dei lavoratori di Lula e quello socialdemocratico di Alckmin. Complessivamente, al Brasile le elezioni costeranno invece circa 300 milioni di dollari, con le urne che saranno trasportate nei punti più lontani e impervi del paese, dal nord poverissimo alla foresta amazzonica - riporta l''agenzia Misna.

Il Consiglio indigenista missionario (CIMI), una delle organizzazioni per i diritti umani più importanti per il sostegno dei popoli indigeni, critica la politica del Goverrno Lula circa gli indigeni brasiliani. "La situazione degli indigeni brasiliani sostanzialmente non è cambiata. E' vero che nel marzo 2006 è stata istituita la Commissione per la politica indigena ma di fatto finora essa esiste solo sulla carta". Il Cimi chiede l'adozione immediata di misure effettive a favore dei 235 popoli indigeni del Brasile. Anche l'ONU critica la politica brasiliana per gli indigeni - riporta riporta l'Associazione per i popoli minacciati (APM). "Le popolazioni indigene si sentono abbandonate a se stesse e perseguitate dalle istituzioni, afferma il Relatore speciale dell'Onu sul razzismo Doudou Diène, che in ottobre 2005 ha guidato una Commissione d'inchiesta in Brasile e nel febbraio 2006 ha presentato un rapporto. "Un dialogo tra gli indigeni e il Governo non esiste e le relazioni con la Funai sono tese.

"Quando Lula da Silva è stato eletto presidente del Brasile quattro anni fa la parte debole della società brasiliana aveva riposto le proprie speranze in lui. Secondo le ricerche dell'Associazione per i popoli minacciati (APM) la situazione degli indigeni brasiliani sostanzialmente non è cambiata" - sottolinea APM. Per quanto riguarda alcuni obiettivi come il miglioramento dell'educazione e la riduzione della mortalità infantile nelle popolazioni indigene non è ancora stato fatto molto. Sebbene le tribù dei Macuxi, Wapixana, Ingarik㳀, Taurepang e Patamona abbiano ricevuto il titolo di proprietà su 1,6 milioni di ettari nella zona di Raposa Serra do Sol nello Stato di Roraima, in generale il processo di riconoscimento delle richieste degli indigeni sui territori va molto a rilento. Il territorio è ancora la base vitale per gli uomini che condividono uno stretto rapporto con la natura e una condizione irrinunciabile per la propria sopravvivenza.

APM e il CIMI chiedono che il nuovo Governo brasiliano che sarà eletto il prossimo 1 ottobre di adeguarsi agli obblighi dettati dalla Convenzione ILO 169 per il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei popoli indigeni. [GB]

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