Amnesty: gli Usa rinuncino alle commissioni militari

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Amnesty International ha chiesto ieri al governo Usa di rinunciare alle commissioni militari e sottoporre a processo i detenuti di Guantánamo nelle corti ordinarie federali, senza ricorso alla pena di morte. Amnesty ha diffuso un nuovo rapporto, alla vigilia dell'avvio delle udienze delle commissioni militari, che il 26 marzo inizieranno il procedimento nei confronti di David Hicks, australiano, uno dei dieci detenuti incriminati sulla base del precedente sistema di giustizia militare, smantellato dalla Corte suprema federale a giugno.

Amnesty International sottolinea ancora una volta come i processi celebrati da questi organismi, istituiti dall'Atto sulle commissioni militari (Military Commissions Act, Mca), non rispettino gli standard internazionali e possano addirittura concludersi con una condanna a morte. "La profonda illegalità che ha caratterizzato i primi cinque anni di detenzione dovrebbe essere sanata da una totale adesione agli standard internazionali. Invece, questi processi rischiano di tradursi in una frettolosa corsa a condannare qualche imputato e di aggiungersi agli altri elementi che hanno fatto di Guantánamo il simbolo dell'ingiustizia" - ha affermato Susan Lee, direttrice del Programma America di Amnesty International.

Le commissioni militari operano in una sorta di vuoto legale. Gli imputati non possono appellarsi alle norme del diritto internazionale, alle Convenzioni di Ginevra o alla stessa Costituzione statunitense. Le commissioni militari, infatti, sono parte di un sistema che non prevede un rimedio giudiziario per i detenuti e le loro famiglie. Anche se un imputato venisse assolto, potrebbe continuare a essere considerato un "combattente nemico" e la sua detenzione potrebbe protrarsi a tempo indeterminato.

Nel contesto della "guerra al terrore", i detenuti sotto custodia Usa sono trattati come potenziali fonti d'informazioni ancor prima che come presunti autori di un crimine. Sono sottoposti a ripetuti interrogatori senza accesso a un avvocato o a un giudice. Le tecniche d'interrogatorio e le condizioni di detenzione rientrano in ciò che il diritto internazionale definisce tortura o altri maltrattamenti. "Le commissioni militari sono state fatte su misura per riprodurre le procedure illegali che le hanno precedute. Le informazioni estorte mediante trattamenti crudeli, inumani e degradanti saranno considerate ammissibili. Il governo potrà presentare prove senza rivelare i metodi con cui le ha ottenute" - ha proseguito Lee.

Nel settembre scorso, dopo aver trascorso anni in centri segreti di detenzione gestiti dalla Cia, 14 detenuti sono stati trasferiti a Guantánamo per essere sottoposti a processo da parte delle commissioni militari. Non hanno ricevuto alcuna incriminazione formale e persino adesso che il governo Usa si avvia a processarli, viene loro negato l'accesso alla difesa. "Riteniamo che le commissioni militari manchino dell'indipendenza necessaria per garantire un processo equo e sottoporre a esame l'operato del governo" - ha aggiunto Jumana Musa, osservatore di Amnesty International alle udienze tenute sotto il vecchio sistema delle commissioni militari. "In base a queste circostanze, non potrà esservi giustizia".

A causa dell'assenza di garanzie sull'equità dei procedimenti e del percorso di illegalità che ha condotto all'istituzione delle commissioni militari, Amnesty International chiede agli altri paesi di non fornire informazioni o assistenza nel corso dei procedimenti presso quegli organismi. Ulteriori informazioni Il Pentagono ha lasciato intendere che da 60 a 80 delle migliaia di detenuti considerati "combattenti nemici" potrebbero essere processati dalle commissioni militari, ma che questo dato potrebbe essere sovrastimato. A Guantánamo sono attualmente oltre 350 i prigionieri detenuti illegalmente e altre centinaia si trovano in centri di detenzione gestiti dagli Usa in Afghanistan. Non è chiaro se ulteriori prigionieri si trovino in centri segreti gestiti dagli Usa.

Amnesty International sta svolgendo una campagna perché l'Atto sulle commissioni militari sia abrogato o emendato in modo tale da rispettare gli standard internazionali. L'Atto, oltre a stabilire le procedure per lo svolgimento dei processi nelle commissioni militari, toglie alle corti statunitensi la competenza per ricevere ricorsi basati sull'habeas corpus da parte di cittadini non statunitensi detenuti come "combattenti nemici" e rafforza ulteriormente l'impunità per il personale Usa restringendo l'applicazione dell'Atto sui crimini di guerra.

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