Amnesty: “Porre fine alla pena di morte, anche in Europa!”

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Ieri 10 ottobre, in occasione della nona Giornata mondiale contro la pena di morte, le attiviste e gli attivisti di Amnesty International di ogni parte del mondo si mobilitano per chiedere la fine delle esecuzioni in Bielorussia, l'unico paese europeo e dell'ex Unione sovietica che ancora applica la pena capitale. "La Bielorussia è il solo paese in Europa che continua a pretendere di uccidere in nome della giustizia" - ha dichiarato Roseann Rife, esperta di Amnesty International sulla pena di morte.

Si ritiene che almeno 400 prigionieri siano stati messi a morte in Bielorussia dal 1991, ma il numero effettivo delle esecuzioni resta sconosciuto a causa della segretezza che circonda l'uso della pena di morte nel paese. I prigionieri vengono informati solo pochi minuti prima dell'esecuzione, che avviene mediante colpo di proiettile alla nuca. "La crudeltà della pena capitale in Bielorussia va ben oltre la fase dell'esecuzione. Le famiglie vengono informate solo settimane o persino mesi dopo, i corpi dei prigionieri messi a morte non vengono consegnati e neanche viene reso noto dove siano stati sepolti" - ha sottolineato Rife.

Nel 2010, Amnesty International ha registrato migliaia di esecuzioni in 23 paesi. Alla fine dello scorso anno, i condannati a morte in attesa d'esecuzione erano almeno 17.800. "Negli ultimi 10 anni, 31 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi, mentre Cina, Iran, Arabia Saudita, Stati Uniti d'America e Yemen restano tra i paesi che più frequentemente ricorrono alle esecuzioni, in alcuni casi in flagrante contraddizione col diritto internazionale dei diritti umani"- riporta Amnesty.

Per un’Europa finalmente libera dalla pena di morte, Amnesty International e l'organizzazione non governativa bielorussa Viasna promuovono un appello per chiedere al presidente Lukashenko di sospendere immediatamente le esecuzioni e commutare tutte le condanne a morte nel paese.

Il numero complessivo delle esecuzioni ufficiali registrato da Amnesty International è calato da almeno 714 nel 2009 ad almeno 527 nel 2010, ma l'organizzazione ricorda come la Cina abbia messo a morte migliaia di prigionieri nel 2010 di cui è difficile conoscere il numero esatto perchè "continua a mantenere il segreto sull'uso della pena di morte".

Quando Amnesty International è stata fondata nel 1961, erano soltanto nove i paesi ad aver abolito la pena di morte per tutti i reati. Oggi il numero dei paesi abolizionisti ha superato quello dei mantenitori. Questo importante risultato è il frutto dell’incessante attività del movimento abolizionista, ma il cammino verso un mondo libero dalla pena capitale è ancora lungo, come dimostra la triste notizia della recente esecuzione di Troy Davis negli Usa.

"La pena di morte è la più estrema delle punizioni crudeli, disumane e degradanti. La disumanità della sua applicazione emerge da ogni parte del mondo. I prigionieri raccontano delle devastanti condizioni di vita nei bracci della morte, della loro angoscia nell'attesa di un'esecuzione che spesso avverrà solo grazie alla "confessione", sotto tortura, di un crimine che sostengono di non aver commesso" - sostiene l'associazione.

Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica da più della metà dei paesi nel mondo. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione. [GB]

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