Acli: intervista a Andrea Olivero, riconfermato presidente

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Dopo la riconferma di Andrea Olivero a presidente delle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani) al 23mo Congresso Nazionale, il nostro portale lo ha intervistato su alcuni temi di attualità.

Presidente, negli Usa un immigrato di seconda generazione può diventare Presidente degli Stati Uniti mentre da noi si fatica o, meglio, si ha paura a parlare di cittadinanza.

Non si può continuare a parlare di "emergenza immigrati". Fanno sempre più parte della realtà. Sulle grandi questioni c'è una divisione in primis tra italiani e non solo tra italiani e stranieri. Serve un codice etico condiviso che ponga al centro questioni fondamentali come la famiglia, la dignità della donna, l'educazione dei figli. Insomma, un percorso chiaro e netto per una nuova legge sulla cittadinanza che vada oltre lo jus sanguinis. Questo percorso l'aveva iniziato prima il ministro Pisanu e poi Giuliano Amato; mi auguro che il nuovo governo continui su questo percorso.

Nel Paese c'è una domanda di sobrietà e rinnovamento. Lei pensa si tratti solo di antipolitica?

Affatto. Pur non condividendo le modalità di espressione di certa antipolitica le istanze da cui parte sono sacrosante e legittime. Il Paese deve dare risposte chiare con regole certe consentendo un ricambio importante della classe dirigente con due massimo tre mandati. Sono convinto che il ricambio è importante. Del resto si può far politica in tanti modi e non solo in parlamento o nei consigli regionali. Così facendo vi sarà molto più stimolo, nelle seconde o terze file, a correre, a misurarsi. A fare bene. Per dare l'esempio, le Acli hanno fissato in massimo otto anni il periodo in cui restano in carica i presidenti, locali e nazionali.

Parliamo di riforme, Presidente

Servono riforme che cambino il volto del paese. Gli schieramenti politici non possono agire da soli. L'istruttoria deve attraversare tutta la società italiana ed il terzo settore deve stare dentro a questo processo affinché le riforme si facciano insieme e con coraggio ben ancorati ai valori costituzionali. Serve una Convenzione costituente modello Attali dove si confrontino politici e società civile. Un invito a superare gli sterili schematismi e gli steccati ideologici del passato che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano nel suo messaggio ha definito "pienamente condivisibile".

Un esempio di Italia in positivo?

Come Acli abbiamo elaborato "Scommessa Italia". Molti progetti in positivo che sappiano descrivere il bene che già c'è. Tutti questi progetti si basano sui valori fondamentali delle Acli come solidarietà, accoglienza, qualità di relazioni.

Lei ha chiuso la sua introduzione proponendo i Punti famiglia. Cosa sono?

Sono occasioni per favorire l'incontro. Le famiglia si possono ritrovare in uno spazio per scambiare aiuti, bisogni, idee. Potrebbero nascere servizi veri e propri con aiuti specifici come banche del tempo, aiuto comunitario, micronidi, asili. Questi punti famiglia potrebbero aiutarci a fare un salto culturale. Ne abbiamo già costituito una decina in Italia.

Cosa farà la fondazione Achille Grandi?

Oggi nessuno forma alla politica. Provate a pensare ad un assessore al sociale che si trova a gestire la complessità dei territori. Sono in molti a trovarsi con incarichi di responsabilità senza avere una preparazione a monte. Non dobbiamo lasciarli soli.

Tre consigli alla politica

1. tornare al territorio;
2. dire si a forme di democrazia deliberativa sul territorio e no a sistemi verticistici dall'alto;
3. basta con logiche di cooptazione dei quadri dirigenti senza condivisione.
I rappresentanti del terzo settore in parlamento si possono contare su una mano. C'è un interesse per il nostro mondo che nasce dall'interesse per il territorio; la politica si accorge di noi solo ora, ad elezioni avvenute. Per questo deve fare autocritica in quanto noi rappresentiamo milioni di persone.

a cura di Fabio Pipinato

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