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Elezioni: Unimondo sceglie la responsabilità
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Meno 3 giorni alle elezioni politiche. Solita campagna elettorale con le promesse truffaldine di Berlusconi (l’ultimo inaccettabile inganno sono le lettere con l’impossibile rimborso IMU), con grida e insulti, con le istigazioni all’odio razziale che campeggiano sui manifesti della Lega. Le forze più responsabili – che ovviamente vanno cercate lontano dalla destra – stentano a imporsi a livello mediatico e i leader più credibili (Monti e Bersani), dopo vani tentativi di portare il dibattito sui temi veri, magari ragionando con pacatezza, sono costretti ad inseguire uno stile politico non consono alla loro personalità. Emerge Grillo, unica novità di questa tornata elettorale, ma una novità che testimonia un malessere generale e un tentativo di fuga dalla realtà per rifugiarsi nell’illusorio paradiso del “mandiamoli a casa tutti”. Vedremo lunedì se gli italiani sono saggi o smemorati e quale sarà il loro grado di rabbia o di sfinimento. Dietro l’angolo c’è la confusione, il caos, la Grecia. Con tutto il corredo di annessi e connessi: ricerca del capro espiatorio, crescita dell’estrema destra, sfiducia nell’Europa, credito all’estremismo e alle soluzioni facili. Anche di sinistra.
Intendiamoci, le ragioni per un rifiuto della politica ci sono tutte. Non solo gli scandali che hanno quasi azzerato la credibilità di un’intera classe dirigente. Ma un senso di degrado generalizzato, acuito da una crisi economica sempre più reale e preoccupante. L’Europa è percepita come burocratica e lontana, oppure come dominata dalla Germania, dai rigoristi e dai banchieri che impongono ricette liberiste, rivelatesi come devastanti salassi per la classe media ormai impoverita. Il resto del mondo si rivela una minaccia sia per il protagonismo dei paesi emergenti sia per i drammi africani che causano milioni di profughi alcuni dei quali giungono fino ai nostri lidi.
Pochissime sono le speranze riposte nell’attuale classe politica. Il lavoro è un’emergenza, ma le necessarie riforme non trovano adeguato consenso. I giovani sono sfiduciati: non solo non trovano opportunità ma neppure persone disposte ad ascoltarli. Ci vorrebbero cambiamenti istituzionali. Sono troppi anni che sentiamo parlare di riduzione dei parlamentari, di una legge sui partiti (dal loro finanziamento alla loro democrazia interna), di una normativa sul conflitto di interessi, di una legge elettorale decente… oggi non abbiamo in mano nulla.
Intanto l’Italia frana, è condannata dai tribunali internazionali per il sistema della giustizia, perde posizioni nelle classifiche della trasparenza mentre avanza in quella della corruzione. Insomma un paese in declino. I vent’anni berlusconiani sono stati devastanti. Quando stavamo per affondare intervenivano i governi di centro-sinistra (Prodi 1 e 2) oppure i governi tecnici. La situazione è stata salvata in estremis ma la discesa è continuata. Non sono stati incentivati o addirittura sono stati sacrificati alcuni possibili ambiti da cui poteva venire il riscatto: il terzo settore, il mondo dell’associazionismo, il servizio civile, ma pure l’ambiente, il paesaggio, le tecnologie innovative, il buon vivere italiano sono negletti.
Un quadro davvero inquietante. In questo contesto siamo chiamati al voto. Unimondo si schiera a modo suo. Un solo esempio: in gennaio le ong italiane hanno mandato ai candidati un appello in 10 punti, in cui si chiedeva di rilanciare la cooperazione internazionale. Alcune liste hanno aderito ritrovandosi in un incontro avvenuto qualche giorno fa. Chi c’era? Il Partito Democratico, Scelta Civica con Monti per l’Italia, Sinistra ecologia e libertà, Partito Socialisti Italiano, Rivoluzione civile con Ingroia, Unione di centro, Lista Liberali per l’Italia. Erano assenti i candidati del Pdl. Ecco il nostro campo sta con chi almeno si interessa a certe tematiche. Abbiamo amici candidati in molti di questi partiti, da Sel a Monti, dal PD a Ingroia, alcuni avranno la possibilità di essere eletti, altri no. Sappiamo però che porteranno in Parlamento i valori della pace, dei diritti umani e ambientali, di uno sviluppo alternativo e sostenibile.
Chiaramente la scelta spetta al singolo elettore. Come Unimondo continueremo a pungolare chiunque, senza guardare la sua appartenenza politica. Certo è che bisogna pensare responsabilmente che, con le buone o con le cattive, l’Italia dovrà avere un governo. La nostra sensibilità è di governo nel senso migliore del termine: non si cambia una città, un paese, il mondo avendo ragione ma restando all’opposizione. La vera sfida è convincere la maggioranza sulla bontà delle nostre idee. E se non riusciamo a convincere una maggioranza, almeno portiamo in Parlamento persone portatrici della nostra visione di futuro.
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