Coppie miste: quando l’integrazione passa anche dall’amore

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Foto: Pexel.com

«Voi però lo sapete, e io so che lo sapete!, che cosa sfidate. Ci saranno cento milioni di persone qui negli Stati Uniti che si sentiranno disgustate, offese, provocate dal vostro atto. E queste persone ve le troverete sempre contro, senza un giorno di sosta, per tutta la vita. Potrete cercare di ignorarne l’esistenza o potrete sentirne pietà per i loro pregiudizi, la loro bigotteria, il loro odio cieco, le loro stupide paure, ma quando sarà necessario dovrete saper stare stretti l’uno all’atra e fare pernacchie a questa gente. Chiunque potrebbe obiettare – e non a vanvera – contro questo vostro matrimonio. Gli argomenti sono tanti e non c’è bisogno di cercarli. Ma voi siete due esseri perfetti che vi siete innamorati e che purtroppo avete una diversa pigmentazione. E adesso io credo che, qualunque obiezione possa fare un bastardo contro la vostra intenzione di sposarvi, solo una cosa ci sarebbe di peggio e cioè che voi due, sapendo quello che fate, sapendo ciò che vi aspetta e sapendo ciò che sentite, non vi sposaste.»

Chi non ricorda il monologo di Matt (Spencer Tracy) nella pellicola del regista Stanley Kramer “Indovina chi viene a cena?” Padre di una giovane ragazza bianca si trova messo di fronte al fatto che la figlia si sia innamorata di un uomo afro-americano e che intende sposare. 

Era l’America degli anni ’60, quella in cui secoli di segregazione razziale cominciavano – ma molto lentamente – a sgretolarsi sotto il peso delle proteste di uomini e donne di colore che rivendicavano diritti e parità, a costo della loro vita: nel ’68 venne ucciso l’uomo simbolo della lotta anti-razzista, Martin Luther King. 

Nello stesso anno di uscita del film (ma a cent’anni dall’abolizione della schiavitù), il 1967, la Corte suprema americana pone fine con la sentenza Loving v. Virginia al divieto dei matrimoni misti negli Stati Uniti. Il Racial Integrity Act, la disciplina matrimoniale della Virginia in vigore dal 1929, viene dichiarata incostituzionale. Ma una sentenza non può cambiare una mentalità radicata: il matrimonio misto rimaneva e rimarrà per molto tempo un tabù, non solo in America e non solo per le coppie con il colore della pelle diverso. 

Dagli Stati Uniti, all’Europa, fino ad arrivare nel nostro Paese. La mixité sentimentale, cioè l’unione di persone provenienti da diverse culture, è un fattore in continua crescita e può essere considerato anche un termometro del processo di integrazione sociale dei cittadini immigrati. 

L’Istat riporta che nel 2019 in Italia il numero delle nozze con almeno un coniuge straniero sono state 34.185, cioè due matrimoni su dieci. Di questi, la parte più consistente (il 70,7%) è rappresentata dai matrimoni in cui uno degli sposi è italiano. Il 90,3% di queste unioni sono celebrate con rito civile. 

I dati dicono che nel 2019 la maggior parte delle nozze miste è stata fra un uomo italiano e una donna straniera: 17.924 celebrazioni contro 6.243 in cui una donna italiana ha contratto il matrimonio con un cittadino straniero. Le nazionalità sembrano variare molto, ma in linea generale si può dire che nel 2019 gli uomini italiani si sono uniti nel 17% dei casi con una cittadina rumena, nel 14% con un’ucraina, nel 6,5% con una brasiliana e nel 6,3% con una russa. D’altra parte le donne italiane si sono unite con cittadini marocchini nel 15,2% dei casi e con albanesi per il 9,7%. Ovviamente, agli italiani e italiane che si sono sposati con persone straniere, si devono aggiungere le coppie in cui entrambi i coniugi sono stranieri, uno dei quali era già residente in Italia. 

Nell’area in cui le comunità straniere sono più radicate e stabili, al Centro e al Nord Italia, la quota di matrimoni in cui almeno uno dei coniugi è straniero o straniera è decisamente più elevata, un matrimonio su quattro, mentre scende al 10% nel Sud Italia.

In testa alla classifica c’è la Provincia autonoma di Bolzano con il 32,4% delle unioni, seguita da Toscana, Umbria e Lombardia. 

Il trend dei matrimoni misti è sempre stato in crescita negli ultimi decenni. Secondo Neodemos, dal 1995 al 2015 questo tipo di unioni sarebbe aumentato del 180%. 

Nel 2015, l’Eurispes aveva stimato che partendo dalle quasi 28.000 unioni di quell’anno, si sarebbero raggiunte le 35.800 nel 2030. Ebbene, dopo solo 4 anni questa cifra non sembra tanto lontana. Non ci sarebbe da stupirsi se, considerate anche le unioni civili fra persone dello stesso sesso (legge entrata in vigore nel 2016), le convivenze more uxorio e le coppie non conviventi, il numero di coppie miste fosse di gran lunga superiore.

Per fare famiglia non ci vuole poi molto, alla faccia di quelli che dipingono le famiglie come dei monoliti tutti uguali. La famiglia contemporanea, anzi, le famiglie contemporanee (e quella italiana non fa eccezione) sono tutt’altro che omogenee: non potrebbe essere diversamente in una società liquida e globalizzata.

In questo contesto le coppie miste (di sesso uguale o diverso) sono la prova che la società va avanti per conto suo, senza chiedere il permesso. Le persone si amano, si mettono insieme, fanno progetti e costruiscono vie d’uscita, mondi di mezzo. È una sfida nella sfida che le persone non hanno paura di intraprendere e i dati ce lo confermano. 

Queste coppie possono incontrare difficoltà che talvolta si trasformano in ostacoli insuperabili, sia che si tratti di relazioni a distanza (e anche in questo il Covid ha fatto il suo), o di convivenza. Avere culture, tradizioni e religioni diverse, radici e modi di pensare diversi e dover trovare una mediazione non è sempre facile, di sicuro non è automatico. 

Le differenze culturali possono trasformarsi nel carburante o nel veleno della relazione. La coppia deve misurarsi con molte differenze a partire dalle piccole cose quotidiane, come il cibo in tavola, fino alla gestione dell’emotività e la lingua per esprimersi. Ci sono poi le grandi questioni, che complesse lo sarebbero già di per sé: l’interferenza delle famiglie d’origine e l’educazione dei figli. Se per nessuna coppia è facile, per quelle miste le difficoltà possono moltiplicarsi. Bisogna lavorarci su e magari, certe volte, non basta. Forse per questo, le unioni miste possono apparire instabili: il 9,4% delle separazioni o divorzi riguarderebbe proprio le coppie miste dopo dieci anni di convivenza (tendenzialmente cinque prima rispetto alle separazioni/divorzi delle coppie monoculturali) e con almeno un figlio a carico. E però, non ci si dovrebbe dimenticare che il trend di separazioni/divorzi è in aumento in linea generale, a prescindere dalla cultura di provenienza. 

C’è da dire che non mancano le storie di coppie che hanno fatto della diversità culturale un punto di forza e la usano come risorsa sia per abbattere i loro stessi stereotipi, che per gestire la pressione sociale. L’ingrediente segreto, secondo un articolo del Cosmopolitan italiano, sarebbe il relativismo culturale, concetto antropologico secondo cui ci si approccia all’altro con maggiore apertura mentale ed empatia, magari arrivando a combattere razzismo e diseguaglianze. E allora la famiglia mista diventa un laboratorio sociale, dove far nascere e crescere l’inclusività. Per i più avvezzi al mondo dei social, il caso degli influencer torinesi Raissa e Momo, che spopolano su TikTok con sketch divertenti sulla loro diversità culturale, è emblematico. Nonostante il senso dell’umorismo sia qualcosa che all’inizio può dividere – non tutti ridiamo per le stesse cose – anche l’ironia è un linguaggio comune che si può costruire con il tempo e che alla fine, come in molte altre situazioni della vita, diventa un’ottima cassetta del pronto soccorso.

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

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