ONU: 124 Paesi per abolire le armi nucleari, ma l’Italia non c’è

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Su proposta della Nuova Zelanda (testo in .pdf), ieri nella riunione del Primo Comitato dell’Assemblea Generale dell’Onu, 124 paesi hanno sostenuto la cosiddetta “Iniziativa Umanitaria” che, condannando gli effetti devastanti dell’uso degli ordigni nucleari, promuove la messa al bando di tutte le armi nucleari. L’Italia, a differenza di altri paesi dell’Unione europea e della NATO non figura tra gli Stati che sostengono l’iniziativa (vedi elenco qui)

La Rete italiana per il Disarmo insieme ad altre associazioni nazionali attive nella campagna internazionale ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) hanno scritto al Governo italiano chiedendo che anche l’Italia sostenga questa iniziativa superando gli ostacoli che impediscono di decretare la messa al bando delle armi nucleari.

Nella lettera, inviata al Ministro degli Esteri, Emma Bonino e al ViceMinistro Lapo Pistelli, Rete Disarmo evidenzia che “l’Italia ha una lunga tradizione di sostegno e promozione di iniziative multilaterali a favore del disarmo” e che “le organizzazioni della società civile hanno da sempre incoraggiato i nostri Governi in questa direzione, ritenendo che l’Italia abbia da svolgere un ruolo importante nelle iniziative diplomatiche multilaterali”. La lettera, promossa da Rete Disarmo, è stata sottoscritta anche da Associazione Italiana Medicina per la Prevenzione Della Guerra Nucleare (IPPNW Italia), Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, PeaceLink e dalla sezione italiana di World Foundation for Peace.

 

L’Iniziativa Umanitaria

La cosiddetta “Iniziativa Umanitaria” è la quarta di una serie di dichiarazioni congiunte sulla dimensione umanitaria del disarmo nucleare che, a partire dal 2012, diversi paesi hanno lanciato in sede internazionale dietro stimolo iniziale della Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC). Dopo Svizzera e Sud Africa stavolta è stato il turno della Nuova Zelanda nel rilanciare un’iniziativa che vuole sottolineare la “preoccupazione per le gravissime conseguenze umanitarie derivanti anche dalla sola esistenza di ordigni nucleari”.

Tra gli 80 Stati che ad oggi hanno aderito alla “Iniziativa Umanitaria” ci sono membri dell’Unione Europea (Irlanda, Austria, Cipro, Danimarca, Lussemburgo, Malta), membri della Nato (Danimarca, Islanda, Lussemburgo, Norvegia) e anche altri paesi europei (Svizzera, Liechtenstein, Serbia, Bosnia Erzegovina) oltre alla Santa Sede che è Osservatore Permanente all'Onu. Ed è di pochi giorni fa la notizia che anche il Giappone, che gode dell'ombrello protettivo nucleare statunitense, ha annunciato che espliciterà la propria adesione nel corso di questa settimana, durante il Primo Comitato. “L’Italia, per la sua storia diplomatica, apporterebbe un notevole contributo al nuovo gruppo di Stati dell’Iniziativa Umanitaria” – afferma Rete Disarmo.

Per la presentazione di questo documento ufficiale, che ha già ricevuto il sostegno prima della propria diffusione di 103 Paesi del mondo, il consesso delle Nazioni Unite non è casuale, a riguardo: “Impedire che potesse avvenire una nuova catastrofe umanitaria dopo Hiroshima e Nagasaki è stato fin dall’inizio un impegno della neonata ONU: la prima risoluzione del gennaio 1946 esprimeva già tutta la preoccupazione della Comunità internazionale sull’uso delle armi nucleari” sottolinea Lisa Clark di Beati i costruttori di Pace e del direttivo internazionale dell’International Peace Bureau (Premio Nobel per la Pace 1910).

Dopo il pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia del 1996 (che ha giudicato illecito sia l'uso e che la minaccia dell’uso delle armi nucleari), gli Stati e le Organizzazioni non governative a favore di una Convenzione che ne proibisse la costruzione, il possesso e l’uso hanno cercato di promuovere vie alternative per uscire dallo stallo della Conferenza sul disarmo di Ginevra.

“Oggi – commenta Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo – la cosiddetta Iniziativa Umanitaria sembra offrire prospettive eccellenti per il superamento degli ostacoli che ancora impediscono all'umanità di decretare finalmente la messa al bando delle armi nucleari”.

 

Le bombe nucleari: una minaccia costante

“La permanenza di 19.000 testate nucleari ancora in possesso di nove paesi, ma concentrate al 90% negli arsenali statunitensi e russi, continua a rappresentare una minaccia per l’intera umanità, che non ha ancora trovato nei due grandi trattati (il Trattato di Non Proliferazione TNP e il Comprehensive Nuclear Test-Ban Treaty - CTBT), una risposta adeguata e risolutiva alla sfida atomica” – sottolinea Maurizio Simoncelli, Vicepresidente di Archivio Disarmo e partner della campagna internazionale ICAN. “Finché alcuni paesi continueranno ad avere tali armi, anche altri potranno aspirare ad averle e la potenziale proliferazione nucleare perdurerà a rendere più insicuro il nostro mondo”. Purtroppo alcuni segnali recenti dimostrano la volontà di alcune nazioni di continuare a voler scherzare con il fuoco atomico.

Ed è con questa considerazione in mente che la società civile italiana legata al tema del disarmo nucleare ha deciso di muoversi chiedendo ufficialmente anche al Governo italiano di esprimersi a favore dell’iniziativa neozelandese. Una posizione positiva verso l’Iniziativa Umanitaria purtroppo mai tenuta dal nostro paese negli ultimi anni.

Rete Disarmo e le organizzazioni che hanno cercato di rilanciare anche in Italia questa iniziativa, a sostegno delle azioni condivise con la mobilitazione internazionale ICAN, si aspettano ora una concreta risposta da parte delle nostre autorità governative. Ed è significativo come sia proprio stata la società civile a cercare una via alternativa per uscire dallo stallo della Conferenza sul disarmo di Ginevra. [GB]

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