Il parlamento sta rendendo più facile dichiarare guerra

Stampa

La Rete italiana per il disarmo, Rete della Pace e Sbilanciamoci! hanno diffuso un comunicato contro la proposta di riforma costituzionale che prevede che la sola Camera dei Deputati possa deliberare a maggioranza semplice lo “stato di guerra”. Il comunicato delle tre reti rilancia anche un appello di diversi personaggi della cultura a sostegno di un emendamento sulla questione presentato da un largo numero di Deputati afferenti all’intergruppo dei “Parlamentari per la Pace”.  Qui di seguito il comunicato diffuso dalle tre Reti e l’appello ai parlamentari.

Rete italiana per il disarmo, Rete della Pace e Sbilanciamoci!

Italia ripudia la guerra: non rendiamo più facile dichiararla

La riforma istituzionale al vaglio del Parlamento, in questo momento in discussione alla Camera dei Deputati, annovera tra i vari provvedimenti discendenti dalla modifica delle funzioni del Senato anche una riscrittura dell’articolo 78 della nostra Costituzione. Tale articolo afferma che "Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari" (Art. 78).  Una configurazione che era stata pensata dai padri costituenti come atto e passo grave che derogasse solo temporaneamente dal principio di ripudio della guerra sancito dall’articolo 11, articolo facente parte dei principi fondamentali della Carta. Il potere di attivare lo stato di guerra spettante al Parlamento si configura quindi come atto politico per eccellenza e presuppone un giudizio di necessità circa l’instaurazione del regime giuridico di eccezionalità.

La modifica in discussione attualmente prevede invece che tale dichiarazione di guerra sia in capo a un  solo ramo del Parlamento: una situazione che, combinata con la nuova legge elettorale che prevede un alto premio di maggioranza, configura la possibilità che un singolo partito – in minoranza nel Paese e nell’elettorato ma avente la maggioranza in Parlamento grazie alla legge elettorale - possa prendere tale decisione. Le associazioni delle nostre Reti per la pace e il disarmo esprimono perciò una chiara preoccupazione per questa possibilità e, soprattutto, per la leggerezza con cui si sta intervenendo su un tema alquanto delicato. Riteniamo pericoloso e poco responsabile che si intervenga sull’articolo 78 della Costituzione, che rappresenta come detto una deroga eccezionale a principi ben più fondanti delle nostre istituzioni repubblicane, solo come conseguenza automatica e quasi “tecnica” di una decisione sull’assetto parlamentare.

A nostro parere sarebbe invece opportuno aprire un dibattito più ampio sulla questione per trovare delle modifiche, ovviamente necessarie mutando la natura del Senato, più in linea con lo spirito e i contenuti voluti dalle madri e dei padri costituenti. Non riteniamo accettabile che, per fare un esempio, sia più semplice raggiungere la maggioranza utile a dichiarare guerra rispetto a quella necessaria per l’elezione del Presidente della Repubblica. Entrambi sono momenti dalla natura enormemente importante (oseremmo dire “grave”) nella vita politica del nostro Paese e non si comprende la disparità che ne risulterebbe nell’affrontarli.

Non è nostra intenzione sostenere che la modifica proposta dal Governo sia intesa ad avere più facile accesso ad una eventuale dichiarazione di guerra. Non crediamo che sia quello l’obiettivo, ma comunque sottolineiamo con preoccupazione una discussione che, su un tema così importante, ci appare quantomeno superficiale. 

Segnaliamo che alcune delle nostre realtà stanno rilanciando un Appello che intende sostenere un emendamento sulla questione presentato da un largo numero di Deputati afferenti all’intergruppo dei “Parlamentari per la Pace”. Una proposta emendativa che punta quantomeno ad innalzare il “quorum” di voti richiesto per una Dichiarazione di guerra. Questo sostegno di singole personalità ed associazioni ha solo lo scopo di indicare una possibile soluzione migliorativa del testo presentato dal Governo già sul tavolo nella discussione parlamentare. La nostra richiesta principale e, di fondo, rimane soprattutto quella di uno stralcio di qualsiasi provvedimento che preveda la modifica dell’articolo 78 della Costituzione e l’apertura di un ampio dibattito nell’opinione pubblica e nella politica sugli indirizzi fondamentali che la nostra Repubblica deve avere su una questione così decisiva e fondamentale per le sorti del nostro Paese come quella della scelta tra Pace e guerra.

Le nostre reti e le nostre organizzazioni sono ampiamente a disposizione per un confronto di questa natura.

Rete italiana per il disarmo, Rete della Pace e Sbilanciamoci!

 

APPELLO
 L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA: DECIDA IL PARLAMENTO, NON UN PARTITO

Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati concluderà l'esame in seconda lettura della riforma della seconda parte della Costituzione. 

La riforma prevede che la sola Camera dei Deputati possa deliberare (articolo 78 della Costituzione) lo “stato di guerra” a maggioranza semplice. Questa previsione – combinata con la futura legge elettorale maggioritaria – consegna al partito vincitore delle future elezioni politiche (anche se con una semplice maggioranza relativa) la responsabilità di una eventuale decisione così drammatica. 

Non è possibile che la scelta se l'Italia debba entrare in guerra o no sia affidata ad un unico partito politico, anche se vincitore delle elezioni. 

Per questo chiediamo alla Camera di sostenere l'emendamento (e tutti gli analoghi emendamenti) dei “parlamentari per la pace” a prime firme Carlo Galli, Giulio Marcon, Tatiana Basilio -e sottoscritto da oltre 160 deputati di PD, SEL, Movimento Cinque Stelle e Per l'Italia- che chiede che la dichiarazione dello “stato di guerra” debba avere la maggioranza di almeno 2/3 dei componenti della Camera dei Deputati.

L'articolo 11 della Costituzione dice: “L'Italia ripudia la guerra” e l'art. 78 prevede -evidentemente, solo per casi eccezionali e di difesa del paese- la possibilità di dichiarare lo “stato di guerra”.

Ma a deciderlo deve essere il Parlamento, non un partito. 

Don Vinicio Albanesi (Presidente della Comunità di Capodarco)
 Ascanio Celestini (Attore e scrittore)
 Don Luigi Ciotti (Fondatore di Libera)
 Gad Lerner (Giornalista)
 Mario Martone (Regista)
 Alice Rohrwacher (Regista)
 Padre Alex Zanotelli (Missionario comboniano)
 Don Armando Zappolini  (Presidente del CNCA)

Hanno sottoscritto l’appello: 

Francesca Chiavacci (Presidente Nazionale ARCI)
 Filippo Miraglia (Vicepresidente Nazionale ARCI)
 Luisa Morgantini (AssoPace Palestina e già vicepresidente Parlamento Europeo)
 Vittorio Cogliati Dezza (Presidente Legambiente)
 Grazia Naletto (Lunaria)
 don Renato Sacco (Coordinatore nazionale Pax Christi)
 don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di pace)
 Vittorio Bellavite (Coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa”)
 Guido Barbera (Presidente CIPSI)
 Amalia Navoni (Coordinamento Nord Sud del Mondo)
 Danilo Barbi (Segretario nazionale CGIL)
 Giordana Pallone (Responsabile riforme istituzionali CGIL)
 Gianni Alioti (Ufficio internazionale FIM-CISL)
 Stefano Maruca (Ufficio Internazionale FIOM-CGIL)
 Riccardo Laterza (Rete della Conoscenza)
 Danilo Lampis (Unione degli Studenti)
 Alberto Campailla (Link Coordinamento Universitario)
 Elisa Cesan (Portavoce nazionale Rete Primo Marzo)
 Piergiulio Biatta (Presidente dell'Osservatorio OPAL di Brescia)
 Riccardo Troisi (Reorient)
 Francesco Vignarca (Attivista del disarmo e delle spese militari)
 Raffaello Zordan (Nigrizia)
 Giorgio Beretta (Ricercatore sul commercio di armamenti)
 Sandra Cangemi (Giornalista)

Ultime su questo tema

Medici, operatori umanitari e giornalisti: intervista a Elisabeth Di Luca in rotta su Gaza

07 Ottobre 2025
Lo scorso 30 settembre è partita la Conscience della Freedom Flotilla Coalition, con a bordo un centinaio tra medici, operatori umanitari, giornalisti ed equipaggio: nelle pro...

Una protesta diffusa e intensa

06 Ottobre 2025
Mai si era vista, in Italia e forse nel mondo, una mobilitazione così ampia, diffusa e intensa come quella a cui assistiamo e partecipiamo in questi giorni per Gaza, (Comune-Info)

In Sudan gli sforzi diplomatici sono insufficienti

05 Ottobre 2025
Non è solo l’assenza di cibo a provocare morte. Il Darfur, ad inizio giugno, è stato colpito da un’epidemia di colera. (Sara Cechetti)

Stay Human: la musica che diventa rete, memoria e futuro.

04 Ottobre 2025
Stay Human: la musica che diventa rete, memoria e futuro. Per non dimenticare Vittorio Arrigoni. (Laura Tussi)

La maggioranza dei Paesi del mondo ora sostiene il Trattato di proibizione delle armi nucleari TPNW

03 Ottobre 2025
Gli Stati firmatari del TPNW sfidano la dottrina della deterrenza, considerandola una minaccia per tutti i Paesi e un ostacolo al disarmo nucleare, un obiettivo che gli stessi Stati dotati di...

Video

TG3: Marcia della Pace Perugia-Assisi 2007