Usa sotto processo per le atomiche ad Aviano

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Il prossimo 7 luglio, ci sarà la prima udienza dell'azione civile intentata da cinque pacifisti pordenonesi contro il governo USA, con la richiesta di rimozione delle 50 atomiche presenti nella base Usaf di Aviano. È una causa storica: per la prima volta, un giudice viene chiamato a decidere sulla legittimità della presenza di atomiche sul territorio italiano.

Quelle atomiche sono lì in flagrante violazione del trattato di non proliferazione (NPT), con il quale gli stati nucleari si sono impegnati a non trasferire ad altri, sia direttamente che indirettamente, la proprietà o il controllo delle loro atomiche, mentre al tempo stesso gli stati non nucleari si impegnavano specularmente a non cercare in alcun modo di acquisire il controllo o la proprietà di armi nucleari.

Ora, delle due l'una: o tali atomiche sono sotto il completo e totale controllo USA, ed in tal caso verrebbe violata la nostra sovranità nazionale, senza che siano rispettati i requisiti di reciprocità stabiliti dall'art. 11 della nostra Costituzione; oppure (come peraltro pubblicamente sostenuto da tutti i governi finora succedutisi), lo status di quelle atomiche è legato al concetto di "nuclear sharing", ossia alla politica di "condivisione nucleare" in ambito Nato, e quindi l'Italia ha, sia pure indirettamente e parzialmente, il controllo di quelle armi, in violazione dell'NPT.

In entrambi i casi, quelle atomiche lì non ci devono stare. Ma sappiamo bene che non sarà facile riuscire a concretizzare questo sillogismo ineccepibile. Per ottenere un simile risultato, sarà indispensabile far avanzare in parallelo l'azione legale, la mobilitazione politica, la crescita della consapevolezza popolare.

Per questo, domenica 28 maggio, a Pordenone, si costituirà formalmente il comitato "Via le Bombe", con l'obiettivo di intervenire in causa a fianco dei proponenti ed in rappresentanza di tutti gli aderenti. L'intenzione è quella di trasformare questa azione legale in una specie di "class action", con centinaia, migliaia, e - perché no - milioni di persone che chiedono il rispetto della legalità internzionale, che esigono di essere trattati come cittadini e non come ostaggio o bersaglio delle partite a Risiko planetario tra i signori della guerra.

Un alto numero di adesioni al comitato potrebbero avere un effetto dirompente, non solo sul piano dell'azione legale, ma anche su quello della rappresentanza politica. Testimoniando un coinvolgimento diretto di tante persone, sarebbe senz'altro molto più efficace di una qualsiasi raccolta firme, sondaggio o petizione e potrebbe contribuire in maniera
decisiva a spostare gli equilibri politici all'interno della maggioranza, che ben sappiamo sarà assai titubante su questi temi, tra le posizioni chiaramente pacifiste di alcune forze politiche e quelle chissà perché considerate più realiste e moderate di altri.

Potrebbe essere la spinta necessaria a convincere il futuro governo italiano verso una posizione favorevole allo smantellamento delle atomiche ed una simile posizione potrebbe poi essere determinante nel modificare gli equilibri europei al prossimo vertice della Nato, quando - a novembre - si ridiscuteranno le strategie dell'Alleanza Atlantica.

La raccolta di adesioni per il comitato "Via le Bombe" ha secondo me tutte le caratteristiche per poter diventare un'azione significativa: ha il pregio di essere alla portata di tutti, di non richiedere grandi sforzi organizzativi, di essere facilmente autogestibile, decentralizzabile e riproducibile, di essere concreta ed efficace, se appena decidiamo di crederci.

C'è già una scheda di adesione disponibile (potete scaricarla dal sito www.vialebombe.org): chiunque può compilarla, oppure duplicarla e farla circolare fra amici e conoscenti, nelle sedi di partito, nelle associazioni, nelle parrocchie...

Così come, quattro anni fa, un manipolo di ragazzi si mise in testa di far sventolare la bandiera della pace da ogni balcone e nel giro di qualche mese pochi fiocchi divennero valanga, così anche oggi tanti piccoli gesti, ciascuno il segno di un impegno personale e collettivo, possono innescare una reazione a catena di proporzioni inimmaginabili. Tocca a noi scegliere, cos'è che vogliamo veder deflagrare: un'esplosione di pace o gli arsenali nucleari.

di Tiziano Tissino, Beati Costruttori di Pace

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