Usa: rinunciano all'immunità, pesano le torture di Abu Ghraib

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Gli Stati Uniti hanno ritirato una proposta di risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in cui si chiedeva l'estensione dell'immunità dalla giurisdizione della Corte Penale Internazionale (Cpi) per i propri soldati impegnati all'estero e per i funzionari civili. L'incaricato statunitense James Cunnigham ha ammesso che non c'era il consenso necessario tra i membri del massimo organo esecutivo dell'Onu per portare avanti la richiesta.

È opinione diffusa che il fallimento della proposta americana sia dovuto al grave scandalo delle torture inflitte dai soldati statunitensi ai prigionieri iracheni. Il segretario nelle Nazioni Unite Kofi Annan, proprio alla luce di quanto accaduto nella prigione di Abu Ghraib, ha approvato la decisione degli Usa di ritirare la proposta di risoluzione che avrebbe dovuto prolungare di altri 12 mesi l'immunità goduta dai peacekeeper statunitensi da eventuali azioni della procura del Cpi, per statuto incaricata di perseguire crimini di guerra e contro l'umanità.

Gli Stati Uniti non aderiscono al Cpi, avevano inoltre ottenuto per due anni consecutivi l'esenzione dalla giurisdizione del Tribunale internazionale. Dall'entrata in vigore del Cpi a marzo dello scorso anno, Washington ha comunque contratto numerosi accordi bilaterali, soprattutto con governi soggetti ai suoi aiuti economici, che escludono la possibilità di portare davanti al Tribunale internazionale i suoi peacekeeper e funzionari civili, che resterebbero soggetti unicamente alla giustizia americana.

Intanto continua lo stillicidio di vite in Iraq: ieri una mina è saltata al passaggio di un convoglio di truppe statunitensi a Baghdad nei pressi dell'ospedale Kindi; la deflagrazione ha risparmiato i soldati ma ha investito in pieno un taxi che passava in quel momento con a bordo un uomo, una donna e un bambino, tutti morti; ferito anche un terzo civile.

Un'ulteriore minaccia alla già difficile pacificazione e stabilizzazione dell'Iraq è giunta oggi da una dichiarazione del capo di al Qaida nel Paese, Abu Musad al Zarqawi, che in una registrazione diffusa da un sito internet islamista promette la morte del nuovo premier iracheno sciita Iyad Allawi. Secondo gli accordi internazionali, il premier dovrebbe prendere la guida del Paese tra una settimana, con le dimissioni dell'amministrazione di occupazione. Zarqawi ha definito Allawi "sorgente di tutti i traditori" prospettandogli la fine patita da Ezzedine Salim, presidente di turno del "Consiglio di Governo dell'Iraq", e il cui vero nome era Abdul Zahra Othman Muhammad , ucciso in un attentato il 17 maggio scorso.

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