Sudan: HRW, governo colpevole di violenze in Darfur

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"I leader sudanesi sono responsabili dei massacri compiuti nel Darfur e per questo vanno deferiti alla Corte penale internazionale dell'Aja" - afferma un recente rapporto di Human Right Watch che chiede che siano imposte sanzioni contro Khartoum. L'organizzazione per i diritti umani denuncia "una regia" del governo dietro gli attacchi contro la popolazione civile in atto da due anni e chiede espressamente che il presidente del Sudan Omar El Bashir e altri leader siano investigati per crimini contro l'umanità.

Il rapporto è stato reso noto alla vigilia della riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dove oggi si terrà la relazione del procuratore della Corte penale internazionale sulle atrocità commesse nella regione occidentale del Sudan. Oltre all'accusa verso il governo di aver sostenuto attraverso raid aerei le offensive delle milizie Janjaweed contro la popolazione del Darfur, il rapporto denuncia che gli attacchi "sono stati accompagnati da una politica che ha garantito l'impunità per i responsabili dei crimini". "Funzionari del governo, incluso il presidente Omar El Bashir" - si legge ancora nel rapporto di Hrw -"devono essere ritenuti responsabili per la campagna di pulizia etnica nel Darfur".

Il ministro degli Esteri sudanese ha respinto il rapporto definendolo "inappropriato", mentre altre autorità di Khartoum hanno contestato che Hrw abbia potuto condurre interviste in territorio sudanese, visto che non avrebbe personale nel paese. Il rapporto potrebbe comunque essere utilizzato dalla Corte Penale Internazionale per le sue indagini: il procuratore Luis Moreno Ocampo, al momento in Argentina, non si è ancora recato in Sudan a raccogliere prove concrete. Ma soprattutto il potrebbe avere ripercussioni non positive sulle trattative di Abuja, in Nigeria, dove i gruppi ribelli del Darfur stanno tentando di definire con il governo un accordo di pace, fa capire il governo di Khartoum

Intanto ieri il ministro della Giustizia di Khartoum, Mohammed Ali al-Mardi, ha affermato che "gli inquirenti della Corte penale internazionale (Cpi) non hanno alcuna giurisdizione all'interno del Sudan o in merito a cittadini sudanesi e che non possono investigare nulla in Darfur" - riporta l'agenzia Misna. I magistrati della Corte stanno già indagando sui crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, la regione occidentale sudanese teatro dal febbraio 2003 di scontri e violenze: l'apertura dell'inchiesta era stata richiesta nei mesi scorsi dall'Onu. Oggi il procuratore capo della Cpi, Luis Moreno Ocampo ha fatto sapere che vi sono indicazioni di omicidi, violenze sessuali e altre atrocità, per le quali è già stato individuato un numero di "sospetti episodi criminali su cui compiere una piena indagine". La Cpi - il primo tribunale 'mondiale' che ha giurisdizione per i crimini di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità - ha fatto sapere di aver incontrato qualche difficoltà nel raggiungere in Sudan i testimoni degli eventi inseriti nelle indagini, anche se avrebbe già preparato una lista di circa un centinaio di possibili collaboratori tutti residenti all'estero.

Nei giorni scorsi nuovi attacchi e un'escalation di violenza ha colpito il Darfur. Anche le organizzazioni umanitarie presenti nelle zone interessate dal conflitto confermano che è in corso una recrudescenza degli scontri nel Sudan occidentale. Mike McDonagh, responsabile dell'Ufficio Affari Umanitari delle Nazioni Unite nel Paese, ai microfoni di IRIN si è detto preoccupato per il peggioramento della situazione. Qualcosa sembra si muova tra i tavoli diplomatici intorno ai quali da qualche mese ad Abuja, capitale della Nigeria, si riuniscono le delegazioni delle parti in causa per trovare una soluzione al conflitto. "Per la prima volte i due maggiori gruppi ribelli del Sudanese Liberation Movement/Army (SLM-A) e del Justice and Equality Movement (JEM) si sono presentati con una linea comune di trattativa" - riporta Warnews. Tra le principali rivendicazioni avanzate dal portavoce congiunto Ahmed Hussein c'è la richiesta di poter ottenere una vicepresidenza nel governo federale, ma soprattutto la proposta di rivedere i confini degli stati che compongono il Darfur per comprendere al loro interno i centri di Karal al-Thoum, Al-A'Troon e Wa'hat al-Sharafi.
I due movimenti ribelli Slm/a (acronimo inglese per Esercito di liberazione sudanese) e Jem (acronimo inglese per Movimento per la giustizia e l'eguaglianza) stanno cercando una posizione comune sulla quale avviare un confronto con Khartoum. [GB]

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