Sierra Leone: processo a leader RUF e traffico di diamanti

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Il 40% dei diamanti che escono dalla Sierra Leone passa per le vie del traffico illecito - riporta Ipsnews. Una drastica riduzione rispetto agli anni del conflitto, ma non sufficiente a rassicurare i promotori del "Kimberly Process Certification Scheme" che impone la certificazione dei preziosi per mettere al bando diamanti provienti da zone di guerra. Secondo i dati ufficiali cira 40 milioni di dollari di diamanti sono stati esportati dalla Sierra Leone nel primo quadrimestre del 2004 e si pensa che per la fine dell'anno saranno il valore complessivo dei prziosi esportati dovrebbe raggiungere la cifra di 100 milioni di dollari, superando di gran lunga i 76 milioni dello scorso anno.

Ma John Karimu, Commissario generale dell'Autorità nazionale dei Proventi, pur sottolineando che il Governo ha drasticamente ridotto il commercio illegale di diamanti, nota "non c'è spazio per autocompiacersi, perchè dalle agenzie di intelligence si apprende che tutt'oggi il 40% dei diamanti che escono dalla Sierra Leone passa per le vie del traffico illecito". Sebbene la sorveglianza all'aeroporto internazionale sia stata intensificata, i contrabbandieri riescono a far passare i preziosi attaverso i confini orientali del Paese. Inoltre, gli ufficiali governativi preposti al controllo delle attività minerarie sono spesso inesperti, malpagati e facili prede da corrompere - sottolinea Aiah Fomba, un giovane attivista del distretto diamantifero di Kono ad est di Freetown. Per favorire il commercio legale, il governo ha abbassato le imposte sul commercio dei prezioni dal 15 al 3%, una misura che sta dando i suoi frutti.

Si è aperto intanto in Sierra Leone il primo processo contro gli ex-ribelli del Ruf (Fronte unito rivoluzionario) accusati di numerosi crimini durante il decennale conflitto 1991-2001. Nei giorni scorsi sono comparsi per la prima volta davanti al Tribunale speciale per i crimini di guerra in Sierra Leone, Issa Sesay, ultimo capo militare del movimento armato, Augustine Gbao, incaricato della sicurezza interna, e Morris Kallon, uno dei principali capi sul campo, tre esponenti di primo piano del Ruf: sono accusati di omicidi, violenze sessuali, rapimenti e altre violazioni dei diritti umani.

Il Tribunale speciale per i crimini di guerra in Sierra Leone è composto da otto giudici nominati dal governo di Freetown e altrettanti dalle Nazioni Unite. Il processo iniziato l'altroieri segue quello avviato nei giorni scorsi contro alcuni dirigenti dello schieramento pro-governativo "Forze della difesa civile" (Cdf), un gruppo di miliziani che affiancò l'esercito regolare sierraleonese. Voluto dall'Onu, il Tribunale Speciale è oggetto di critiche soprattutto per non essere stato in grado di arrestare il principale mandante del decennale conflitto sierraleonese, l'ex presidente liberiano Charles Taylor accusato di 17 reati connessi a crimini di guerra. L'ex presidente è attualmente in "esilio" in Nigeria, dove conduce una vita lussuosa.

Sono comunque alte le speranze della società civile sierraleonese verso il Tribunale. "Abbiamo fiducia nella istituzioni internazionali e pensiamo che sarà un tribunale imparziale, capace di guardare in profondità anche le cause e gli attori di ciò che è successo" - ha commentato alla Misna, monsignor Giorgio Biguzzi, il vescovo saveriano di Makeni da anni impegnato sul fronte della pace e della riconciliazione nel Paese africano. Circa il processo, mons. Biguzzi ha voluto sottolineare che "è un passo ulteriore sulla via non solo della riconciliazione, ma anche del risanamento della società, un passo per riscoprire verità e assicurare giustizia".

Nonostante le procedure del Kimberly Process, i "diamanti insanguinati" possono ancora essere venduti nei negozi occidentali, documenta un recente rapporto di Global Witness. [GB]

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