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#PrivatoNOGRAZIE - Torna l’attenzione sul ddl concorrenza
Conflitti
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Foto: Unsplash.com
#PrivatoNOGRAZIE! è una campagna promossa da Unimondo a partire dal “decreto concorrenza” votato a Roma dal Consiglio dei Ministri nel novembre del 2021. Il tema riguarda l’Italia ma quello delle privatizzazioni non è un tema secondario in nessuna parte del pianeta. Come sito “fratello” che appoggia la Campagna di Unimondo anche l'Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo pubblicherà alcuni articoli che indagano il fenomeno in diversi luoghi del Mondo.
“Impantanato”, qualcuno sostiene. “In profondo esame”, replicano altri. In un caso o nell’altro il disegno di legge “concorrenza”, approvato dal Consiglio dei ministri il 4 novembre scorso, non è ancora stato convertito in legge dal parlamento e solo recentemente è stato sottoposto all’esame della Commissione industria del Senato. La ragione sta sicuramente nelle urgenze degli ultimi mesi, con l’approvazione della Legge di Bilancio prima e l’elezione del Presidente della Repubblica poi. In ogni modo, forse anche per ricordare l’importanza e l’urgenza di tale normativa per il governo, la sua approvazione incontra l’ennesimo sprono del Presidente del Consiglio Mario Draghi, raccolto dalle agenzie di stampa, affinché essa avvenga entro il mese di marzo.
Intervistato per Unimondo, l’avvocato Michele Carpagnano, docente di Diritto dell’Unione Europea e della Concorrenza all’Università degli studi di Trento, spiega l’iter di approvazione del ddl ricordando che è stata l’Autorità Antitrust a suggerire nel marzo 2021 l’adozione di proposte di riforma concorrenziale: la trasmissione di tali disposizioni al Parlamento costituisce una competenza dell’Agenzia ai fini dell’elaborazione della legge annuale per il mercato e la concorrenza. Erano però 7 anni (dal 2014) che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato non dava indicazioni in tal senso, a dispetto della norma dell’ordinamento che prevede un adeguamento annuale dell’Italia alle leggi del mercato, così da rendere il Paese più competitivo (art. 47 della legge n. 99 del 23 luglio 2009).
Non è solo l’Antitrust a volere questo pacchetto di riforme nella direzione della garanzia del diritto di concorrenza. Senza dubbio l’adozione del cosiddetto PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) ha fatto da acceleratore di questa riforma, peraltro già suggerita al governo Berlusconi nel 2011 da un Mario Draghi allora governatore della Banca d’Italia. La ratio è semplice da spiegare, afferma Carpagnano: “Le teorie macroeconomiche indicano che maggiore concorrenza porta maggiori benefici ai consumatori, alle imprese e una migliore allocazione delle risorse”. Se dunque l’Unione Europea ha chiesto per il maxi-prestito erogato il recupero della produttività e una ripresa della crescita del sistema economico, è ovvio che la Legge sulla concorrenza costituisca una riforma “abilitante” della gestione dei fondi del PNRR, sulla base di una condivisione di indirizzi tra governo italiano e Commissione Europea, che peraltro avrebbe già dovuto essere approvata nell’estate 2021.
Cosa prevedrebbe la norma? Essa “interviene a rimuovere ostacoli regolatori all’apertura dei mercati, a promuovere lo sviluppo della concorrenza e a garantire la tutela dei consumatori, anche in applicazione dei princìpi del diritto dell’UE in materia di libera circolazione, concorrenza e apertura dei mercati, nonché alle politiche europee in materia di concorrenza”. In poche parole, il ddl definisce il mercato come via prioritaria per l’affidamento di gestione di servizi pubblici locali. Un cambio di paradigma che chiede agli enti locali che si discostano da questa strada di giustificare le ragioni della propria scelta: sarà poi l’Antitrust a valutare la legittimità politica ed economica della decisione presa. La mancata presenza sul mercato risulta dunque un’anomalia da giustificare periodicamente: un’indicazione che appare un nonsenso per il servizio pubblico in quanto tale. Inoltre il ddl incentiva la creazione delle cosiddette “multiutility”, ossia società multiservizi (quotate anche in Borsa), atte a gestire uno o più servizi pubblici chiave, come acqua, rifiuti, gas, elettricità, trasporti, telecomunicazioni.
Contrari alla legge sono chiaramente le associazioni di categoria tra cui quelle su concessioni balnearie, licenze dei taxi, municipalizzate del trasporto locale. Ma è proprio questo incentivo statale alla privatizzazione di servizi fondamentali per i cittadini a far storcere la bocca a parte dei movimenti della società civile che promettono battaglia, in primis dal Forum Italiano movimenti per l’acqua che sta guidando una mobilitazione generale contro l’approvazione della legge, specialmente a distanza di 11 anni dal referendum popolare che sancì la volontà di ben 27 milioni di cittadini di lasciare un bene primario quale l’acqua sotto il controllo statale contro la sua possibile privatizzazione. La forte preoccupazione che un indebolimento del sistema pubblico di gestione dei servizi e dei beni primari possa portare a nuove disuguaglianze, anziché a una maggiore efficienza nella sua erogazione, è condivisa anche dalla redazione di Unimondo, che chiede con forza che sia data priorità all’efficienza dei servizi e alla garanzia della tutela dei diritti dei cittadini, piuttosto che a processi di liberazione e a interessi di mercato. Lo sguardo va ad esempio all’azienda municipalizzata Acea di Roma, cui non è affatto imputabile un miglioramento del servizio per i cittadini della capitale, quanto piuttosto un raddoppio delle bollette e un aumento della dispersione dell’acqua potabile pari al 38% della rete.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.