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La natura sotto attacco
Conflitti
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Foto: Zdeněk Macháček su Unsplash.com
Che la morte, in tutte le specie, sia la conclusione del ciclo vitale di ogni creatura sul pianeta, è dato noto a tutti. Che la morte naturale, per vecchiaia, sia la più accettabile ai nostri cuori, anche. E questa è probabilmente una delle ragioni per cui la scomparsa dell’esemplare maschio di lince (B132) storica presenza nell’areale della Val di Ledro – Alto Garda, pur significando un impoverimento notevole per la biodiversità di quel territorio, è molto meno impattante a livello emotivo della sorte toccata invece a un altro esemplare, che aveva trovato nei boschi austriaci il suo territorio.
B132 avrebbe, se fosse in vita, 16 anni di età, quindi è lecito supporre che il fatto che non siano pervenute segnalazioni della sua presenza negli ultimi due anni ne sancisca la morte. L’esemplare era presente in Trentino dal 2008, arrivato spontaneamente dalla Svizzera e unico accertato sulle Alpi centrali dotato di GPS. Alpi dove, pochi giorni fa, sorte peggiore è toccata a un'altra lince, questa volta una femmina, uccisa deliberatamente da un bracconiere.
Sofia era il nome dato a uno dei 5 esemplari rilasciati nell’ambito del progetto ULyCA (Urgent Lynx Conservation Action), importante iniziativa transfrontaliera collegata al LIFE Lynx e sostenuta dall’Unione Europea. Uno degli obiettivi principali del progetto è quello di creare un nucleo di linci nelle Alpi sud-orientali per facilitare l’espansione della popolazione dinarica verso nord e la connessione con altri nuclei nelle Alpi. Nel 2021 sono state rilasciate 5 linci di provenienza rumena e slovacca nelle Alpi Giulie slovene e nel 2022 è stato possibile riattivare il progetto per rinforzare questo nucleo locale. Altri 5 individui sono stati rilasciati lo scorso marzo.
L’uccisione di Sofia – avvenuta all’età di 6 anni per causa di un proiettile e confermata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie in collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Udine e il supporto dell’Istituto Entomologico dell’Università di Padova – è, come ha dichiarato Isabella Pratesi, Direttrice Conservazione del WWF Italia, un drammatico attacco all’azione di ricostruzione degli ecosistemi, fondamentale per il nostro futuro sul Pianeta. La sua uccisione con un colpo di proiettile è un vero e proprio crimine di natura: “Non è stato solo ucciso in maniera barbara e crudele un animale protetto, ma qualcuno ha deliberatamente voluto cancellare un simbolo della natura selvaggia i cui equilibri garantiscono anche la nostra sopravvivenza”.
Se il progetto di reintroduzione della lince (Lynx lynx) sulle Alpi orientali – la lince è il mammifero più raro del panorama faunistico nazionale che si sta cercando di salvare dall’estinzione – vuole rappresentare un primo importante passo verso un atteggiamento diverso della comunità umana verso la natura, che favorisca la ricostruzione di habitat persi, degradati o distrutti, la morte per mano dell’uomo di Sofia non solo ha privato quell’ecosistema di un importante attore, ma ha anche vanificato un investimento (anche economico) che coinvolge molti soggetti a livello internazionale. Quello che mette in luce è che, nonostante l’urgenza dei tempi, siamo ancora riluttanti a farcene una ragione: gli enormi sforzi ecologici di questo progetto – come di altri legati alla conservazione dei grandi carnivori – sono indispensabili, punto. Che poi ci sia ancora molta strada da percorrere in termini di cultura della coesistenza, questa è una delle questioni imprescindibili da affrontare, che non deve però assolutamente incidere su un dato di fatto. Non esistono altre strade se non la convivenza. La comunità umana non può avere un futuro sul Pianeta senza effettive azioni di ricostruzione degli ecosistemi e degli equilibri naturali che tutelino – senza confini – anche la fauna selvatica, perché da queste azioni (e presenze) dipendono anche le nostre vite.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.