La guerra svela i propri orrori

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Foto: Unsplash.com

A Mariupol è il sindaco a lanciare l’allarme: tra i civili – dice – i morti potrebbero essere 20mila. Stima pesante, non confermata per ora da dati ufficiali. Ma che siano i civili, ancora una volta, la carne da macello di questa assurda guerra è indiscutibile.

La città, assediata da settimane, ormai pare sul punto di arrendersi. In settimana almeno mille militari ucraini che tentavano uno sfondamento si sarebbero arresi: fra loro 162 ufficiali e 47 donne soldato. Sarebbero gli effettivi della 36ma Brigata marina. La notizia non è stata confermata dal ministero della Difesa ucraino e, anzi, secondo alcune fonti la brigata sarebbe riuscita a ricongiungersi al reggimento Azov. 

Comunque sia, per i civili di Mariupol – come nelle altre città ucraine - la situazione peggiora di ora in ora. Al rischio delle bombe, si aggiunge ormai evidente il pericolo di non avere più cibo, assistenza medica. La Turchia ha messo a disposizione navi per l’evacuazione, ma le parti stentano a rispondere. Putin, questo appare certo, non molla la presa.

Un’ostinazione che trova la spiegazione migliore nelle parole dette in settimana dal presidente francese, Emanuele Macron. “Putin – ha spiegato – ha bisogno di una vittoria militare per se stesso”. Il leader del Cremlino non vuole apparire come un perdente, anche se la sua macchina militare è stata di fatto frenata dagli Ucraini e l’obiettivo di una vittoria lampo è di fatto fallito. Quasi a certificare questo fallimento, nei giorni scorsi con un'operazione segreta, l'intelligence ucraina ha arrestato Viktor Medvedchuck, deputato dell'opposizione filorussa 'Piattaforma di opposizione per la vita'. Era l’uomo – dicono gli osservatori – che avrebbe dovuto sostituire Zelensky alla presidenza per compiacere i piani del Cremlino.

A dispetto di tutto, anche dell’evidente difficoltà della macchina militare russa, l’operazione speciale, come si ostina a chiamarla Putin, che ha vietato l’uso del termine guerra - prosegue avanzando nel Donbass. Là sembra essersi diretto un maxi-convoglio militare dalla regione russa di Rostov, mobilitato insieme alle truppe di rinforzo per sferrare l'attacco definitivo. Intanto, i civili fuggono, lasciano la regione e scappano verso ovest.

E mentre questo accade, la guerra svela i propri orrori, come ogni guerra del Mondo. La procura generale ucraina denuncia almeno 5.800 episodi di sospetti crimini di guerra. Il presidente Biden ha aggiunto un carico, parlando esplicitamente di genocidio da parte di Putin. “Ne ho parlato in questi termini – ha spiegato a chi gli chiedeva le ragioni di tanta durezza - perché è sempre più chiaro che Putin sta cercando di cancellare l'idea di essere ucraini. Lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale – ha concluso - ma di sicuro è quello che sembra a me”.

In questo clima, i negoziati – che pur proseguono – sembrano essersi infilati in una strada senza uscita. La colpa, per Putin, è degli ucraini, che continuano a non accettare le condizioni poste da Mosca. Per questa ragione, ha spiegato, la Russia continuerà la guerra sino alla conquista dell’intero Donbass e alla messa in sicurezza della popolazione di lingua russa. “Non c’era altra scelta che attaccare l'Ucraina”, ha sostenuto Putin, che sulla questione dei crimini di guerra respinge tutte le accuse.

Kiev, da parte sua, nega di aver posto ostacoli alle trattative, anche se ammette che si tratta di negoziati “estremamente difficili, soprattutto in questa atmosfera emotiva”.

E sull’emotività punta il presidente Zelensky, che continua a chiedere all’Europa e agli Stati Uniti armi, per resistere all’invasione. Chiede anche maggiore fermezza sulla questione sanzioni. Parlando al Parlamento lituano, ha spiegato che se “si discute seriamente del petrolio russo solo per il sesto pacchetto di sanzioni, il Mondo non si rende conto a quale guerra si sta preparando Mosca. Se non c'è ancora una definizione chiara sul gas russo, allora non ci può essere certezza che l'Europa abbia una volontà comune per fermare i crimini militari russi, per costringere la Russia alla pace. Occorre compiere ogni sforzo – ha continuato - per garantire che la risposta dell'Europa all'aggressione russa sia veramente forte e veramente consolidata. Chi non ci aiuta, si assume la responsabilità dei morti ucraini”

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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